lunedì 20 ottobre 2025

Quando la gente non capisce, fabbrica scaffali!


 

Pier Paolo Pasolini diceva: “Quando la gente non capisce, fabbrica scaffali.
E in effetti, aveva ragione.
Capire è un esercizio faticoso. Richiede ascolto, empatia, tempo — e soprattutto la disponibilità a mettere in discussione sé stessi.
Giudicare, invece, è un gesto istintivo, quasi consolatorio: non richiede alcuna fatica e, sui social, “rende” anche di più.
Viviamo in un’epoca in cui l’opinione è diventata moneta di scambio e il pensiero critico un lusso per pochi. Si reagisce, si etichetta, si scomunica: tutto in nome di un’inconsapevole ansia di appartenenza.
Vai a spiegare, allora, ai professionisti del nulla — i de-pensanti di mestiere — che il “Gender” e la “cultura Woke” non esistono come spauracchi ideologici, ma come caricature costruite per alimentare paura e clic.
Heidegger diceva: “Il nulla nulleggia.
E oggi quel nulla prende forma nel linguaggio dell’odio, somministrato quotidianamente sotto forma di pregiudizio, sarcasmo e violenza verbale.
Un nulla che parla tanto, ma non dice nulla.



E intanto, uccide la possibilità stessa di capire. Ben diceva Umberto Eco quando sosteneva: "Avere un nemico è cruciale per definire l'identità di un gruppo, misurare il proprio sistema di valori, dimostrare il proprio valore nell'affrontarlo e rafforzare la coesione sociale. Quando un nemico reale manca, viene costruito per soddisfare questa esigenza".
E così, mentre siamo impegnati a costruire il nemico, gli scaffali si riempiono, uccidendo la possibilità stessa di capire.

©️ Cristian A. Porcino Ferrara