martedì 28 luglio 2009

“It’s your song” di Rody Mirri


“It’s your song” di Rody Mirri per Vannini Editrice racconta la storia d’amore tra Gianni Versace e Antonio D’Amico.
Il 15 luglio 1997 Gianni Versace veniva barbaramente assassinato davanti alla sua villa di Miami. Le indagini troppo frettolose e approssimative dissero che ad uccidere il noto stilista era stato un giovane prostituto di nome Andrew Phililip Cunanan trovato subito dopo morto perché, a quanto pare, si tolse la vita. “It’s your song” non ricostruisce le ore che precedettero la vita di Gianni ma racconta l’appassionate quanto travolgente love story fra due uomini che per ben quindici anni seppero costruire giorno dopo giorno una realtà che non sempre veniva ben vista e tollerata dalla gente. Rody Mirri attraverso un registro narrativo molto coinvolgente riesce a mettere per iscritto i pensieri di Antonio D’Amico; il quale si confessa a cuore aperto all’autore del libro. Attraverso la sua lettura riusciamo a comprendere la genialità di un artista della moda come Gianni Versace che riusciva a trasporre nella sua attività tutta la sua curiosità riguardo la cultura classica e il mondo delle arti figurative. Antonio D’Amico non fu solo il compagno di Gianni ma lavorò a stretto contatto con lui arricchendolo di nuovi e significativi imput. In questi anni di vita insieme Antonio e Gianni avevano costruito una fitta rete di amicizie con personalità del jet set quali: Phil Collins, Lady Diana, Elisabeth Taylor, Elton John, ecc. Un tocco di amarezza pervade il lettore quando si apprende che dopo la morte di Versace la famiglia dello stilista ha cercato in ogni modo di sconoscere il grande sentimento che Antonio e Gianni avevano condiviso. Ignorato e ostracizzato, D’Amico si sentì tagliato fuori dal mondo; le conoscenze vip si erano diradate dopo la morte di Gianni. A restargli accanto solo e soltanto un vero amico come Elton John. Elton non poteva accettare che Antonio diventasse preda della depressione. Difatti il titolo del libro è un chiaro omaggio ad una delle più belle canzoni di Elton “Your song”. D’Amico ha sempre dimostrato al mondo il proprio attaccamento a Gianni e non al suo impero economico. Eppure durante il funerale nel duomo di Milano assieme a Elton John, Lady D., Sting e i fratelli; il sacerdote non nominò mai il nome di Antonio affranto nel suo dolore. Tutti erano distrutti e meritavano le parole di conforto di santa madre chiesa meno che D’Amico. Questa è di norma la carità professata dalla chiesa. Gianni era stato uno dei primi personaggi pubblici ad ufficializzare la sua omosessualità, vivendo alla luce del sole la sua storia con Antonio. Secondo il pensiero ottuso degli alti prelati, ad un omosessuale non deve essere concesso l’affetto e la stima che invece la chiesa cattolica elargisce in abbondanza a mafiosi, dittatori, e alle categorie più abbiette di persone. Fortunatamente adesso Antonio D’Amico ha trovato la sua strada nel mondo della pittura e gli auguro sentitamente che possa ritornare a vivere una vita intensa; perché se la merita tutta.
“It’s your song” è un libro da leggere assolutamente.


Cristian Porcino

venerdì 24 luglio 2009

Presto in libreria "Tributo a Michael Jackson" di Cristian Porcino



Sta per uscire in libreria "Tributo a Michael Jackson" per le Edizioni Libreria Croce.
“Tributo a Michael Jackson” di Cristian Porcino è una ricostruzione, attraverso varie testimonianze di chi gli era vicino, dei suoi ultimi giorni di vita e delle motivazioni che hanno portato alla morte improvvisa il Re del Pop mondiale. All’interno del testo, ricco di documenti, è riportato in originale il suo testamento, ancora molto discusso da amici e parenti. Poi il racconto finale di una fan italiana che l’ha seguito per il mondo e l’ha personalmente incontrato.Il mistero della scomparsa di Jackson e un’analisi della storia musicale del personaggio Jacko, amato da milioni di fan su tutto il globo, arricchiscono il lavoro di Cristian Porcino che già si è cimentato nell’analisi critica di vari artisti internazionali della musica pop.
96 pagine
€ 13, 00
Codice Isbn: 978-88-64020-43-3

mercoledì 22 luglio 2009

Frank McCourt e il suo “Ehi, Prof!”


Lo scrittore Frank McCourt si è spento all’età di 78 anni a causa di un male incurabile. McCourt autore americano ma di origini irlandesi aveva pubblicato “Le ceneri di Angela” nel 1997 e per il quale nello stesso anno vinse il premio Pulitzer . Tutte le opere di McCourt sono edite in Italia da Adelphi. Nel 2000 aveva pubblicato “Che paese l’America”, mentre nel 2005 aveva dato alle stampe il romanzo “Ehi, Prof!”. Vorrei proprio ricordarlo con questo testo che per me è stato fonte di ispirazione. Ho sempre voluto fare l’insegnante e leggere le avventure del professore McCourt per le scuole di Brooklyn, Manhattan e Staten Island nei suoi tre decenni di carriera è stata una bellissima esperienza. Così McCourt ricorda quegli anni: “dovrebbero dare una medaglia a chi scampa a un’infanzia infelice e poi finisce a fare l’insegnante, e io dovrei essere il primo a riceverla […] Nei miei trent’anni di insegnamento nelle scuole superiori di New York nessuno tranne i miei alunni mi ha mai degnato di un briciolo d’attenzione. Fuori dalla scuola ero invisibile. Poi ho scritto un libro sulla mia infanzia e sono diventato il mick più richiesto del momento ( a noi irlandesi ci chiamano così)”. La tipologia di scrittura di McCourt era immediata, senza fronzoli e senza piaggerie. La storia delle “Ceneri di Angela” è dura e toccante; tanto che il regista Alan Parker ne trasse un film omonimo molto suggestivo. Così in “Ehi, Prof” si rimane avviluppati in una fitta rete di emozioni che ogni aspirante docente dovrebbe comprendere. Proprio adesso che l’insegnamento nel nostro paese non è nelle priorità di nessun governo politico, bisognerebbe ritornare a rileggere uno dei romanzi più toccanti sul mondo della scuola e sul rapporto tra professori e discenti. Perché è proprio dalle aule delle scuole che i nostri figli, i nostri nipoti usciranno con o senza ideali e progetti per il futuro. È un nostro dovere tutelare la scuola e di conseguenza la cultura.


Cristian Porcino

martedì 21 luglio 2009

“Bibbia e Corano” di Giuseppe La Torre


“Bibbia e Corano. Due mondi sotto un unico cielo” di Giuseppe La Torre per Claudiana Edizioni è un eccellente saggio scritto per porre rimedio ai pregiudizi e luoghi comuni da sempre presenti tra cristiani e musulmani. Giuseppe La Torre pastore valdese e docente di storia delle religioni presso il liceo di Lugano compie una impresa assai ardua cercando di analizzare i libri sacri delle tre religioni monoteiste. Le riflessioni di La Torre non sono mai di parte, ma anzi l'autore riesce ogni qual volta, a evidenziare gli attriti dogmatici e culturali provocati da entrambe le confessioni religiose.
“ Ciò che effettivamente manca sono i contatti tra cristiani e musulmani, tra stranieri e autoctoni, per abbattere pregiudizi e stereotipi nella volontà di creare un clima di coesistenza serena. Gli equivoci e le incomprensioni possono sorgere dall’impressionante quantità di parole e concetti che cristiani e musulmani hanno in comune, pur non avendo la stessa importanza e lo stesso significato nei due rispettivi sistemi religiosi”.
Per i cristiani il libro sacro assume una rilevanza che trova realizzazione e compimento nell’incarnazione di Dio in Gesù. L’incipit del vangelo di Giovanni dice infatti che” in principio era il verbo, e il verbo era presso dio, e il verbo era dio ”. Ma la Parola creatrice entra nella storia degli uomini divenendo, a sua volta, uomo. Questo concetto eterno si fa parola viva nonché persona. Per i musulmani il Corano non può essere considerato uno dei libri sacri, ma l’unico modo per adorare Allah.
Certamente da parte cattolica, nonostante le aperture post conciliari, il dialogo ha subito spesso dei bruschi arresti. Pensiamo alla Dominus Jesus pubblicata nel 2000 e scritta da Joseph Ratzinger ora papa Benedetto XVI. Nella suddetta dichiarazione ogni religione veniva tollerata ma in dirittura d’arrivo si affermava che solo e soltanto i cristiani sarebbero andati in paradiso, per il resto del mondo: dannazione eterna. Ammiro molto il modo di affrontare gli argomenti dei pastori valdesi che non sono interessati a fare proselitismo, ma sono mossi da uno spirito di verità. Difficilmente ciò è riscontrabile nei libri di teologi e cardinali. Il guaio degli scrittori cattolici e dei prelati nonché dei pontefici è il rivolgersi principalmente alle persone appartenenti al proprio credo; nessuno slancio particolare di ecumenismo. Ricordo ancora la bellezza della “Pacem in terris”, enciclica di papa Giovanni XXIII che rimane tutt’oggi il più grande esempio di vera e sincera comunicazione con il mondo intero. Difatti la suddetta enciclica si rivolgeva “a tutti gli uomini di buona volontà”. In definitiva consiglio vivamente la lettura di questo libro ad ogni persona che voglia approfondire il dialogo interculturale e interreligioso con il mondo islamico.


Cristian Porcino

sabato 18 luglio 2009

“Il passeggero occidentale” di Miro Silvera


“Il passeggero occidentale” di Miro Silvera edito da Ponte alle Grazie è un romanzo che narra le avventure di viaggio di un giovane alla ricerca di sé attraverso il mondo.
Miro Silvera già autore del toccante “I giardini dell’Eden”, tratteggia in queste pagine un personaggio affascinante che non è portatore di odio o di vendetta ma che sa scorgere il lato più nascosto di ogni individuo. La ricerca del padre che non ha mai conosciuto diventa un mero pretesto per intraprendere un cammino che lo condurrà alla scoperta della propria esistenza. Nato a Boston, cresciuto dopo la morte della madre con i nonni freddi e distaccati, deciderà di visitare paesi e città come Marrakech, Casablanca, Alessandria d’Egitto, Tel Aviv, Beirut, Mosca etc., in un susseguirsi di eventi di rara intensità. Il protagonista che in un primo momento si trova abbastanza confuso a causa dei suoi due amori; il primo per Amanda e il secondo per un uomo di nome Abdy saprà, al suo rientro, fare chiarezza sui propri sentimenti. Questo novello Ulisse che si spinge oltre le frontiere della banale quotidianità, ha anch’egli una Penelope che lo aspetterà per il suo rientro in patria. La sua origine ebraica e quel dio-padre che sente sempre vicino lo indirizzeranno alla rivelazione di quell’ immi ruah che si nasconde dietro le apparenze. Silvera denuncia apertamente, fra le pagine de “Il passeggero occidentale”, lo scandalo della prostituzione minorile e il turismo sessuale con una veridicità disarmante.
Il testo è molto interessante, spirituale, e con grandi rimandi filosofici. Il viaggio è stato spesso utilizzato dagli scrittori come metafora per descrivere la reale scoperta del microcosmo che si nasconde dentro noi. Ognuno di noi è un viandante sulle vie dell'infinito. Come diceva Charles Baudelaire nel suo “I fiori del male”:
“Là non c'è nulla che non sia beltà,ordine e lusso, calma e voluttà.”
L'autore ha dato vita ad un romanzo di grande impatto emotivo e soprattutto in grado di regalare al lettore una vera pace interiore.
“Tutto è deviazione e scarto, inciampo e salto nel vuoto. Le carte geografiche sono dentro di noi e non lo sappiamo. Ma le percorriamo da ciechi”.

Da leggere assolutamente.



Cristian Porcino

lunedì 13 luglio 2009

“Lettera agli amici sulla bellezza” di Davide Bregola


“Lettera agli amici sulla bellezza” di Davide Bregola per Liberamente Editore è una riflessione ad ampio spettro sul significato della bellezza nella nostra vita quotidiana.
Bregola con un ottimismo disarmante desidera riportare ogni uomo alla ricerca del significato esistenziale che si cela dentro e fuori di noi. Persino nella luce che filtra al mattino dalle nostre finestre, o il gracchiare di un corvo, il ticchettio di una goccia sul pavimento sono segni tangibili di un mistero che accompagna il nostro transito terrestre. Il mondo contemporaneo ha smesso di ascoltare il suono e l’armonia dell’universo. Tutto ciò che appare ai nostri occhi sembra quasi risvegliare antiche sensazioni che credevamo perdute nella civiltà e nel progresso del genere umano.
Davide Bregola inconsapevolmente ha scritto un’enciclica laica sull’amore universale. Non bisogna necessariamente esseri pontefici per comprendere il valore intrinseco della bellezza. In un passo l’autore dice: “ Chi sa ascoltare questa vita sente parole di verità”. Nella realtà odierna l’uomo si è assuefatto ad avere conoscenza di ogni cosa che sta nel nostro mondo, senza chiedersi il perché delle cose. Quello che è apprezzabile di questo libro è il totale coinvolgimento che Bregola trasmette al lettore attraverso la spiegazione di arcani ma quotidiani misteri. Lo scrittore Alberto Bevilacqua ha detto di questo libro che è uno “dei più illuminanti dell’annata”.
La scrittura di Bregola attenta, non criptica riesce a catalizzare l’attenzione dell’uomo per riscoprire il mistero della vita. A nulla servono i continui riferimenti a soggetti umani che desiderano raggiungere un modello estetico di bellezza attraverso delle operazioni chirurgiche. La chimera di una bellezza insignificante e innaturale non può conferire spessore a persone vuote e senza pretese. L’individuo deve trovare un punto di contatto con lo spirito del mondo. Non importa se si è religiosi, atei o miscredenti; come diceva Spinoza “ Deus, sive natura”. Attraverso “Lettera agli amici sulla bellezza” vi accorgerete che ciò che avete è più forte e più importante di ciò che ancora non avete. Da leggere assolutamente.


Cristian Porcino

domenica 5 luglio 2009

“L’entrata di Cristo a Bruxelles” di Amélie Nothomb


“L’entrata di Cristo a Bruxelles” di Amélie Nothomb per Voland Edizioni include due novelle surreali e filosofiche sul significato dell’amore e dell’esistenza umana. La scrittrice nata a Kobe nel 1967 si trasferì durante l’adolescenza in Belgio dove si laureò in filologia. La Nothomb è una delle autrici più originali e interessanti degli ultimi anni. Il titolo del testo e del primo racconto è chiaramente riferito all’omonimo quadro del pittore belga James Ensor datato 1888. Come nella pittura di Ensor la Nothomb dipinge una realtà mistificata da una società sempre più massificata e spersonalizzante. I sentimenti vengono svenduti attraverso la sfrontata esibizione pubblica di ciò che forse dovrebbe riguardare il privato dell’individuo. La storia di Salvator colpisce perché il suo amore per Zoe lo spingerà a superare l’egotismo sfrenato e assassino che lo ha accompagnato in gioventù: “Non c’è amore più grande di quello edificato sulle macerie di un crimine inconfessato…”. Nella seconda novella “Senza nome” la Nothomb analizza con grande attenzione il ruolo della televisione nella vita dell’uomo contemporaneo. Lo aveva già fatto in passato nel romanzo “Acido solforico” argomentando del suo disprezzo per i reality show che possono scatenare l’umana ferocia, e gi istinti più bassi dei protagonisti; e lo continua ancora a ribadire in questo racconto sulla «eudaimonia» (εὐδαιμονία) dell’individuo. Le due novelle inquietanti e dannatamente affascinanti, sembrano essere dei miti filosofici, delle parabole esistenziali che devono trasmettere al lettore il sentore di vuoto e di inutilità che genera in noi la mancanza di autostima nelle nostre potenzialità. La lettura del presente volume è utile per riflettere sul significato più vero e autentico del nostro «essere» qui sulla terra. Una lettura assolutamente consigliata alle nuove generazioni.


Cristian Porcino

sabato 4 luglio 2009

“Italia anno zero” di Marco Travaglio, Vauro


“Italia anno zero” di Marco Travaglio e Vauro per Chiarelettere Edizioni raccoglie quattro anni di vita del programma omonimo condotto da Michele Santoro su Rai 2.
Questo libro rappresenta una sintesi perfetta della storia italiana negli anni di governo 2006 - 2009; che hanno visto succedersi Berlusconi, Prodi e poi di nuovo Berlusconi. L’Italia è un paese ancorato alla tradizione più pervicace e obsoleta; e difatti come non ricordare “i corsi e ricorsi storici” teorizzati dal filosofo GianBattista Vico?!. Tale fenomeno avviene quando l’uomo mette fine alla propria attività raziocinante per dare vita ad un culto becero di un malato presente, ed un totale disprezzo della memoria storica del nostro passato. Mai e poi si poteva immaginare che Silvio Berlusconi potesse ritornare a governare; questo è accaduto grazie alla sinistra che ha messo in atto un suicidio di massa, decidendo di correre alle urne elettorali da soli o in piccoli partituncoli che non hanno inciso minimamente sul risultato finale. Il PD ha sancito la fine di un’epoca e non ne ha, ahimè, aperta una che potesse emarginare e stanare il lupo dalla tana. L’unica vera opposizione a cui si è assistita in questi mesi proviene esclusivamente dalla moglie del premier. Il Partito Democratico italiano non è riuscito a compiere il miracolo americano che ha portato alla presidenza degli Usa Barack Obama, un giovane non invischiato con le lobby dei partiti americani. Questo è un libro che dovrebbero leggere tutti i giovani, soprattutto gli studenti che non affrontano più la storia contemporanea né nelle aule scolastiche né tanto meno in quelle universitarie. Leggendo le pagine del libro possiamo riflettere sullo sguardo lucido e critico di Marco Travaglio, che attraverso le sue analisi riesce ad inquadrare le più torbide vicende smascherando i colpevoli che purtroppo rimangono a piede libero. Dopotutto viviamo in Italia e il nostro paese non arresta i criminali ma li manda in vacanza in parlamento. Vauro con le sue amare vignette realizza una satira che fotografa impietosamente e egregiamente l’apologia farsesca del nostro carattere civile e nazionale. L’italiano medio affronta i problemi e gli scandali della politica ridendoci su; irritandosi per qualche momento ma mostrando una strafottenza imbarazzante. Il politico questo lo sa e non si dimette; perché è conscio che l’italiano non si indigna facilmente per una storia di truffa, di escort, etc. Se però si sbaglia il calcio di rigore ai mondiali; oppure se la nazionale non si qualifica ai quarti di finale; si chiede immediatamente la testa dell’allenatore che cade sotto la scure e gli impropri dei tifosi. Mi guardo in giro e non vedo in tv programmi che parlino realmente dei problemi che affiggono l’Italia. L’unico a farlo è Annozero che difatti viene tacciato di fare “un uso criminoso del servizio pubblico”. Certo, perché un uso corretto della televisione pubblica è omettere i fatti che toccano il paese e progettare i plastici delle stragi di Cogne e chiamare magari l’ultima soubrette appena uscita dal chirurgo estetico per fare l’opinionista! Michele Santoro dopo l’editto bulgaro a cui fu sottoposto, prosegue per la sua strada senza soffermarsi su queste inutili fandonie; a coadiuvarlo vi è il bravissimo Travaglio nonché il pennarello irriverente di Vauro. Infine nel libro vi sono contenuti alcuni interessanti contributi raccolti da Beatrice Borromeo per la sezione Generazione zero. Per fortuna che in questo paese esiste ancora un Marco Travaglio che ci tende una scialuppa di salvataggio, mentre lo stivale italico è destinato ad inabissarsi.


Cristian Porcino

giovedì 2 luglio 2009

“La Sardegna che non ti aspetti ” di Luca Goldoni


“La Sardegna che non ti aspetti. Viaggio ironico sentimentale nell’isola che c’è” di Luca Goldoni per Zonza Editori è un diario di viaggio nella terra sarda. Il libro per certi versi non risulta così avvincente come le altre opere dello stesso autore. Il giornalista Luca Goldoni, trascorrendo ogni estate in Sardegna ha davvero molto da raccontare su questa bellissima terra; però proprio come affermato in chiusura del testo dalla giornalista tv Anna Piras non gradisco le frasi comuni della gente come «sono un sardo d’adozione», solamente per aver trascorso qualche weekend sulla Costa Smeralda. Sarà perché essendo anch’io isolano, siculo per l’esattezza, sono vicino allo stesso destino dei sardi; ovvero subirsi ogni anno milioni di turisti o di vip che si sollazzano nei nostri mari e nelle nostre località turistiche dichiarandosi, al ritorno dalle ferie, «siciliani d’adozione». Esseri isolani è una sensazione, una condizione che non si può comprendere se non si è nati tali. Come ha egregiamente scritto il filosofo Manlio Sgalambro nella sua Teoria della Sicilia: “l’angoscia dello stare in un’isola, come modo di vivere, rivela l’impossibilità di sfuggirvi come sentimento primordiale. […] Poiché ogni isolano non avrebbe voluto nascere, egli vive come chi non vorrebbe vivere […] La Sicilia esiste solo come fenomeno estetico, solo nel momento felice dell’arte, quest’isola è vera”.
Luca Goldoni racconta una Sardegna che lui ha vissuto e che continua ad esperire; ma non sempre ciò risulta convincente. Soltanto nella parte finale del libro, quando la sua amica Argia ricorda l’infanzia trascorsa a Gallura, i ritratti delle persone e dei luoghi prendono finalmente vita; allontanando definitivamente una sequela indifferente e anonima di situazioni. Il libro è ben scritto; e conoscendo i lavori letterari di Goldoni capisco la sua voglia di descrivere l’isola che gli appartiene, da un punto di vista prettamente sentimentale; perché egli è stato realmente adottato da questa terra e dalla sua gente, ma ciò non è sufficiente per sentirsi un vero isolano. Concordo infine con l’autore quando afferma che gli italiani recandosi in un luogo turistico non sono per niente interessati a scoprire monumenti, tradizioni, non inclusi nel pacchetto vacanze. Forse è meglio così; chissà cosa accadrebbe se tutti si soffermassero su luoghi ancora incontaminati. Sarebbe un vero disastro ecologico!


Cristian Porcino

mercoledì 1 luglio 2009

“Letture da treno” di Barbara Alberti



“Letture da treno” di Barbara Alberti per Nottetempo Edizioni è un seminario perfetto sulla letteratura mondiale. Barbara Alberti con una forza descrittiva esuberante e mai parca di falsi pietismi, affronta i celebri romanzi con una passione così travolgente da rendere le sue conclusioni delle perle di critica letteraria. L’autrice, in barba ai soliti linguaggi accademici, riesce a coinvolgere ogni lettore in un viaggio oltre le apparenze dei personaggi raccontati in romanzi come: Don Chisciotte, Anna Karenina, I dolori del giovane Werther, I tre moschettieri, l’Odissea, etc. Barbara Alberti grazie alla sua proverbiale conoscenza della lingua italiana e dei suoi ritmi narrativi, riesce a spiegare alcuni capolavori destrutturandone la trama nonché l’ardito ordito linguistico. La Alberti gioca con le parole perché ne conosce la forza, la prorompenza vitale che si annida dietro una pagina di un libro. Se le scuole italiane e i docenti universitari mantenessero lo spirito di lucidità critica e la passionalità di una lettrice d’eccezione, curiosa e furba come la nostra Alberti, ci sarebbero molto più bravi studenti e meno insegnanti mediocri. Per affrontare le opere letterarie non bisogna utilizzare il retorico pudore che li rende, agli occhi dei contemporanei, dei sarcofaghi antichi. Grazie al breve pamphlet della Alberti alcune opere tornano a rivivere, ad essere verbo vivente piuttosto che putrescenza. In definitiva chiunque ami la letteratura potrà accostarsi a questo libro. Da leggere assolutamente



Cristian Porcino