martedì 21 luglio 2009

“Bibbia e Corano” di Giuseppe La Torre


“Bibbia e Corano. Due mondi sotto un unico cielo” di Giuseppe La Torre per Claudiana Edizioni è un eccellente saggio scritto per porre rimedio ai pregiudizi e luoghi comuni da sempre presenti tra cristiani e musulmani. Giuseppe La Torre pastore valdese e docente di storia delle religioni presso il liceo di Lugano compie una impresa assai ardua cercando di analizzare i libri sacri delle tre religioni monoteiste. Le riflessioni di La Torre non sono mai di parte, ma anzi l'autore riesce ogni qual volta, a evidenziare gli attriti dogmatici e culturali provocati da entrambe le confessioni religiose.
“ Ciò che effettivamente manca sono i contatti tra cristiani e musulmani, tra stranieri e autoctoni, per abbattere pregiudizi e stereotipi nella volontà di creare un clima di coesistenza serena. Gli equivoci e le incomprensioni possono sorgere dall’impressionante quantità di parole e concetti che cristiani e musulmani hanno in comune, pur non avendo la stessa importanza e lo stesso significato nei due rispettivi sistemi religiosi”.
Per i cristiani il libro sacro assume una rilevanza che trova realizzazione e compimento nell’incarnazione di Dio in Gesù. L’incipit del vangelo di Giovanni dice infatti che” in principio era il verbo, e il verbo era presso dio, e il verbo era dio ”. Ma la Parola creatrice entra nella storia degli uomini divenendo, a sua volta, uomo. Questo concetto eterno si fa parola viva nonché persona. Per i musulmani il Corano non può essere considerato uno dei libri sacri, ma l’unico modo per adorare Allah.
Certamente da parte cattolica, nonostante le aperture post conciliari, il dialogo ha subito spesso dei bruschi arresti. Pensiamo alla Dominus Jesus pubblicata nel 2000 e scritta da Joseph Ratzinger ora papa Benedetto XVI. Nella suddetta dichiarazione ogni religione veniva tollerata ma in dirittura d’arrivo si affermava che solo e soltanto i cristiani sarebbero andati in paradiso, per il resto del mondo: dannazione eterna. Ammiro molto il modo di affrontare gli argomenti dei pastori valdesi che non sono interessati a fare proselitismo, ma sono mossi da uno spirito di verità. Difficilmente ciò è riscontrabile nei libri di teologi e cardinali. Il guaio degli scrittori cattolici e dei prelati nonché dei pontefici è il rivolgersi principalmente alle persone appartenenti al proprio credo; nessuno slancio particolare di ecumenismo. Ricordo ancora la bellezza della “Pacem in terris”, enciclica di papa Giovanni XXIII che rimane tutt’oggi il più grande esempio di vera e sincera comunicazione con il mondo intero. Difatti la suddetta enciclica si rivolgeva “a tutti gli uomini di buona volontà”. In definitiva consiglio vivamente la lettura di questo libro ad ogni persona che voglia approfondire il dialogo interculturale e interreligioso con il mondo islamico.


Cristian Porcino