sabato 4 luglio 2009

“Italia anno zero” di Marco Travaglio, Vauro


“Italia anno zero” di Marco Travaglio e Vauro per Chiarelettere Edizioni raccoglie quattro anni di vita del programma omonimo condotto da Michele Santoro su Rai 2.
Questo libro rappresenta una sintesi perfetta della storia italiana negli anni di governo 2006 - 2009; che hanno visto succedersi Berlusconi, Prodi e poi di nuovo Berlusconi. L’Italia è un paese ancorato alla tradizione più pervicace e obsoleta; e difatti come non ricordare “i corsi e ricorsi storici” teorizzati dal filosofo GianBattista Vico?!. Tale fenomeno avviene quando l’uomo mette fine alla propria attività raziocinante per dare vita ad un culto becero di un malato presente, ed un totale disprezzo della memoria storica del nostro passato. Mai e poi si poteva immaginare che Silvio Berlusconi potesse ritornare a governare; questo è accaduto grazie alla sinistra che ha messo in atto un suicidio di massa, decidendo di correre alle urne elettorali da soli o in piccoli partituncoli che non hanno inciso minimamente sul risultato finale. Il PD ha sancito la fine di un’epoca e non ne ha, ahimè, aperta una che potesse emarginare e stanare il lupo dalla tana. L’unica vera opposizione a cui si è assistita in questi mesi proviene esclusivamente dalla moglie del premier. Il Partito Democratico italiano non è riuscito a compiere il miracolo americano che ha portato alla presidenza degli Usa Barack Obama, un giovane non invischiato con le lobby dei partiti americani. Questo è un libro che dovrebbero leggere tutti i giovani, soprattutto gli studenti che non affrontano più la storia contemporanea né nelle aule scolastiche né tanto meno in quelle universitarie. Leggendo le pagine del libro possiamo riflettere sullo sguardo lucido e critico di Marco Travaglio, che attraverso le sue analisi riesce ad inquadrare le più torbide vicende smascherando i colpevoli che purtroppo rimangono a piede libero. Dopotutto viviamo in Italia e il nostro paese non arresta i criminali ma li manda in vacanza in parlamento. Vauro con le sue amare vignette realizza una satira che fotografa impietosamente e egregiamente l’apologia farsesca del nostro carattere civile e nazionale. L’italiano medio affronta i problemi e gli scandali della politica ridendoci su; irritandosi per qualche momento ma mostrando una strafottenza imbarazzante. Il politico questo lo sa e non si dimette; perché è conscio che l’italiano non si indigna facilmente per una storia di truffa, di escort, etc. Se però si sbaglia il calcio di rigore ai mondiali; oppure se la nazionale non si qualifica ai quarti di finale; si chiede immediatamente la testa dell’allenatore che cade sotto la scure e gli impropri dei tifosi. Mi guardo in giro e non vedo in tv programmi che parlino realmente dei problemi che affiggono l’Italia. L’unico a farlo è Annozero che difatti viene tacciato di fare “un uso criminoso del servizio pubblico”. Certo, perché un uso corretto della televisione pubblica è omettere i fatti che toccano il paese e progettare i plastici delle stragi di Cogne e chiamare magari l’ultima soubrette appena uscita dal chirurgo estetico per fare l’opinionista! Michele Santoro dopo l’editto bulgaro a cui fu sottoposto, prosegue per la sua strada senza soffermarsi su queste inutili fandonie; a coadiuvarlo vi è il bravissimo Travaglio nonché il pennarello irriverente di Vauro. Infine nel libro vi sono contenuti alcuni interessanti contributi raccolti da Beatrice Borromeo per la sezione Generazione zero. Per fortuna che in questo paese esiste ancora un Marco Travaglio che ci tende una scialuppa di salvataggio, mentre lo stivale italico è destinato ad inabissarsi.


Cristian Porcino