giovedì 16 ottobre 2025

L’amore rimosso – Parte III: i cartoni animati

 




La mia generazione è cresciuta dentro un’educazione sentimentale che ci ha insegnato il valore dell'invisibilità.
Candy Candy amava Terence, Lady Oscar amava André, Braccio di Ferro amava Olivia, Mirko e Licia, He-Man e Teela.
Ovunque lo stesso copione: un lui, una lei, un destino da compiere.
L’amore, quello vero, non aveva alternative.
Noi, non esistevamo nemmeno come possibilità dell’immaginazione.
Non serviva la censura esplicita: bastava l’assenza.
La fantasia, che avrebbe dovuto essere il luogo del possibile, è diventata il recinto dell’ovvio.


Nel mondo colorato dei cartoni, l’eterosessualità è stata travestita da norma.
Tutto il resto, semplicemente, non era raffigurabile, quindi rappresentabile.
E quando qualcosa di diverso si affacciava, veniva subito corretto, tradotto, addomesticato.
Sailor Uranus e Sailor Neptune, due donne che si amavano, divennero “cugine” nella versione italiana. Per non parlare di episodi di Lady Oscar censurati per non suscitare domande.
La tenerezza trasformata in parentela, l’amore in legame di sangue: un’operazione chirurgica dell’anima.
Così la purezza del bambino non veniva “contaminata”, e noi continuavamo a crescere senza sapere che anche il nostro modo d’amare poteva avere diritto di parola.
Ma il bambino impara presto.
Capisce che per essere accettato deve amare come gli viene mostrato. Non sono previste deviazioni dalla tabella di marcia. Un bambino capisce che il bacio tra due uomini o due donne non è per lui, che appartiene a un linguaggio proibito. Un sentiero da non percorrere per non essere respinto.
E quando la fantasia stessa ti esclude, la realtà diventa ancora più dura.
Non è solo una questione di rappresentazione: è una questione di esistenza.
Perché l’immaginario forma la tua persona.
Ciò che non è raccontato, lentamente smette di essere pensabile.
E se non sei pensabile, sei colpevole, forse, di esistere.


Bisognerebbe aprire una riflessione su He-Man che rappresentava una figura eroica dei cartoni animati così intrisa di estetica queer da sfiorare la caricatura della mascolinità stessa. Adam era l’emblema di un machismo esibito, truzzo fino al midollo che definiva l’uomo come colui che deve dominare e imporsi.
Oggi fortunatamente qualcuno prova a spezzare quella continuità.
Nei nuovi cartoni appaiono gesti diversi: una principessa che ama un’altra principessa (She-Ra and the Princesses of Power), due gemme che si uniscono in un abbraccio amoroso (Steven Universe), un giovane che non deve salvare una donna per legittimarsi come eroe (Strange World).
Segnali fragili, ma importanti.
Eppure, ogni volta che l’amore queer si affaccia sullo schermo, scatta la difesa morale, la paura, la parola che sentiamo da sempre: “ideologia”.
Come se il nostro amore fosse un’invenzione e non una presenza antica quanto il mondo.
Come se la cosiddetta normalità potesse essere difesa solo attraverso la rimozione.
Se si parla di ideologia, non è chiaro perché non debba applicarsi a un ragionamento di tipo generale. Siamo nati e cresciuti in contesti familiari tradizionali, ma ciò non ha determinato il nostro orientamento sessuale. Questo dimostra che le influenze ideologiche esterne non sono determinanti, eppure la nostra attuale cultura tende a eludere la realtà dei fatti per concentrarsi su falsità e narrative distorte.
Io credo che la vera ideologia sia l’eteronormatività travestita da innocenza infantile.
Quel meccanismo per cui tutto ciò che non rientra nel copione del principe e della principessa viene dichiarato nocivo.
Come se la purezza dei bambini consistesse nell’ignorare la complessità dell’amore.
Ma i bambini sanno.
Sanno riconoscere la dolcezza, la paura, il sentimento, anche se non hanno ancora le parole per dirlo.
È il mondo adulto che censura, non per proteggerli, ma per proteggere se stesso dalla verità:
che l’amore non ha sinonimi.
E allora sì, anche nei cartoni animati la rimozione è una forma di violenza silenziosa.
Non ci uccide, ma ci cancella.
Ci lascia vivi, ma senza specchio.


L’infanzia, quella vera, dovrebbe essere il luogo del possibile.
E invece, per molti di noi, è stata solo la prima lezione di invisibilità. L’amore rimosso non è solo assenza di rappresentazione: è memoria interrotta.
Ogni bacio censurato, ogni relazione taciuta, è una ferita nel modo in cui impariamo ad amare.
Eppure, da quelle assenze nasce la nostra voce.
Noi, i rimossi, i dimenticati, gli invisibili dei cartoni, abbiamo imparato a leggere anche nel silenzio: a trovare negli sguardi, nei gesti sospesi, nelle ombre dei personaggi, un frammento di verità.
Forse la nostra infanzia è stata rubata, ma la nostra lettura del mondo — proprio perché ferita — è diventata più profonda.
E in fondo, ogni volta che un bambino oggi guarda due personaggi dello stesso sesso amarsi, senza che nessuno glielo proibisca, un piccolo pezzo di quella storia rimossa si ricompone.
Un gesto minuscolo, ma rivoluzionario.
Perché l’amore, quando smette di nascondersi, torna finalmente a essere ciò che è sempre stato: umano.

©️ Cristian A. Porcino Ferrara