sabato 4 ottobre 2025

Condivisione, non competizione

 



Mentre passeggiavo a Marzamemi mi ha profondamente colpito una scritta che diceva: «Non mi piace la competizione, preferisco la condivisione». In quanto insegnante, non ho mai sopportato l’idea della competizione così radicata nei nostri sistemi scolastici.
Ogni allievo è unico e merita di essere accompagnato nella scoperta dei propri talenti, senza la spada di Damocle che incombe sulle loro teste a causa di una competizione spesso inutile e deleteria. Alexander Neill, fondatore della scuola di Summerhill, ci ricorda che «l’istruzione deve adattarsi al ragazzo, non il ragazzo all’istruzione». In questo senso, la libertà di crescere rispettando i propri tempi e inclinazioni è molto più preziosa di qualsiasi confronto basato sul rendimento.
Anche Daniel Goleman sottolinea l’importanza di un approccio che vada oltre il quoziente intellettivo, valorizzando le competenze emotive e relazionali. Come sostiene nei suoi studi sull’intelligenza emotiva, «non è il più intelligente a raggiungere i risultati migliori, ma chi sa gestire le proprie emozioni e relazioni». La condivisione, l’empatia e la cooperazione diventano allora strumenti fondamentali per la crescita personale e collettiva.
Ecco perché credo che la scuola debba orientarsi non a creare competitori, ma persone consapevoli, capaci di collaborare e di esprimere al meglio la propria unicità. E in questo percorso il nostro ruolo di insegnanti è decisivo: non siamo semplici trasmettitori di nozioni, ma facilitatori di crescita, guide che accompagnano con rispetto e passione ogni allievo nel suo cammino, perché ognuno possa sentirsi valorizzato per ciò che è e non per quanto riesca a superare gli altri. In fondo, insegnare significa divertirsi nel trasmettere il sapere, senza ridurlo a un elenco di nozioni seriose. Lo ricorda bene Alessandro Barbero: «Quando racconto ritorno un bambino che giocava con i soldatini». Ed è proprio questa dimensione ludica che la scuola dovrebbe recuperare, se vuole davvero essere uno spazio di condivisione e non di competizione.

©️ Cristian A. Porcino Ferrara

giovedì 2 ottobre 2025

Spalle al muro: il peso nascosto della demenza

 


La demenza senile è una malattia che non isola mai una sola persona: è una frattura silenziosa che attraversa le famiglie, un lento dissolversi che porta via chi si ammala e chi lo accompagna. Colpisce la memoria, i pensieri, l’identità stessa: noi siamo i nostri ricordi, e quando vacillano diventiamo lenti frammenti di noi stessi, fino a sembrare corpi presenti ma anime assenti.
Ho conosciuto questa realtà nel dolore di vedere mio padre scomparire giorno dopo giorno, divorato dalla malattia, fino a scoprirmi non più soltanto figlio, ma padre di mio padre. La sua fragilità ha cambiato il volto della mia vita, insegnandomi che si cresce anche così: quando il tempo non si misura più solo nei propri giorni, ma nell’intensità con cui si vive accanto a chi ti ha messo al mondo.
Eppure, troppo spesso, la società e le istituzioni trattano tutto questo con superficialità. Nei pronto soccorso i sintomi vengono minimizzati, l’ascolto è distratto, e la storia di un essere umano si riduce a una diagnosi. Renato Zero, in Spalle al muro, canta: “Vecchio, diranno che sei vecchio, con tutta quella forza che c’è in te. Vecchio, sì
con quello che hai da dire
Ma vali quattro lire, dovresti già morire
tempo non c'è ne più
Non te ne danno più...".
Parole che descrivono bene lo stigma che accompagna chi invecchia: come se la malattia potesse cancellare dignità e vita.
La psicologa Dawn Brooker ci ricorda che la cura deve essere centrata sulla persona, non solo sulla diagnosi. Dietro ogni sguardo smarrito resta sempre una storia che chiede rispetto. Anche Teepa Snow ci invita a cambiare prospettiva: la persona con demenza non ci “dà un problema”, ma “vive un problema”.
Il dolore di chi assiste è silenzioso ma profondo: stress, isolamento, rinunce lavorative, logoramento interiore. Spesso si sacrifica tempo, opportunità, etc. Dietro ogni malato c’è un essere umano da custodire, e dietro ogni persona che si prende cura di un familiare affetto da demenza c’è un cuore che resiste, pur con le spalle al muro.
Forse il compito più grande che abbiamo come società è non dimenticarlo. La dignità non deve mai essere un lusso, ma un diritto che dura fino all’ultimo respiro.

©️ Cristian A. Porcino Ferrara

martedì 30 settembre 2025

Come si riconosce l'ignoranza

 




Sabato scorso, in Rai, è andata in onda una scena vergognosa: nel 2025 c’è ancora chi si chiede “come si riconosce un gay?”.

Per rispondere, soliti cliché stantii e stereotipi ridicoli, vecchi come il cucco.

La verità è semplice: non si riconosce un gay, perché non c’è nulla da riconoscere. Una persona gay è identica a una persona etero, così come un intelligente non si distingue da uno stupido guardandolo in faccia.

Cara Muccitelli, questo non è intrattenimento. È solo un modo per alimentare ignoranza e discriminazione in un Paese che avrebbe bisogno di rispetto, non di siparietti da barzelletta.

©️ Cristian A. Porcino Ferrara

domenica 28 settembre 2025

"111 luoghi di Catania che devi proprio scoprire" di Florinda Giannino e Marco Lo Curzio



( "111 luoghi di Catania che devi proprio scoprire"
di Florinda Giannino e Marco Lo Curzio, Emons: Edizioni, pp.236, € 16.95).

Un viaggio sorprendente nel cuore di Catania, tra luoghi poco conosciuti, storie affascinanti e dettagli che spesso sfuggono anche a chi ci vive. In quanto catanese, ho apprezzato profondamente questo percorso attraverso la storia e le tradizioni della mia città, raccontate con passione e grande cura.

Catania è una città dal carattere unico, forgiata dalla forza dell’Etna e intrisa di arte, musica e letteratura. È la terra di Giovanni Verga, Vincenzo Bellini, Franco Battiato, Carmen Consoli, Emilio Greco, Goliarda Sapienza e di tanti altri che hanno saputo tradurre in arte il suo spirito intenso e contraddittorio. Questo libro ne cattura l’essenza, invitando a guardarla con occhi nuovi – o forse, semplicemente, con più attenzione. Particolarmente apprezzabile la parte visiva: fotografie ben curate dei monumenti descritti che arricchiscono ogni tappa, rendendo il racconto non solo narrativo ma anche visivo. Aiutano a visualizzare, ad immergersi, a riscoprire. Una lettura assolutamente consigliata a chi ama Catania e a chi vuole davvero conoscerla.
©️ Cristian A. Porcino Ferrara

sabato 27 settembre 2025

Riconosci il tuo Altrove

 


Sulle tracce dell’altrove di Cristian A. Porcino Ferrara è un saggio breve ma potente, che fonde introspezione, memoria e cultura in un viaggio verso ciò che ci definisce e, spesso, ci sfugge. Con un linguaggio evocativo e una fitta rete di riferimenti – da Battiato a Platone, da Shepard a Pasolini – l’autore indaga temi universali come la bellezza, l’identità, la spiritualità e la diversità, parlando direttamente al lettore contemporaneo.

Perfetto per chi ama riflettere, per chi cerca nella parola scritta una bussola etica ed estetica, il libro si posiziona come una lettura colta ma accessibile, capace di unire empatia e pensiero critico. Un invito a riconoscere il proprio “altrove” - non come fuga, ma come verità.
Il libro è in vendita su Amazon

sabato 20 settembre 2025

Il Potere Incolore: quando un leader religioso sceglie il silenzio

 


C’è qualcosa di inquietante nel potere quando si presenta in punta di piedi. Quando governa, decide, indirizza… ma senza mai veramente esporsi. È il caso dell’attuale pontefice della chiesa cattolica, Leone XIV: un uomo potente, rispettato, indubbiamente influente. Ma anche, inevitabilmente, incolore.

Lo si ascolta parlare, ma raramente dire. I suoi discorsi scorrono come acqua liscia su una superficie di vetro: puliti, levigati, privi di attrito. Mai un’espressione fuori posto, mai un’affermazione che rischi di dividere, turbare o infiammare. Il suo stile è quello della neutralità assoluta – e forse anche dell’opacità.

Non è che manchino i temi su cui prendere posizione. Il mondo è attraversato da fratture profonde: crisi climatiche, guerre, disuguaglianze crescenti, conflitti etici. In molti guardano a lui aspettandosi una parola chiara, una direzione, un coraggio. Ma le risposte sono spesso fumose, ambigue, incapsulate in una prudenza che rasenta l’inazione.

Il confronto con il predecessore diventa inevitabile. Papa Francesco era un uomo dai modi meno raffinati, a volte irruenti, certo. Ma vero. Esposto. A tratti persino scomodo. Le sue dichiarazioni erano oggetto di critiche, satire, interpretazioni forzate… ma mai di indifferenza. Perché dietro ogni sua parola si sentiva la volontà di esserci, anche nel rischio, anche nell’errore.

Ora invece regna una calma sospetta. Nessuno scandalo, nessuna gaffe, nessun titolo controverso. Ma anche nessuna scossa. Si respira una leadership prudente fino all’afonia, incapace di scuotere le coscienze o di infiammare un dibattito. Un governo del silenzio, che tiene in ordine tutto ma non accende nulla.

E allora viene da chiedersi: è questo ciò che serve oggi? Un’autorità che si limita a evitare il conflitto, o un uomo che, pur sbagliando, si espone, si compromette, si fa carico del peso del proprio tempo?
Forse, oggi più che mai, abbiamo bisogno di voci imperfette ma vere. Non di eco impeccabili.

©️ Cristian A. Porcino Ferrara 

sabato 6 settembre 2025

Buon compleanno Re di Girgenti

 



Caro Andrea,

oggi avissi fattu cent’anni. Cento! E io mi trovo cca, cu 'sta gratitudini ca non si po’ diri tutta cu li paroli.

La tò parola, la tò manera di cuntari, è sempri stata pi mia comu un vantu, un segnu distintivu. Pirchì a verità, Andrea, nuiatri siciliani ‘u sapemu bonu chi voli diri nasciri ‘n un’isula. Non è cosa pi tutti.

U filòsufu Manlio Sgalambro, unu ca mancu iddu si girava i paroli 'n bocca, dissi ca ‘u distino d’un’isula è scrittu d’intra, ‘nta na sustanza esoterica. Comu a diri: o la capisci, o ti scanta. E tu, Andrea, a capisti, e a facisti parrari e sentiri.

La Sicilia, riceva Sgalambro, esisti sulu comu fenominu estèticu. Comu a diri: è vera sulu quannu l’arte la fa pariri tali. Sulu quannu l’occhiu d’un artista, d’un scritturi, d’un pueta, d'un musicista la scodda e la spogghia di tutti li veli, allura sì, ca diventa reali.

E tu, cu li tò cunti, cu Montalbano e tutta ‘a cumpagnia bedda ca ti sei purtatu appressu, ci hai datu ‘stu miraculu. A tò terra, a nostra terra, la fici parrari. L’hai fatta canusciri, apprezzari, amare.


Oggi genti veni di ogni banna: francisi, tideschi, amiricani, cinisi, tutti a caminari ‘nta Vigàta — ca mancu esisti, ma oramai è più vera di tante cità. Vènnunu pi vidiri ‘u munnu tò, e pi sentiri ‘u profumu di 'sta Sicilia tò e nostra.
Quantu mi manca a tu vuci. 
Tu, che non ti facivi manco scalfìri, che cu na taliata sola avevi già capito tutto... E quannu virevi certi ominicchi, certi viddani ca scoccia n'to culu e in giacca e cravatta e u petto gonfio e 'u cervello vacanti, che si cridevano 'u Padreterno e invece manco a scrìviri sapivunu, ti veniva voglia di spiattellaricci nfacci tuttu 'u schifu loro. E lo facivi, senza mancu scusarti. N'arripuddutu 
n'funnu è come a cetti puccidduzzi. U sannu tutti ca u poccu ca cravatta sempre poccu è!
Ti semu debbitori, Andrea.
Pi tuttu chiddu ca scrivisti, pi comu ‘u scrivisti.
E pi comu, puru quannu non c’eri chiù, arristasti cu nuiatri.

Grazzie, e bon compleannu, re di Girgenti.

©️ Cristian A. Porcino Ferrara


lunedì 1 settembre 2025

Queer Art

Queer art è un termine che si riferisce alla produzione artistica che esplora temi legati all’identità di genere, alla sessualità e alla resistenza alle norme eteronormative. Il concetto si è sviluppato in parallelo con l’attivismo LGBTQ+, ma ha radici che risalgono anche più indietro nel tempo. La nostra esistenza risale alla notte dei tempi e ancora oggi si tenta in ogni modo di oscurarla. Fortunatamente dagli abissi della Storia la Verità emerge con forza. Il (m)Adamo in bella mostra ci svela che non per tutti esiste una Vittoria Colonna da sbandierare come compagna, amante o moglie.



Forse l'artista voleva dirci proprio questo cancellando nella sua opera i  tratti fisici machisti e stereotipati che caratterizzano solitamente il primo uomo. Nel tempo, infatti, il concetto di queer art si è ampliato, includendo rappresentazioni non binarie, trans, intersezionali e post-coloniali. Oggi non è solo una categoria tematica, ma anche un approccio critico che mette in discussione norme, gerarchie e canoni tradizionali dell’arte.



A seguire una piccola carrellata di alcune opere di queer art inconsapevole (o forse no) e manufatti artistici o murales disseminati per l'Italia e in luoghi di culto impensabili e ben frequentati dai bigotti di matrice religiosa. In fondo i bigotti religiosi si somigliano un po' tutti. Inutile specificare! Adesso chi glielo spiega che nella cosiddetta casa di Dio ci siam sempre stati e che non occorrono perdonanze o altre sciocchezze per esistere? 

 ©️ Cristian A. Porcino Ferrara

                                           
























mercoledì 18 giugno 2025

Studenti e competenze alfabetiche

 




Negli ultimi anni, i dati relativi alla comprensione del testo tra gli studenti italiani hanno evidenziato una situazione preoccupante: una percentuale significativa di giovani (più del 50%) fatica a decodificare e interpretare correttamente un testo scritto, anche nei suoi aspetti più basilari. Questo fenomeno non è solo un segnale di allarme per la scuola, ma anche per l'intera società. La capacità di comprendere un testo è infatti alla base della cittadinanza attiva, della partecipazione democratica e della possibilità di orientarsi nel mondo. In quanto docente riscontro quotidianamente questo disorientamento linguistico non solo negli allievi ma più in generale in persone adulte già scolarizzate. Secondo l'Ocse un italiano su tre non comprende un concetto di solo due frasi. 

In questo contesto, risulta ancora più paradossale la tendenza, ancora molto diffusa, all'uso di un linguaggio eccessivamente tecnico, burocratico e spesso oscuro nei decreti, nelle circolari, nei documenti ufficiali e perfino nei quesiti referendari. Questi testi, che dovrebbero essere strumenti di comunicazione e chiarezza, si trasformano invece in barriere, accessibili solo a pochi. Si crea così un doppio scollamento: tra scuola e società, e tra cittadini e istituzioni. Scriveva Luciano De Crescenzo: "Il linguaggio specializzato paga, rende importanti e aumenta il potere di chi lo usa. Oggi non esiste gruppo, associazione o confraternita che non abbia il suo linguaggio tecnico. Il malvezzo non ha limiti". 

È dunque urgente promuovere, da un lato, un’educazione linguistica più efficace e inclusiva, capace di far crescere nei ragazzi la padronanza critica della lingua; dall’altro, una vera 'semplificazione' del linguaggio istituzionale, che non vuole dire impoverimento o mortificazione linguistica ma chiarezza, accessibilità e rispetto per il diritto di tutti alla comprensione.


©️ Cristian A. Porcino Ferrara 



lunedì 16 giugno 2025

Un libro per smuovere i pregiudizi



Porcino Ferrara è un docente nel pieno della sua esperienza, e utilizza l'arte comunicativa come strumento educativo, capace di smuovere pregiudizi e far riflettere in ambito scolastico.

Lo stile è schietto, autentico, a tratti struggente, e non ha timore di “sfondare i muri della vergogna e del pregiudizio”. Manca forse un filo narrativo unico, ma ciò contribuisce a rendere l’opera un mosaico intenso di voci, esperienze ed emozioni. Proprio per questo Sulle tracce dell’altrove è un libro consigliato a docenti e studenti perché offre uno sguardo profondo e coinvolgente sul senso della conoscenza e del viaggio interiore. È particolarmente utile a scuola perché invita a guardare oltre l’immediatezza, promuove il dialogo e incoraggia sia insegnanti che ragazzi a riscoprire il valore dell’educazione come percorso verso l’altrove, inteso come crescita personale e apertura al mondo.

Il libro è in vendita su Amazon

domenica 25 maggio 2025

Noi siamo gli altri


 

Il libro Sulle tracce dell'altrove di Cristian A. Porcino Ferrara, pubblicato nel 2023, è un'opera che intreccia autobiografia, filosofia, critica sociale e riflessione culturale. Con una prosa intensa e personale, l'autore esplora temi profondi come l'identità, l'alterità, l'omofobia, la violenza di genere e il potere educativo dell'arte. 

Porcino Ferrara affronta le responsabilità della religione nel reprimere l'espressione dell'identità personale, citando figure come Origene, Montaigne, Paolo di Tarso, papa Wojtyla e papa Ratzinger. Analizza come la religione possa influenzare negativamente l'adolescenza, privando i giovani dei momenti cruciali dei primi amori e infatuazioni.  

Inoltre l'autore rende omaggio a personalità che hanno segnato la sua formazione, come Franco Battiato e il filosofo Manlio Sgalambro, con cui ha avuto un rapporto di stima reciproca.  Attraverso l'analisi di canzoni e film, come L'Attimo Fuggente, Chiamami col tuo nome, e brani di artisti come Barbra Streisand, Raffaella Carrà, Elton John, Calum Scott, Jimmy Somerville e Judy Garland, Porcino Ferrara riflette sull'impatto culturale e personale di queste opere.  

Peraltro il libro affronta anche il tema della violenza di genere, ricordando figure femminili come Artemisia Gentileschi, Rosa Parks, Eunice Newton Foote e Ruth Bader Ginsburg.  Inoltre, rende tributo a vittime dell'omofobia come Matthew Shepard e Bayard Rustin, evidenziando le ingiustizie subite a causa della loro identità sessuale. 

Una delle caratteristiche distintive del libro è la sua capacità di fondere esperienze personali con riferimenti culturali e filosofici, creando un dialogo tra l'autore e il lettore. Porcino Ferrara utilizza la sua esperienza di insegnante e filosofo per offrire una riflessione profonda sull'importanza dell'empatia, del rispetto e dell'accettazione dell'altro. 

Il libro è stato presentato in diverse occasioni, come durante la rassegna "Culturalmente Malnate", dove l'autore ha discusso i temi trattati insieme a scrittori, psicologi e il pubblico presente.  

Con 102 pagine, Sulle tracce dell'altrove è un'opera intensa che invita alla riflessione e al confronto, offrendo uno sguardo lucido e personale su tematiche attuali e universali.


(V. G)


Il libro è in vendita su  Amazon

lunedì 19 maggio 2025

Leone XIV e la concezione di famiglia

 



Papa Leone XIV durante l'udienza al Corpo diplomatico presente in Vaticano ha detto che è responsabilità di chi governa investire sulla famiglia "fondata sull'unione stabile tra uomo e donna, 'società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società'". Quest'ultima è una citazione della Rerum Novarum del suo illustre predecessore Leone XIII. Evidentemente la concezione di famiglia di Robert Francis Prevost è identica alla concezione ampiamente diffusa nel 1891 (anno della pubblicazione dell'enciclica citata). Ora nessuno si aspetta da un pontefice una totale apertura alle unioni non tradizionali ma certamente nemmeno un ritorno al passato che è totalmente anacronistico e fuori dal tempo. È evidente che per Prevost noi non esistiamo e non possiamo costruire famiglie e a questo punto sorge un dubbio. Ieri ha affermato: "Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia". 

Come possiamo definirci membri di un'unica famiglia se al suo interno esiste chi ti ritiene invisibile e ti nega il diritto alla felicità?

Come ha ricordato la sociologa Chiara Saraceno a Left (19/12/2014) la famiglia naturale non esiste perché:

"La famiglia è una costruzione sociale, legale e normativa. Sono le norme che definiscono quali rapporti di sesso o di generazione sono familiari oppure no. E se noi guardiamo la famiglia da un punto di vista antropologico e storico, scopriamo che il modo in cui questo processo normativo è avvenuto è variato molto nel tempo e nello spazio".

Non abbiamo quindi certamente bisogno dell'approvazione più o meno benevola di un rappresentante religioso per esistere ed essere legittimati né tantomeno di carità selettiva.

Fortunatamente a bilanciare certe dichiarazioni è intervenuto il nostro caro e amato Presidente della Repubblica che ha compreso il dolore che si cela dietro l'indifferenza e la discriminazione. In occasione della giornata contro l'omofobia Sergio Mattarella ha detto: "Il tema della Giornata odierna - il potere delle comunità - richiama al valore del vivere insieme, con rispetto. Una comunità inclusiva sa di dover proteggere le differenze per costruire una società più giusta e più coesa, ampliando così la libertà di tutti".

Senza uguaglianza non c'è libertà.

© Cristian A. Porcino Ferrara

lunedì 21 aprile 2025

La scomparsa di Papa Francesco, testimone di Umanità



In molti lo avete attaccato in ogni occasione per ogni suo gesto di apertura verso gli altri. Lo avete denigrato, chiamato usurpatore, antipapa, sinistrorso, massone e preso in giro per le sue encicliche sociali. Da non credente l'ho sempre rispettato e criticato senza fargli sconti ma con la consapevolezza che il suo pontificato è riuscito a portare il sorriso e la pacificazione dopo anni di ratzingerismo opprimente che ha fatto male a molti di noi (in)visibili. Non sempre è riuscito in questa ardua impresa ma lo sforzo, rispetto ai predecessori, c'è stato. Eravamo e resteremo su molte questioni agli antipodi ma riconosco il merito delle sue azioni in favore di una inclusività maggiore per tutti dentro la Chiesa. Francesco ha mostrato il volto umano del Vangelo mostrandosi come uomo anziché come Capo supremo del cattolicesimo. Mi auguro che il suo esempio non verrà archiviato dal suo successore e che l'attenzione verso gli ultimi continuerà ad essere una prerogativa del prossimo pontefice. La Chiesa deve aprirsi a tutti e la strada che Bergoglio ha aperto deve continuare ad essere percorsa.

© Cristian A. Porcino Ferrara

sabato 5 aprile 2025

Violenza giovanile e Media

 




Negli ultimi tempi, la violenza giovanile è diventato un tema molto sentito per genitori, educatori e per tutta la comunità. Diverse ricerche hanno evidenziato un incremento dei comportamenti aggressivi nei ragazzi, e in molti si interrogano sulle possibili cause di questo fenomeno. Un aspetto da considerare attentamente è l'influenza dei media, in particolare delle serie tv. Queste ultime, spesso caratterizzate da trame coinvolgenti e personaggi affascinanti, possono avere un impatto notevole sulla percezione e l'accettazione della violenza. La visione giornaliera di programmi che raffigurano atti violenti come usuali o persino auspicabili può concorrere a desensibilizzare i ragazzi, e a raffigurare  la violenza come una soluzione valida per risolvere contrasti o frustrazioni. Inoltre, molte serie tv tendono a idealizzare comportamenti aggressivi, presentando protagonisti appartenenti a clan malavitosi o eversivi sotto una luce positiva. Questo potrebbe dar vita a un modello comportamentale che la Generazione Z potrebbe replicare, considerando la violenza un metodo efficace per risolvere le difficoltà. 



È fondamentale sottolineare che non tutte le serie tv hanno lo stesso impatto. Alcuni programmi affrontano la violenza in modo critico, mostrando le conseguenze negative delle azioni violente e promuovendo messaggi di empatia e risoluzione pacifica dei conflitti. Tuttavia, l'abbondanza di contenuti violenti nei media può rendere difficile la distinzione tra finzione e realtà. Come insegnante, osservo quotidianamente questa problematica. Gli studenti sono spesso nervosi e pronti a litigare in classe. Anche una semplice osservazione può diventare il  pretesto per scatenare in loro un conflitto. Questa rabbia trattenuta è un segnale di vulnerabilità emotiva e se non trova immediatamente sfogo, può dar vita a dei gesti disperati. Spesso noi adulti non riusciamo a capire i loro silenzi, e di conseguenza i più giovani si rifugiano in un mondo alternativo. (…) La piramide dei valori, con cui siamo cresciuti, si è ribaltata. Soldi e potere vanno ottenuti immediatamente, insieme alla notorietà sui social. Non importa il metodo. L'essenziale è mostrare, non essere! [...]  Bisogna anche promuovere e incentivare valide soluzioni e iniziative che favoriscano la collaborazione e il rispetto reciproco. In conclusione, la diffusione della violenza tra i giovani è un fenomeno complesso che richiede un approccio completo e multi generazionale. Le serie tv possono influenzare le percezioni e i comportamenti, ma con una guida appropriata e una comunicazione aperta, è possibile attenuare i loro effetti negativi e favorire una cultura meno conflittuale e più solidale.


© Cristian A. Porcino Ferrara

sabato 29 marzo 2025

Disarmiamo la stupidità e il pregiudizio!

 



Michela Murgia ha detto: «State attenti a come vi chiamano. State attenti alle parole che vi affibbiano perché ciascuna delle parole con cui ci definiscono, come donne, come omosessuali, come grassi, come magri, come alti, come bassi ... ogni volta che vi danno un'etichetta, una parola addosso, stanno dicendo in che rapporto di potere si sentono con voi». Murgia ha scritto spesso sul potere delle parole e sul loro significato più profondo. Per lei, le parole non sono solo strumenti di comunicazione, ma portatrici di emozioni, identità e relazioni. D'altra parte, Papa Francesco ha parlato recentemente del concetto di "disarmare le parole", suggerendo che le parole dovrebbero essere usate per promuovere la pace e la comprensione, anziché per alimentare conflitti o divisioni. Nel mio libro Sulle tracce dell'altrove ho riflettuto proprio sull'impatto nefasto delle parole nella nostra quotidianità. Dietro ogni termine o etichetta che attribuiamo agli altri c'è il dolore invisibile di chi subisce senza potersi difendere da un odio radicato anche nel linguaggio. Quindi se non conosci il mio vissuto, il mio dolore non ti consento di etichettarmi e di intrappolarmi in alcun modo in tuo costrutto mentale. Dall'ignoranza si può guarire ma dalla stupidità no!

Sulle tracce dell'altrove è in vendita su Amazon

domenica 16 marzo 2025

Comunicazione linguistica e dialetto



Esiste un legame molto stretto tra comunicazione linguistica e dialetto. I dialetti rappresentano forme di comunicazione che riflettono la cultura, la storia e l'identità di una comunità. In queste settimane ho lavorato in classe proprio su questa tematica attraverso lo studio di alcuni brani di scrittori siciliani come Verga, Martoglio, Camilleri etc., e proposto anche l'ascolto di canzoni come  A finestra di Carmen Consoli o Stranizza d'amuri di Franco Battiato. Inoltre ho utilizzato per l'occasione il numero 3608 di Topolino che contiene una storia in catanese. Questo ha risvegliato nelle mie allieve un notevole  entusiasmo. 

Lo studio del dialetto a scuola è considerato importante da molti esperti perché contribuisce a preservare l'identità culturale e linguistica degli studenti. Aiuta anche a sviluppare competenze linguistiche più ampie, poiché il dialetto può facilitare l'apprendimento della lingua nazionale. Inoltre, il dialetto può essere un mezzo per trasmettere tradizioni e valori locali. Tra gli studiosi a favore dello studio del dialetto ci sono linguisti e pedagogisti che sostengono l'importanza della diversità linguistica. Ad esempio Tullio De Mauro ha affermato: "Il dialetto è una lingua viva, che esprime la cultura e le tradizioni di un popolo". Graziella Favaro evidenzia come: "Il dialetto non è solo un modo di parlare, ma un modo di essere e di relazionarsi con gli altri." 

Spesso si riscontrano reticenze nello studio del dialetto a scuola perché lo si considera non un sistema linguistico ma una corruzione dell'italiano. Sì guarda al dialetto con supponenza e approccio snobistico. Lombardo Radice sottolineava la sua importanza nella formazione educativa dei discenti. Egli credeva che il dialetto fosse un elemento fondamentale per l'identità culturale e per la trasmissione di valori e conoscenze. Utilizzare il dialetto nell'educazione può quindi aiutare a rafforzare il legame con le proprie radici. I dialetti non sono solo varianti linguistiche, ma strumenti fondamentali per la comunicazione e l'espressione dell'identità di un gruppo di persone.


 © Cristian A. Porcino Ferrara

venerdì 14 marzo 2025

"Sulle tracce dell'altrove" e il cambiamento positivo



Sulle tracce dell'altrove di Cristian A. Porcino Ferrara  affronta temi mai così attuali e  inevitabili come l'omofobia, i diritti negati e la violenza di genere. Le sue pagine ripercorrono vite e testimonianze, sviscerando ingiustizie e  discriminazioni più o meno esplicite, guidandoci nell' immedesimazione in esperienze taciute o diluite nelle semplificazioni di massa di una società polarizzata nei conflitti e dai ritmi frenetici. Attraverso una narrazione coinvolgente, l'autore chiama a percepire e riflettere sugli effetti di piccole e grandi violenze e sull'importanza di riconoscere e difendere i diritti di tutti, indipendentemente dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere. È un'opera che non solo informa, ma cerca anche di sensibilizzare e promuovere un cambiamento positivo.


Il libro è in vendita su Amazon

martedì 28 gennaio 2025

Il potere dell'accettazione

 


Sulle tracce dell'altrove di Cristian A. Porcino Ferrara affronta temi di grande attualità, come la letteratura, i diritti civili, la religione e l'omofobia. Il Prof. Porcino esplora come la letteratura possa fungere da potente strumento per riflettere sull'identità, la diversità (un termine che l'autore non apprezza) e la lotta per i diritti delle minoranze, in particolare nel contesto della comunità LGBTQ+. Attraverso la sua analisi, l’autore invita i lettori a mettere in discussione le norme sociali e a considerare l'importanza dell'accettazione e del rispetto per tutte le persone, a prescindere dal loro orientamento sessuale. Inoltre, il libro esamina anche il ruolo della religione nel plasmare gli atteggiamenti verso l’omosessualità, un argomento spesso delicato e controverso. Le parole di Magnus Hirschfeld, a distanza di anni, risuonano ancor più forti tra queste pagine “Verrà presto il giorno in cui la scienza prevarrà sull’errore, la giustizia sull’ingiustizia, l’amore umano sull’odio e sull’ignoranza”.

Porcino Ferrara cerca di avviare un dialogo su come le credenze religiose possano influenzare la percezione dei diritti umani e della dignità di ogni individuo. In sintesi, Sulle tracce dell'altrove è un'opera arricchente che unisce la critica letteraria a una profonda analisi sociale, promuovendo una maggiore comprensione ed empatia verso le esperienze di chi spesso viene emarginato. 


(Aidi75)


Il libro è disponibile su Amazon

domenica 26 gennaio 2025

Ricordare per non dimenticare

 


In occasione della giornata della memoria ho portato in classe la voce preziosa della senatrice Liliana Segre. Attraverso la lettura di alcuni brani si è riflettuto sul senso storico del ricordo. Se continuiamo ancora oggi ad alimentare odio verso i nostri simili e ad appiccicare altri triangoli per marchiare, discriminare e allontanare chi stupidamente ci appare altro da noi non ha più alcun senso celebrare questa giornata. La morte di circa 17 milioni di ebrei, omosessuali, zingari, oppositori al regime nei campi di sterminio nazisti non può essere liquidata dall'indifferenza di un ricordo di facciata. Il ricordo deve essere un faro acceso nel buio per non ripiombare nelle tenebre del male. Ricordarli è doveroso perché come diceva Mario Rigoni Stern: "La memoria è necessaria, dobbiamo ricordare perché le cose che si dimenticano possono ritornare".

Tutto può ripetersi e questa volta non ci saranno alibi per nessuno di noi. Nessuno potrà dire "Io non sapevo. Io non capivo". Certi segnali allarmanti si profilano già all'orizzonte e sottovalutarli è un errore che la Storia non ci perdonerà.  

Come ha ricordato Liliana Segre: "L'indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l'apatia morale di chi si volta dall'altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo.


© Cristian A. Porcino Ferrara

lunedì 20 gennaio 2025

Il declino della verità e il trionfo del verosimile



Assistiamo quotidianamente a un declino della verità e al trionfo del verosimile. Tutto è negoziabile anche la tanto declamata verità. Crollano le certezze e si sdoganano le offese. Il corpo scompare per far spazio a un simulacro virtuale che non contiene nulla ma fotografa solamente il presente e quindi lo priva del suo futuro. Come ricorda il cardinale Thomas Lawrence protagonista del film Il conclave: «C'è un peccato che sono arrivato a temere più di ogni altro: la certezza. Se ci fosse solo la certezza e nessun dubbio, non ci sarebbero misteri. E quindi nessun bisogno di fede».

La fede cieca purtroppo non porta mai nulla di buono. Sempre più persone affidano i loro destini a politici che propongono modelli autoritari. L'idea dell'uomo forte al comando è ritornata tristemente alla ribalta. Coalizzati per odiare e per annientare le minoranze in nome di un suprematismo ideologico nocivo e inesistente. Parafrasando Umberto Eco siamo immersi in una lotta continua tra nemici immaginari ed eterni rivali. Questa attrazione per la democratura mi spaventa immensamente. Concordo con Michela Murgia quando sosteneva: «Vi aspettate che il fascismo bussi a casa con la camicia nera? Non è così. Il nostro è un Paese che non ha fatto i conti con il fascismo, non c'è stata una presa di coscienza. È mancato quel processo che ti dice 'io che parte ho avuto?».

La colpa non è dei politici che propongono certe idee e certi sistemi comunicativi ma di chi li vota. Come scrive Aldo Busi: «Forse la politica elaborata dall’alto non può che essere la mascherina della sindrome della mafia che sale dal basso, della mafia di massa di una intera etnia che disgraziata di natura e segnata per sempre e, visto chi devono governare, i politici andrebbero assolti sempre e i loro elettori e sostenitori giustiziati all’istante».

Non possiamo sempre assolverci e deresponsabilizzarci. Certi individui esistono perché noi li abbiamo voluti e creati. Questo continuo rigurgito di odio e risentimento ci sta letteralmente conducendo verso il baratro. Disabituiamoci al male e alla violenza.

L'altro giorno in aula docenti si parlava di fede e religione e io ho detto che dobbiamo riscoprire e incrementare l'umanità che è in noi. Non serve una religione qualunque per colmare le nostre miserie ma un progetto futuro di cooperazione umanizzante. A tal proposito mi risuona in mente la frase del regista Paolo Sorrentino: “Non ti disunire”. Non dobbiamo disunirci, mai!

Il progetto non è affatto semplice ma di vitale importanza per la sopravvivenza della nostra specie.

«Viviamo un tempo in cui tutto sembra comprimersi ed esaurirsi sull'istante del presente. In cui la tecnologia pretende, talvolta, di monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza. La cultura, al contrario, è rivolgersi a un orizzonte ampio, ribellarsi a ogni compressione del nostro umanesimo, quello che ha reso grande la nostra civiltà» (Sergio Mattarella).


© Cristian A. Porcino Ferrara

lunedì 13 gennaio 2025

Arte e Comunicazione in Oliviero Toscani

 


(ARS Istruzione Misterbianco) Da anni dedico diverse lezioni alla comunicazione visiva di Oliviero Toscani attraverso un'analisi semiotica delle sue campagne pubblicitarie audaci e provocatorie. Il suo stile dissacrante, eretico e rivoluzionario ha introdotto un nuovo modo di concepire la pubblicità. Ha mostrato la bellezza della diversità enfatizzando l'unità tra le diverse culture. Ha veicolato messaggi di inclusione scuotendo le coscienze dei soliti perbenisti. Toscani ha sovvertito le regole del marketing pubblicitario e ha dimostrato che l'impegno sociale non è disgiunto dalle avide regole del mercato.

© Cristian A. Porcino Ferrara


venerdì 10 gennaio 2025

L’Amore rimosso. Arte e omosessualità

 



La Storia dell'arte non è purtroppo immune a riscritture postume. 

Riscontro un destino quasi comune nelle biografie di due dei suoi più importanti esponenti: Michelangelo Merisi detto il Caravaggio e Michelangelo Buonarroti. Intorno a Caravaggio sono state create diverse sceneggiature di film e fiction quasi tutte improntate a sottolineare l'eterosessualità del Merisi. Sono stato sempre dell'avviso che se si vuole raccontare la vita di un artista non bisogna omettere la sua vita privata ma la censura scatta solo e soltanto quando si tratta di artisti omosessuali. 



Si tenta di scovare tracce inesistenti di cosiddetta "normalità" per sgomberare il campo dall'idea di ammirare, celebrare e studiare un genio "non normale". Nel 2025 certa stupida umanità organizza e classifica ancora il mondo e gli homo sapiens con concetti inutili e fuorvianti. 



Provate a guardare alcuni film su Caravaggio e noterete lo stesso livellamento eterosessualista. Unica eccezione il capolavoro cinematografico di Derek Jarman che ovviamente i più sconoscono perché fin troppo esplicito sull'argomento.



Questa censura ovviamente accade in tutti i campi dell'arte e di questo ho scritto anche nel mio libro Sulle tracce dell'altrove

(...)

Perfino nelle mostre troviamo didascalie farlocche che ci dipingono l'artista tormentato per delle donzelle di cui l'illustre soggetto si era perdutamente innamorato. Della vita sessuale o sentimentale di Merisi ben poco sappiamo ma allora perché non tacere del tutto anziché ritrarlo come il solito tombeur de femmes? Per tollerare la sua attrazione verso gli uomini lo si deve necessariamente ritrarlo come bisessuale. 

Questo è il compromesso a ribasso per renderlo più accettabile agli occhi dei più. 



In quanto insegnante mi domando se siamo certi di voler censurare e trasmettere contenuti distorti ai nostri discenti solo per compiacere perbenisti stupidi e omofobi che della verità e del Sapere se ne infischiano bellamente.



Pensiamo a Michelangelo Buonarroti che amò Tommaso de' Cavalieri e a cui dedicò alcuni versi a sfondo erotico. Per molti storici risulta difficile immaginare un genio dell'arte mondiale cimentarsi in opere poetiche e pittoriche ispirate e dedicate ad un uomo. L'omosessualità, ovviamente, non è contemplata. In linea con il diktat voluto dai nostalgici del ventennio bisogna raccontare dell'amore michelangiolesco per Vittoria Colonna mai esistito.



Per lui si invocano prove che a parere di alcuni non ci sono ma che ovviamente servono solo per certificare la sua non omosessualità e non la sua presunta eterosessualità. Per quella non servono prove perché data per scontata. Michelangelo era amico di Vittoria e con lei condivideva un'affinità elettiva che non sfociava di certo nell'erotismo né tantomeno nel sentimento amoroso. 



Il simbolismo michelangiolesco è evidente. Se sì guardano con attenzione le sue opere scorgiamo che quasi ogni donna dipinta o scolpita ha i tratti maschili e non quelli tipicamente femminili. Questo non ha nulla a che vedere con le stupidaggini che tentano di etichettare Michelangelo come machista e maschilista. (...) 



Senza scomodare Freud che lo analizzò e studiò a fondo è più che evidente che il genio fiorentino per tutta la vita ricercò tracce maschili in ogni cosa da lui raffigurata. (...) 

Si cerca di rimuovere infatti che Buonarroti si formò presso Marsilio Ficino, filosofo omosessuale, e che ebbe diversi relazioni con uomini da lui stesso citati: Gherardo Perini, Giovanni da Pistoia, Pietro Urbano, Antonio Mini, Luigi Pulci jr, Benedetto Varchi, Giovannangelo detto "il Montorsoli", Febo dal Poggio, Cecchino Bracci, Francesco Amadori detto l'Urbinate. 

[...]

Ma questa sorte o mistificazione tocca ancora oggi anche a Giacomo Leopardi. Dopo la recente fiction Rai che ha riaperto il dibattito sull'orientamento sentimentale del poeta di Recanati è bastata la dichiarazione del regista Sergio Rubini per smorzare l'entusiasmo.



Quest'ultimo ha dichiarato a Tvblog.it: "Non penso che Leopardi fosse omosessuale. Amava profondamente le donne: c’è agli atti il fatto che avesse molta difficoltà ad esprimere i suoi sentimenti verso Fanny e faceva delle ‘prove’ usando Ranieri. L’ho fatto anche io da giovane. Non abbiamo voluto raccontare nessuna deviazione, ma un’amicizia profonda che sfocia sì in un bacio, ma è il bacio che è Leopardi vorrebbe fare a Fanny”.


L'opera d'arte non ha genere o orientamenti sessuali ma gli artisti e le artiste  sì. Purtroppo a noi si chiede sempre una prova tangibile dei nostri sentimenti quasi a doverci scusare della nostra esistenza.



Un Leopardi omosessuale, secondo l'opinione di qualcuno, lo renderebbe meno ammirabile scolasticamente o forse impegnato in una fantomatica teoria gender per indottrinare i nostri allievi. Meglio continuare con la commedia ad uso e consumo dei conservatori. Se tutt’oggi ci spaventa o crea imbarazzo affrontare in classe il racconto dell'Amore tra Achille e Patroclo figuriamoci la storia tra Leopardi e Ranieri. L’11 dicembre 1832 Giacomo Leopardi scriveva così all’ “amico”: «Ranieri mio, tu non mi abbandonerai per' mai, n' ti raffredderai nel'amarmi. Io non voglio che tu ti sacrifichi per me, anzi desidero ardentemente che tu provvegga prima 'ogni cosa al tuo benessere: ma qualunque partito tu pigli, tu disporrai le cose in modo, che noi viviamo 'uno per 'altro, o almeno io per te; sola ed ultima mia speranza. Addio, anima mia. Ti stringo al mio cuore, che in ogni evento possibile e non possibile, sar' eternamente tuo».

In conclusione vi consiglio di soffermarvi su queste frasi senza aggiungere null’altro se non un’altra frase del Nostro: “Il mondo ride sempre di quelle cose che, se non ridesse, sarebbe costretto ad ammirare; e biasima sempre, come la volpe, quelle che invidia”.


©️ Cristian A. Porcino Ferrara