giovedì 8 dicembre 2016

"La storia della chiesa in 100 vite" di Natale Benazzi


("La storia della chiesa in 100 vite" di Natale Benazzi, Newton Compton, pp. 380, € 12,00).

"La storia della chiesa in 100 vite" è un libro scorrevole, interessante e ben strutturato. Uno dei maggiori pregi di questo compendio è la chiarezza espositiva dell'autore. Il lavoro di Natale Benazzi è onesto perché tenta di dare risalto ai vari aspetti della vita di ogni 'santo' o 'peccatore' analizzato nel testo. Purtroppo si ravvisa un’eccessiva prudenza nell'approfondire alcune tematiche scottanti come ad esempio il caso Marcinkus. Certi personaggi meritavano una trattazione maggiore, papa Francesco su tutti, mentre il ritratto di Wojtyla risulta eccellente. In definitiva un libro che appassionerà i lettori e li accompagnerà lungo la storia di duemila anni di cattolicesimo. Da leggere assolutamente.

Cristian Porcino


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giovedì 1 dicembre 2016

“La fine della storia” di Luis Sepúlveda


(“La fine della storia” di Luis Sepúlveda, Guanda, pp. 199, € 17,00).

Il nuovo romanzo di Luis Sepúlveda racconta la storia del Novecento; un secolo segnato da atrocità e nefandezze che hanno falciato la vita di milioni di esseri umani. Grandi personaggi rivivono in queste pagine, pensiamo a Hitler, Stalin, Pinochet etc. Sepúlveda dimostra ancora una volta un’assoluta padronanza della narrazione. Una trama coinvolgente che non smette di affascinare il lettore. L’ex guerrigliero cileno Juan Belmonte ritorna in azione dopo “Nombre de torero” del 1994. Belmonte aveva accumulato: “dentro di sé odio e tristezza finché l’odio e la tristezza non erano diventati tatuaggi sulla pelle”. Solo l’amore incondizionato per la sua compagna Verónica riuscirà a curare tali ferite.
In definitiva un romanzo da leggere assolutamente.

Cristian Porcino


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martedì 29 novembre 2016

“Un affettuoso addio alla Chiesa” di Anthony Kenny


(“Un affettuoso addio alla Chiesa” di Anthony Kenny, Carocci, pp. 142, € 12,00).

L’ultimo libro di Sir Anthony Kenny presenta pagine d’indubbio interesse; tuttavia in esse sembra talora prevalere più l’ex prete che il filosofo. Chi dedica la propria vita a riportare alla luce il saphés, non può definire l’omosessualità innata un handicap! Tale definizione può risuonare ambigua ed è inaccettabile in una società quotidianamente in lotta per estirpare i numerosi fenomeni di discriminazione e omofobia. Inammissibile, invece, la giustificazione della pena di morte, che una democrazia evoluta, a trecento anni dal trattato di Cesare Beccaria e a quasi 70 dalla dichiarazione dei diritti umani non può mai considerare una soluzione. In definitiva si ha l’impressione che l’autore non abbia mai veramente rescisso il legame sentimentale con la Chiesa cattolica. Gli anni di formazione trascorsi in seminario hanno influenzato il pensiero di Kenny e giustificano, in parte, certe posizioni così poco condivisibili. Ai lettori l’ardua sentenza.

Cristian Porcino


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lunedì 14 novembre 2016

“Ricerca di Dio e domanda di senso” di Viktor E. Frankl e Pinchas Lapide


(“Ricerca di Dio e domanda di senso” di Viktor E. Frankl e Pinchas Lapide, Claudiana, pp. 100, € 13,90).

Nel 1984 uno psichiatra e un teologo riscoprono il senso della vita e di Dio. Viktor E. Frankl e Pinchas Lapide attraverso un dialogo privato s’immergono nei meandri oscuri della psiche umana, e al contempo analizzano le sfaccettature che si celano dietro la Bibbia ebraica e il Vangelo cristiano. Gli autori, entrambi scampati alla furia omicida nazista, rievocano episodi dolorosi ma senza recare alcuna traccia di livore verso i colpevoli. Un testo davvero fondamentale per riscoprire la nostra ricerca di senso, e ripudiare ogni forma di odio o rancore verso il prossimo. Un gioiello riscoperto assolutamente consigliato.

Cristian Porcino


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martedì 1 novembre 2016

“Buio su New York” di Charles Dantzig


(“Buio su New York” di Charles Dantzig, Archinto, pp. 43, € 12,00).

Seduto su una panchina a Central Park apro il libro di Dantzig e inizio a leggerlo. Come sottofondo musicale le canzoni di Bruce Springsteen. Con un’abilità narrativa non indifferente l’autore mi porta al 14 agosto del 2003, quando New York si spense a causa di un feroce black-out elettrico. Soltanto pochi giorni prima anch’io mi trovavo nella Grande Mela e potevo essere testimone involontario, proprio come Dantzig, dell’anomalo buio newyorkese. Tale racconto diventa pertanto un’occasione per riflettere sull’esistenza letteraria di una città che rappresenta un intero universo culturale. New York è Salinger, Whitman, Poe, Capote e molti altri (e Altro). In definitiva un libro davvero originale che possiede la rara capacità di trasformare un evento eccezionale in un momento letterario. Assolutamente consigliato.

Cristian Porcino


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lunedì 17 ottobre 2016

“Ultime conversazioni” di Benedetto XVI e Peter Seewald

(“Ultime conversazioni” di Benedetto XVI e Peter Seewald, Garzanti, pp. 235, € 12,90).

A tre anni dalla sua scelta di abbandonare il pontificato Benedetto XVI si racconta al giornalista tedesco Peter Seewald. Il resoconto che emerge mette in luce un lato intimo e nascosto del papa teologo. Nel libro si affrontano diversi aspetti come il perché delle sue dimissioni, l’amicizia con Wojtyla, gli anni duri della guerra, i giudizi sul nuovo pontefice e un bilancio dei suoi sette anni da papa. Anche chi come me non gli ha mai risparmiato aspre critiche deve riconoscere che queste conversazioni sono lo specchio di un raffinato intellettuale che ha rappresentato la cultura cattolica europea oramai in declino. Come afferma Ratzinger: “Non ho mai percepito il potere come una posizione di forza, ma sempre come responsabilità, come un compito pesante e gravoso. Un compito che costringe ogni giorno a chiedersi: ne sono stato all’altezza?”. Ai posteri l’ardua sentenza. In definitiva un testamento spirituale da leggere assolutamente.

Cristian Porcino


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venerdì 16 settembre 2016

I“Perduti della storia”


Cristian A. Porcino Ferrara, noto scrittore e filosofo siciliano, da qualche tempo pone la sua attenzione sui problemi legati all’omofobia e il femminicidio, veri drammi di un mondo definito “moderno”, che nasconde una realtà ostile nei confronti dell’omosessualità, e il disprezzo per la donna in cerca d’amore, quello vero.
L’autore stavolta lo ha fatto con un’opera saggistica finalizzata allo studio e all’analisi dei testi letterari di composizione musicali, citando artisti e canzoni dei giorni nostri, componimenti musicali che fanno parte della storia della musica mondiale, perché anche in musica tali tematiche hanno un loro peso per nulla esibizionistico.
“Canzoni contro l’omofobia e la violenza sulle donne” è stato pubblicato nel novembre del 2013, e dopo il successo ottenuto dalla prima edizione, l’editore ha pensato bene di ripubblicarlo nel mese di giugno 2016. Il libro raccoglie sfumature di un maschilismo che ha le sue origini sin dalla Bibbia, dove Dio è maschio e la donna è quasi un essere immorale: fu infatti Eva a tentare Adamo, spingendolo ad assaggiare il frutto proibito.
Cristian scrive: “Le donne e gli omosessuali fanno parte della nostra storia. Siamo sicuri sia davvero così? Le donne, come gli omosessuali, sono esseri marginali, ovvero i ‘perduti della storia’, oggetti e non soggetti.”
Come già citato, molti artisti della musica pop e rock si sono confrontati con successo con questi argomenti, mettendosi in gioco e manifestando la propria opinione in merito; da Madonna a Elton John, da Mia Martini ai Pooh, per finire alla giovanissima Francesca Michielin, raccontano con grande abilità le storie tragiche del nostro quotidiano. Il libro è ben scritto e ricco di citazioni; l’autore riesce a sollecitare il lettore su questi temi, forse anche con quel pizzico di tristezza per la consapevolezza di un mondo così astioso.
(Antonio Agosta) - Orizzonte magazine, 13 settembre 2016


Il libro è in vendita su: www.amazon.it, www.giuntialpunto.it, www.lulu.com, etc

domenica 4 settembre 2016

“Fiabe Danesi”


(“Fiabe Danesi”, Iperborea, pp. 215, € 16,00).

Il nostro mondo è così tanto malato di disincanto che necessita urgentemente di recuperare un po’ di quell’antica saggezza racchiusa nelle fiabe. A parte Hans Christian Andersen e le sue celebri creature le fiabe danesi sono poco conosciute ai più, ma ugualmente fantasiose e interessanti. Colpiscono, ad esempio, la storia del principe Biancorso, oppure gli undici cigni o i tre doni in grado di suscitare al contempo riflessione e buon umore nel lettore. Come scrive Bruno Berni: «Le raccolte ottocentesche possiedono il pregio di rappresentare un monumento delle culture scandinave, e come tali di avere un valore simbolico notevole per lo studio delle loro tradizioni popolari». In definitiva un libro da leggere assolutamente.

Cristian Porcino


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venerdì 2 settembre 2016

“Fratelli e sorelle, buonasera” di Dario Edoardo Viganò


(“Fratelli e sorelle, buonasera. Papa Francesco e la comunicazione” di Dario Edoardo Viganò, Carocci Editore, pp. 175, € 14,00).

Da quel 13 marzo 2013 il mondo ha imparato a conoscere e familiarizzare con il linguaggio diretto ed immediato di papa Francesco. In poco tempo la sua presenza e i suoi discorsi hanno risvegliato grande entusiasmo nei fedeli cattolici e anche nelle persone di diversa confessione religiosa. Viganò analizza con rigore e passione i dialoghi, le omelie, le encicliche e i viaggi di papa Bergoglio in un saggio raffinato che ben descrive l’operato di questo pontefice. Come scrive, infatti, l’autore: «Francesco è diventato rapidamente uno dei papi più amati, ascoltati, citati tanto dai credenti quanto dai non credenti». Grazie a questo metodo di comunicazione incisivo adoperato da Bergoglio moltissime persone hanno riscoperto i valori racchiusi nel vangelo cristiano. La sua elezione al soglio pontificio ha rappresentato una svolta epocale. In definitiva un libro che vi aiuterà a comprendere meglio la filosofia e l’umanità di papa Bergoglio. Assolutamente consigliato.

Cristian Porcino


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giovedì 1 settembre 2016

“Come una fiaba metropolitana” di Antonio Agosta


(“Come una fiaba metropolitana” di Antonio Agosta, qp Edizioni, pp. 152, € 14,90).

Il talento narrativo di Antonio Agosta sta nel descrivere i personaggi in modo tale da renderli presenti e vivi al lettore. La sua tecnica ricorda molto la cinematografia e le buone sceneggiature che diventano spesso dei film di successo. Parafrasando Pirandello i protagonisti di “Come una fiaba metropolitana” sono sei personaggi in cerca di un regista (l’autore esiste già!). Non mi stupirebbe vedere presto questa bella storia rappresentata al cinema o in tv. I sogni, le delusioni, le ambizioni e gli amori desiderati o concretizzati si dipanano lungo l’intero libro. Non mancano certamente i colpi di scena. Chi leggerà “Come una fiaba metropolitana” non tarderà ad appassionarsi alle vicende di Marco, Cristina, Roberta, Marina, Raffaele e Francesco. Dopotutto le fiabe, anche quelle ambientate ai giorni nostri, hanno sempre una morale. Tocca a voi scoprire quella che si cela nell’opera di Agosta.
Assolutamente consigliato.

Cristian Porcino


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lunedì 1 agosto 2016

“Il primo anno va male, tutti gli altri sempre peggio” di Mara Maionchi e Alberto Salerno


(“Il primo anno va male, tutti gli altri sempre peggio” di Mara Maionchi e Alberto Salerno, Baldini & Castoldi, pp. 201, € 15,00).

Mara Maionchi e Alberto Salerno si sono sposati nel 1976 e proprio questo dicembre festeggeranno 40 anni di matrimonio, o come amano dire i diretti interessati «sono quarant’anni che ci mandiamo a cagare con tanto amore». Oltre ad essere nella vita di tutti i giorni una coppia, i due rappresentano un pezzo di storia della musica italiana. Mara è una produttrice discografica che ha lanciato artisti come Gianna Nannini e Tiziano Ferro, mentre Alberto Salerno è autore di moltissime canzoni celebri come “Io vagabondo”, “Terra Promessa”, “Donne” e molte altre. Il libro è pieno zeppo di ricordi e aneddoti della loro vita e degli artisti che hanno frequentato come: Battisti, Jannacci, Mango, Zucchero etc. Mara è anche un volto noto della tv per aver preso parte ai talent show X factor e poi Amici. Salerno scrive: «La cosa più bella di Mara è che in televisione è esattamente come fuori. In un ambiente tutto imperniato sull’apparenza e sull’immagine, Mara è la cosa più genuina che si possa trovare». Ed è proprio questo il segreto del loro amore e del successo che Maionchi riscuote ogni qual volta appare in tv. Infatti la gente ha imparato ad amarla anche per il suo linguaggio così diretto e non privo di qualche parolaccia che alla fine alleggerisce sempre con la sua contagiosa risata.
In definitiva un libro da leggere assolutamente.

Cristian Porcino


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mercoledì 27 luglio 2016

“Il vangelo secondo Stephen King” di Alessandro Tenaglia


(“Il vangelo secondo Stephen King” di Alessandro Tenaglia, Claudiana, pp. 131, € 14,90).

Alessandro Tenaglia rilegge e scandaglia una delle opere più importanti di Stephen King: “It”. Le analogie della mostruosa creatura, tanto perversa quanto malefica, trovano un riscontro diretto nella Bibbia. Quando uscì il libro di King si diffuse nei suoi lettori e non solo una sorta di coulrofobia. Come scrive l’autore: «I simboli di riferimento di King sono biblici, senza dubbio. Potrei usare senza esitazione la parola “archetipi”: King si mostra consapevole e edotto riguardo alla psicologia e alla psicoanalisi di impronta junghiana, che degli archetipi dell’inconscio ha fatto il suo centro».
King rimane uno degli scrittori più importanti del Novecento ancora in grado di appassionare e terrorizzare con opere letterarie di alto profilo. Ricordo quando anni fa incontrai Stephen King a New York nel locale Gotham cafè; proprio come il locale narrato dal re del brivido in “Tutto è fatidico”. Lui mi guardò e mi sorrise con il suo modo così enigmatico da folletto, e quegli occhietti piccoli che si celavano dietro il vetro degli occhiali. Fu per me un vero onore incontrare uno dei miei autori preferiti.
In definitiva il libro di Tenaglia aiuta a comprendere meglio uno dei personaggi più riusciti e terrificanti dell’intera letteratura horror. Assolutamente consigliato.

Cristian Porcino


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venerdì 22 luglio 2016

Un filosofo pop contro l’omofobia e il femminicidio


Se c’è una definizione in grado di racchiudere l’essenza di Cristian A. Porcino Ferrara è di sicuro quella di filosofo pop. Non ha mai disdegnato di analizzare o giustapporre problematiche, fenomeni e icone che appartengono alla cultura popolare; pensiamo ad esempio a Renato Zero oggetto di un altro bel saggio scritto da Porcino in coppia con Daniela Tuscano.
Ciò che emerge con chiarezza dal libro “Canzoni contro l’omofobia e la violenza sulle donne” è l’estrema attualità, e l’approfondita disamina di due temi che stanno sconvolgendo il nostro presente. Un testo che stimola l’uzzolo del lettore e lo spinge a divorare il libro in un batter di ciglia. Già in passato l’autore si è cimentato nello studio delle canzoni dei nostri cantautori, e ancora una volta riesce a fendere il muro dell’omertà e dell’indifferenza che racchiude la tematica dell’omosessualità e del femminicidio.
Dall’omofobia radicata nel mondo del calcio alla femminofobia di cui si è fatta promotrice la religione e non solo. Troviamo inoltre il sessismo linguistico e la campagna elettorale Usa tra Hillary Clinton e Donald Trump, la legge sulle unioni civili e i significati di alcune canzoni di artisti come Elton John, Renato Zero, Francesca Michielin, Madonna, Mika e tanti altri. Colpisce alla fine il progetto educativo ideato per essere realizzato nelle scuole. “Canzoni contro l’omofobia e la violenza sulle donne” è un valido sussidio per insegnanti, genitori ed educatori, accattivante nel linguaggio e quindi particolarmente adatto ai più giovani. Infine va segnalata la dedica iniziale di Porcino rivolta a Eddie Justice, vittima del massacro di Orlando, e a Sara Di Pietrantonio.

Articolo di: Gianni Buonafede su “Ulisse” 21/07/2016


Il libro è in vendita su www.amazon.it

lunedì 18 luglio 2016

“Filosofia per non filosofi” di Bertrand Russell


(“Filosofia per non filosofi” di Bertrand Russell, Piano B Edizioni, pp. 178, € 13,00).

“Filosofia per non filosofi” è un libro che resiste all’usura del tempo (fu pubblicato nel 1950 con il titolo “Unpopular essays”). Può considerarsi a tutti gli effetti come un manuale di sopravvivenza in una società dominata da fanatismo e odio. Non si può non concordare con Russell quando afferma: «L’uomo è un animale razionale, almeno così mi è stato detto (…) Al contrario, ho visto il mondo precipitare sempre più nella follia. Ho visto grandi nazioni, una volta faro della civiltà, sviate da predicatori di roboanti sciocchezze. Ho visto la crudeltà, la persecuzione e la superstizione avanzare a passi da gigante, fin quasi a considerare l’amore per la razionalità come il contrassegno di persone vecchie, sopravvissute a tempi andati». Il rammarico di Bertrand Russell si addice a questo malato presente. Ciascuno di noi necessita per il proprio percorso vitale di piccole ma buone dosi di filosofia. Questa meravigliosa raccolta di saggi deve essere letta e compresa proprio per non abbracciare la falsa ideologia che si nasconde dietro la stupidità umana. «L’uomo è un animale credulone, e a qualcosa deve pur credere; così, in assenza di buoni motivi per farlo si accontenterà dei cattivi».
In definitiva un libro assolutamente consigliato.

Cristian Porcino


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giovedì 14 luglio 2016

“Il mio appello al mondo” di Dalai Lama


(“Il mio appello al mondo” di Dalai Lama, Garzanti, pp. 80, € 8,00).

Da filosofo posso affermare che leggere o ascoltare il Dalai Lama mi arricchisce sempre interiormente. Nei suoi discorsi non vi sono mai riferimenti religiosi dogmatici e barbosi come quelli degli altri leader spirituali. Il suo messaggio si rivolge indiscriminatamente a tutti. Questo papa d’Oriente è più che altro un filosofo e un uomo di pace (ha vinto il relativo Nobel nel 1989). Nella conversazione con il giornalista Franz Alt il Dalai Lama si pronuncia in favore di un’etica laica: «Io sono convinto che gli esseri umani possano vivere ugualmente senza religione, ma non senza valori interiori, non senza etica. La differenza tra etica e religione è paragonabile alla differenza tra l’acqua e il tè». Questo libro ci aiuta a non farci dimenticare che tutti noi siamo un’unica cosa e non dei soggetti perennemente in conflitto. In fondo come afferma saggiamente Tenzin Gyatso: «Io dico spesso che il secolo scorso è stato il secolo della violenza. Il XXI secolo dovrebbe essere il secolo del dialogo!».
In definitiva un libro da leggere assolutamente.

Cristian Porcino


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lunedì 11 luglio 2016

“Dialoghi con un ottimista” di Maria Giovanna Farina


(“Dialoghi con un ottimista. In salotto con Francesco Alberoni” di Maria Giovanna Farina, Leima Edizioni, pp. 172, € 14,00).

Il nuovo libro di Maria Giovanna Farina indaga e scruta il pensiero di uno dei sociologi italiani più importanti e conosciuti all’estero: Francesco Alberoni. Attraverso un dialogo diretto con Alberoni riusciamo a capire meglio la nascita di alcune sue opere e la totale devozione alla tematica dell’Amore. Nel libro in questione la filosofa milanese invita il noto sociologo ad esprimersi su diversi argomenti come la vita, la genitorialità, lo sport, la religione, l’amicizia, il destino dell’Europa unita e molto altro.
Come scrive l’autrice: «Conversando, mi sono resa conto che avrei potuto catturare qualche suggerimento nato non solo dallo studio, dalla ricerca scientifica del mio interlocutore, ma anche – e forse soprattutto – dall’esperienza quotidiana di chi ha saputo tradurre in esempi concreti la scienza, riportando poi i risultati alla scienza stessa».
In definitiva un libro assolutamente consigliato che suggerisce al lettore un metodo per guardare al mondo con un po’ di sano ottimismo.


Cristian Porcino


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sabato 9 luglio 2016

Luciano De Crescenzo e "Pensiero Riflesso"


Luciano De Crescenzo ha scritto a Cristian A. Porcino Ferrara per ringraziarlo di avergli dedicato il libro "Pensiero Riflesso. La filosofia come la vedo io" incentrato sulla sua opera letteraria e filosofica.

giovedì 7 luglio 2016

…E il discorso continua…


Colloquio con Daniela Tuscano e Cristian A. Porcino Ferrara, autori di “Chiedi di lui 2.0 - Ancora un viaggio nell’universo musicale di Renato Zero”

1) Sembra abbiate inventato una formula nuova: il libro si presenta infatti come un romanzo ma ha il rigore d’un saggio. Quanto c'è del vostro percorso parallelamente a Zero?


Daniela e Cristian: «Molto, diremmo. Esistono parecchi libri su Renato Zero ma quello che a noi, interessava raccontare era proprio il percorso individuale di due soggetti cresciuti con la musica di Zero. Siamo rispettivamente una docente di lettere (Daniela) e un filosofo (Cristian) e nel nostro background individuale le canzoni di Renato Zero (e non solo) ci hanno sempre accompagnato. Non sopportiamo chi sostiene di avere la verità in tasca e di conseguenza spaccia le proprie opere come libri-verità sull’artista. Noi ci siamo basati su uno studio certosino e su testimonianze dirette dell’opera e dell’artista, ma a quest’ultimo abbiamo affiancato la nostra sensibilità personale. Crediamo sia questo il segreto per cui il libro è così tanto apprezzato, ed è per questo che ne abbiamo dato alle stampe una nuova edizione».

2) Perché, Cristian, scrivi che è poco condivisibile l’amarezza di sentirsi incompreso, che emerge dall’ultimo brano “Gli anni miei raccontano”?

Cristian: «Se mi guardo intorno non posso affermare, come fece il filosofo Leibniz, che “il nostro è il migliore dei mondi possibili”, ma non posso nemmeno dire il contrario avendo conosciuto solo questo pianeta. Detto questo la musica e l’arrangiamento de “Gli anni miei raccontano” sono interessanti ma il testo della canzone è leggermente sbilanciato. Ad esempio in questo brano il cantautore romano dichiara di voler “rinascere un universo più in là”. Il titolo della canzone rimanda ad un bilancio professionale, ma a onor di logica la sua carriera racconta ben altro, e cioè di esser stato compreso e amato da una moltitudine di persone. Talvolta occorre avere uno spiccato senso della realtà e, a mio parere, in questo brano manca qualcosa; forse la piena consapevolezza di aver costruito una meravigliosa e invidiabile carriera e il desiderio, come disse il filosofo Nicola Abbagnano, di superare “le colonne d’Ercole del nostro io”».

3) Oggi come allora il cantautore professa una profonda fede: la manifesta ancora con spontaneità?

Cristian: «Agostino d’Ippona diceva che “La verità abita nell’interiorità dell’uomo”. Capisco e comprendo il desiderio di Dio che ha accompagnato Renato Zero negli anni, ma la svolta verso una religiosità totalmente in linea con il Vaticano mi lascia perplesso. Non mi riferisco all’attuale pontefice bensì ai suoi predecessori a cui pare Zero sia molto legato, soprattutto a Wojtyla. Ad esempio nel nuovo album “Alt” troviamo “Gesù”, un brano che esprime tutta la sua cattolicità. Questa canzone potrà essere suonata e intonata benissimo dai papaboys alle giornate mondiali della gioventù. Comunque in “Chiedi di lui 2.0” descrivo dettagliatamente questo cambio repentino in materia religiosa e ne illustro i possibili fattori».

Daniela: «Concordo con Cristian. Aggiungo che in Renato è sempre stato presente un certo clericalismo, rafforzatosi negli anni. Vero è pure che oggigiorno, nell’arte occidentale, Dio è il “grande assente”; anzi, il grande tabù. Pochi hanno avuto il coraggio, persino l’impudenza, di parlarne: Pasolini, Guareschi, Testori… e, a livello di musica commerciale, Celentano, Dalla, Giuni Russo, Ron… e, appunto, Renato. Con risultati alterni, talora felici».

4) Zero e il passato. Un personaggio come lui ancora oggi accresce il suo pubblico grazie a un passato decisivo e importante. Si può dire che questo aspetto, per molti un punto di forza, rappresenti invece, per Zero, il suo tallone d’Achille?

Daniela: «È una domanda molto difficile. Innanzi tutto non giurerei che il pubblico di Zero ultimamente sia cresciuto in maniera esponenziale. Certo, ci sono seguaci di nuova generazione, numerosi, chiassosi anche, soprattutto fedelissimi: al punto da riempire regolarmente stadi e palasport. Il personaggio è poi divenuto familiare, una sua ospitata tv attira sempre un folto pubblico. Ma, attenendosi all’aspetto strettamente musicale, non mi sembra – e magari sbaglio – si stia ripetendo il “miracolo” del decennio 1990-2000, quando applaudire Renato Zero non comportava un’identificazione automatica col “sorcino”. Riguardo al resto, non so cosa dirti: probabilmente sono vere entrambe le cose. Renato è consapevole di dovere la sua fortuna – quella duratura, autentica – a quegli anni lontani ma al tempo stesso non vuol esserne imprigionato. Legittimo, sia chiaro, perfino doveroso, ma parliamoci francamente. Nessun ammiratore di media intelligenza lo vuole costretto in un cliché. Il punto è non dar l’impressione di sminuire o negare il precedente percorso. Il quale è invece esistito e, checché se ne dica, non si può ridurre a mera goliardia o provocazione. Se si lanciano messaggi in tal senso inutile poi sorprendersi di trovare, fra gli attuali supporter di Zero, parecchi alfieri della conservazione. Lo s’è visto anche durante l’ultimo Festival di Sanremo e non può essersi trattato d’un semplice fraintendimento. Un tempo il problema non si sarebbe posto neppure».

5) La rinascita di Zero nel ’91: più un cambiamento voluto o evoluzione naturale dell'artista?

Cristian: «Ogni essere vivente si evolve, e di conseguenza anche una persona che di professione fa l’artista deve necessariamente fare i conti con il proprio vissuto. In una canzone di qualche anno fa Franco Battiato asseriva: “Ma l’uomo non è pietra di tungsteno. E cambia spesso proprietà”. Renato Zero nel 1991 si presentò al pubblico con una grande maturità; un arricchimento interiore che traspariva sia dalla postura ma soprattutto dalla voce. Il re dei sorcini rifletteva sulla vecchiaia e sul significato del declino corporeo di una persona che giunge ad una fase della vita considerata, da molti, come un handicap. Lui era appena quarantenne ma già pronto per un discorso più ampio sulla vita. Direi quindi che la sua è stata proprio un’evoluzione naturale inevitabile. Inoltre non bisogna dimenticare che l’album contenente la canzone presentata nel 1991 a Sanremo s’intitolava “Prometeo”, proprio come uno dei protagonisti della mitologia greca. L’etimologia del nome Prometeo significa proprio “colui che riflette su ciò che ha visto”, e di conseguenza possiamo supporre che Renato Zero si sia riappropriato del suo passato per superarlo e andare avanti. Paradossalmente ha applicato alla sua vita la triade dialettica hegeliana giungendo così ad una sintesi».

Daniela: «Renato visse il suo periodo d’“oscuramento” con molta, forse eccessiva, drammaticità. Probabilmente non riesco a immaginare in tutta la sua portata lo shock provocato dalla perdita di popolarità. Solo che nel suo caso si trattò d’una flessione, non sparì mai dal nostro immaginario. Ignoro naturalmente i retroscena e le tribolazioni di quegli anni. Ma non importa più di tanto. Conta la sua reazione, così emotiva, personalizzata. Cercò di reagire in vari modi: smettere d’essere Zero, un certo Zero, dev’essergli costato parecchio. Occorreva un intervento esterno per calibrare quell’emotività, per parlare di lui meglio di lui. Doveva essere una voce femminile e amica. Renato la trovò in Mariella Nava che per lui compose l’indimenticabile “Spalle al muro”. Il Nostro riuscì così a rappacificarsi, almeno in parte, con quella nuova realtà, guadagnandoci in autorevolezza; ben oltre la cerchia dei fans, come accennavo prima. Ha funzionato per diversi anni».

6) Il cantautore romano è stato spesso eletto, suo malgrado, bandiera della diversità (sessuale ma non solo). Quanto e come questo tema è stato rappresentato nei suoi brani, e quanto Renato Zero è stato in grado di mandare un messaggio chiaro in tal senso?

Cristian
: «Come prima cosa essere eletti a bandiera di qualcosa o qualcuno non è poi così positivo. L’individuo che accetta di essere ridotto ad una semplice etichetta è ridicolo e mortifica la propria individualità. Ciascuno di noi ancor prima di essere eterosessuale o omosessuale è prima di tutto Persona. L’orientamento sentimentale non può identificarci totalmente oscurando la nostra vita e la nostra professionalità. Zero sin dall’inizio ha descritto e rappresentato questa tematica ma poi con il tempo si è allontanato da essa e da tutto ciò che era affine al mondo lgbt. Nei primi lavori e per diversi anni il suo messaggio era quasi intelligibile poi tutto è cambiato, probabilmente, per via di una religiosità che mal si sposava con una società bigotta e ignorante. Tutto sta nella consapevolezza di sé. A tal proposito mi piace ricordare lo scrittore David Foster Wallace che nel 2005 al Kenyon College raccontò una storia di un pesce più vecchio che salutava due pesci ancor giovani chiedendogli com’era l’acqua in cui nuotavano. Ebbene i due pesciolini risposero “Che diavolo è l’acqua?”. I pesci giovani non avevano consapevolezza dell’habitat in cui esistevano. Parafrasando Wallace il valore della nostra vita non sta nella conoscenza ma nella consapevolezza di ciò che è ovvio, e su cui non riflettiamo quasi mai. Questa è, a mio avviso, una chiave di lettura per capire i mutamenti nel tempo di una persona e di conseguenza di un artista. Comunque la questione è molto complessa pertanto consiglio di leggere il nostro libro, e l’apposito capitolo in cui cerco di far luce su tale argomento».

Daniela: «Lasciando garrire le bandiere altrove, oggi il termine “diversità” per connotare certe condizioni può sembrare, e spesso fortunatamente è, anacronistico. Tuttavia, se serve a complicare la singola realtà, se innesca un processo di drammatizzazione, l’accetto. Di conseguenza sì, in questo senso Renato è stato un “diverso”. Poi, il tempo delle allusioni è finito. Adesso la solidarietà va dimostrata esplicitamente e nelle sedi opportune; e il testimone è passato ad altri».

7) A settembre rivedremo Renato in tv…


Daniela e Cristian
: «Certo, con le registrazioni degli spettacoli veronesi. Poi partirà il tour invernale. Il discorso, in un modo o nell’altro, continua…».

Articolo di Federico Diatz (ZEROlandia, 7/7/2016)
Foto: (Gabriele De Rosa)
Il libro è in vendita su: www.amazon.it e www.lulu.com

martedì 5 luglio 2016

“Non parlare, baciami” di Luciano De Crescenzo


(“Non parlare, baciami. La Filosofia e l’Amore” di Luciano De Crescenzo, Mondadori, pp. 149, € 15,00).

“Non parlare, baciami” è un libro incentrato sulla filosofia dell’Amore. Luciano De Crescenzo, come al solito, accompagna il lettore lungo il percorso formativo della mitologia e la filosofia. In compagnia di Ovidio, Socrate, Dante, Barthes, Bauman e molti altri, il filosofo partenopeo illustra le insidie che si nascondono dietro il sentimento amoroso. Con il suo stile accattivante e la sua proverbiale bravura De Crescenzo avviluppa il lettore in una fitta rete d’emozioni e sensazioni piacevoli. Come scrive lo stesso autore: «L’amore è quel sentimento che più di tutti ci aiuta a capire il significato del tempo, e non perché duri per sempre – forse solo l’amore per un figlio si può considerare “eterno” – ma semplicemente perché ci consente di avere una diversa percezione della durata della nostra vita». È sempre un piacere leggere alcuni concetti già espressi in passato da De Crescenzo, e sono sicuro che i più giovani troveranno questa sua nuova fatica letteraria un’ottima lettura da portare sotto l’ombrellone. Assolutamente consigliato.

Cristian Porcino


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venerdì 1 luglio 2016

“Eroi dello sport” di Daniele Marchesini


(“Eroi dello sport. Storie di atleti, vittorie, sconfitte” di Daniele Marchesini, Il Mulino, pp. 248, € 16,00).

Vedere in copertina Muhammad Ali a poche settimane dalla sua scomparsa fa un certo effetto. Un campione che Daniele Marchesini ci racconta senza tralasciare il contesto storico in cui il suo mito iniziò a delinearsi. Il messaggio di Ali era inequivocabile: “Non sono tenuto a essere quello che volete farmi essere”. Ma ovviamente nel testo non troviamo solo Cassius Clay – Muhammad Alì ma una lunga sequela d’eroi e eroine che hanno attraversato ogni disciplina sportiva. Troviamo Jesse Owens, George Best, Maradona, Marco Pantani, Ayrton Senna, Suzanne Lenglen e molti altri. Come scrive l’autore: «Resta il fatto che, specie negli ultimi cinquant’anni, gli eroi sportivi non sono più circoscritti al rispettivo, originario ambito di provenienza. Essi riassumono in sé anche le caratteristiche della personalità eminente, non soltanto del campione e del divo. Si sono fatti largo nell’olimpo dei grandi della terra. Di coloro che cercano di ispirare grandi idee, che fissano degli obiettivi ambiziosi e impellenti, che segnano profondamente il loro tempo». Nell’anno degli Europei di calcio e delle Olimpiadi non potete lasciarvi scappare un buon libro dedicato allo sport. In definitiva un testo assolutamente consigliato.

Cristian Porcino


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sabato 25 giugno 2016

Il mito di Michael Jackson rivive nel libro dedicato a Renato Zero


In occasione del settimo anniversario della morte di Michael Jackson un interessante parallelismo tra la figura di Renato Zero e quella dello showman americano. Entrambi istrionici, perfezionisti, generosi sul palco e misteriosi nella vita, diversi come stile ma accomunati dal pop scenografico, con un vissuto drammatico alle spalle più intuito che esplicitato. Cristian A. Porcino Ferrara, co-autore insieme a Daniela Tuscano di “Chiedi di lui 2.0”, riporta alcune teorie e analizza certi messaggi nascosti nelle canzoni di Jackson. Secondo il filosofo siciliano Michael è stato non solo il più grande performer del mondo, ma l’artista che si è prodigato maggiormente per difendere i diritti delle persone più bisognose. Questo reale altruismo a molti non piacque, e ciò spiegherebbe perché in vita (e non solo) il Re del Pop fu calunniato, diffamato e dilaniato come un cervo da lupi affamati. Dalla lettura del testo veniamo a conoscenza della grande ammirazione di Renato Zero per l’arte di Jackson. “Chiedi di lui 2.0” prosegue con altre chicche e accostamenti originali sull’universo musicale e culturale del Re dei Sorcini. Per i lettori, dunque, non resta che lasciarsi trasportare dall’entusiasmante libro di Tuscano e Porcino Ferrara.
(Tiziano Magrì)

mercoledì 22 giugno 2016

“Canzoni contro l’omofobia e la violenza sulle donne” di Cristian A. Porcino Ferrara


Piccoli volumi hanno talora il pregio delle grandi opere. A questa categoria appartiene l'opera di Cristian A. Porcino Ferrara, appassionante, suasiva, agile ma al tempo stesso densa e corposa. Attraverso lo studio di alcune canzoni di artisti del calibro di Elton John, Madonna, Lady Gaga, Renato Zero, Francesca Michielin, Adriano Celentano, Hozier, Mika, Katy Perry, Mia Martini, i Pooh e Macklemore l'autore stimola il lettore sulla questione dell'omofobia e del femminicidio. Il libro contiene inoltre un progetto educativo da attivare nelle scuole per spiegare ai ragazzi l'identità di genere e le varie forme di affettività.

Dati tecnici del libro:
“Canzoni contro l’omofobia e la violenza sulle donne” di Cristian A. Porcino Ferrara
158 pp,
€ 15,00,
Isbn: 978-1-326-71874-9.
In vendita su: www.lulu.com e www.amazon.it

domenica 5 giugno 2016

“L’importanza di essere straordinari” di Wayne Dyer e Eckhart Tolle


(“L’importanza di essere straordinari” di Wayne Dyer e Eckhart Tolle, libro e dvd, Edizioni Il Punto d’Incontro, € 17,90).

Wayne Dyer e Eckhart Tolle, due delle guide spirituali più influenti al mondo, ci parlano dell’importanza della nostra anima. Noi siamo esseri straordinari, e la consapevolezza di compartecipare alla sorgente di Vita e saggezza presente nell’Universo ci rende speciali. Si può certamente essere scettici o meno dinanzi a queste teorie, ma in un’epoca dominata dalla paura e dalla diffidenza verso il prossimo occorre comprendere che giudicare e condannare imprigionano la nostra vera essenza. Come dice Dyer: “Quando creiamo un mondo di persone straordinarie che vanno oltre ciò per cui sono state programmate, esercitiamo un impatto sulla coscienza dell’intero pianeta”. In definitiva una lezione ricca di filosofia e spiritualità che c'invita a considerare l'impermanenza del tempo, e l’eccezionalità insita nella semplice quotidianità. Assolutamente consigliato.

Cristian Porcino


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venerdì 3 giugno 2016

“Prof, non capisci niente!” di Emanuela Nardo


(“Prof, non capisci niente!” di Emanuela Nardo, Erickson, pp. 180, € 16,00).

Il libro di Emanuela Nardo, come ci suggerisce l’ironico sottotitolo, è un manuale di sopravvivenza per insegnanti sotto stress. L’autrice fornisce modelli didattici ai docenti sfiduciati e poco motivati. Un saggio entusiasmante che restituisce dignità non solo al corpo docente, ma si focalizza sugli allievi e le loro esigenze. Come scrive nell’introduzione Magda Sclaunich: “Il volume propone un percorso che permette di coltivare competenza e sensibilità offrendo spesso il punto di vista incrociato, dell’adulto e dell’adolescente, sulle questioni affrontate”. In definitiva un libro da non perdere assolutamente.

Cristian Porcino


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giovedì 2 giugno 2016

“Pensieri per l’Anno Santo” di Gianpiero Gamaleri


(“Pensieri per l’Anno Santo” di Gianpiero Gamaleri, Libreria Editrice Vaticana, pp. 135, € 12,00).

Gianpiero Gamaleri, sociologo della comunicazione, commenta alcune omelie tenute da papa Francesco. In questi tre anni di pontificato abbiamo imparato a cogliere l’abilità comunicativa di Bergoglio durante le celebrazioni che tiene nella Casa Santa Marta alle sette del mattino. Come scrive Gamaleri ciò che risalta nei discorsi di Francesco è: “Soprattutto la metodologia gesuitica, che dà efficacia ai discorsi organizzandoli per punti in modo quanto mai logico ed efficace, ed è praticata con tanta naturalezza dal Papa. Un Papa che è, come sappiamo, estremamente dotto e al contempo dotato di un’eccezionale semplicità nei gesti e nelle parole”. Bergoglio tratta tutti i temi a lui più cari come la fratellanza universale, la lotta alla corruzione, l’amore per ogni persona e molto altro. “Pensieri per l’Anno Santo” ha il pregio di far comprendere appieno il pensiero di Francesco, e soprattutto di rendere il papa ancor più vicino alla gente.
Assolutamente consigliato.

Cristian Porcino


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mercoledì 1 giugno 2016

“Il delitto del conte Neville” di Amélie Nothomb


(“Il delitto del conte Neville” di Amélie Nothomb, Voland, pp. 93, € 14,00).

Amélie Nothomb è una delle scrittrici più originali e interessanti degli ultimi vent’anni. I suoi libri non sono per nulla prevedibili e catturano immediatamente il lettore. Ne “Il delitto del conte Neville” ci troviamo dinnanzi a dei personaggi molto particolari e soprattutto ben descritti. La giovane protagonista, Sérieuse Neville, incarna i principi esistenzialisti e la voglia costante di smascherare le realtà apprese, soprattutto lottando contro l’anestetizzazione dei sentimenti. La diciassettenne rappresenta la gioventù odierna indolente e confusa. Alcuni giovani si deprimono con poco e si esaltano con altrettanta facilità. In definitiva un piccolo romanzo da leggere assolutamente.

Cristian Porcino

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domenica 22 maggio 2016

“Il vangelo secondo Star Wars” di Peter Ciaccio e Andreas Köhn


(“Il vangelo secondo Star Wars” di Peter Ciaccio e Andreas Köhn, Claudiana, pp. 130, € 12,90).

L’epica saga di Star Wars riletta attraverso lo studio originalissimo di due importanti teologi: Peter Ciaccio e Andreas Köhn. Il saggio in questione svela scenari finora soltanto intravisti oppure del tutto inediti. Sapevate, ad esempio, che lo gnosticismo, il noviziato buddista, la trinità cristiana e molto altro hanno influenzato l’universo creato da George Lucas? Inoltre all’interno del testo si azzardano diverse ipotesi sul significato della frase “Che la forza sia con te”. Come si legge nella prefazione: “Il fenomeno Star Wars è qualcosa di più di una semplice opera o di una saga in sei o più film: è un universo mitologico, una cosmogonia, un mondo parallelo al nostro”. In definitiva un libro che ingolosisce i fan di Anakin Skywalker e company, mentre incuriosisce gli spettatori emotivamente distaccati da questo fenomeno cinematografico iniziato nel 1977. Da non perdere.

Cristian Porcino


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martedì 17 maggio 2016

“Obama il grande” di Massimo Teodori


(“Obama il grande” di Massimo Teodori, Marsilio, pp. 110, € 10,00).

Massimo Teodori, docente di storia e istituzioni degli Stati Uniti, traccia un bilancio intenso ed esaustivo di Barack Obama. Obama ha rappresentato un forte segnale di cambiamento e di discontinuità rispetto al fallimentare piano guerrafondaio portato avanti dal predecessore George W. Bush. In solo otto anni (2008-2016) Obama è diventato un’icona di libertà e di rinnovamento che ha contagiato non solo gli americani ma anche noi europei. Da sempre in prima linea per colmare le disuguaglianze fra ricchi e poveri, si è impegnato inoltre per la difesa dei diritti civili e la tutela dell’ambiente e molto altro. Come scrive Teodori: “Ritengo che Obama sarà giudicato un grande presidente malgrado gli errori e le carenze che ne hanno connotato la politica estera”. All’interno del libro si trova una guida essenziale per comprendere i meccanismi che si celano dietro le elezioni 2016, e una breve descrizione dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti d’America. In definitiva un libro da leggere assolutamente.

Cristian Porcino


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mercoledì 4 maggio 2016

Uno Zero… a nudo. Nuovo saggio dedicato al cantautore



(ANDREA LANZA) - Un libro colto e particolareggiato che illustra la carriera e l’umanità di Renato Zero. Ecco l’ultima fatica del tandem Daniela Tuscano-Cristian A. Porcino Ferrara. Chiedi di lui 2.0 (edizioni Lulu) ha la forma di un viaggio avventuroso, esauriente. Persino troppo, forse, per un artista importante per il panorama culturale italiano ma il cui vero talento è talora rimasto sottotraccia. L’opera ha il pregio di illuminare meglio il lettore sulla parabola per molti aspetti imprevedibile dello Zero nazionale. Da emarginato e, forse suo malgrado, rappresentante delle minoranze, Renato si è conquistato un pubblico che – a ripercorrere le pagine del libro, dagli esordi nei sobborghi della Roma alla “ragazzi di vita” ai luccicanti giorni nostri – per molto tempo l’aveva deriso e detestato. Si rimane stupiti dalla multiformità di esperienze maturate da un autore troppo sbrigativamente identificato solo come il Re dei Sorcini mentre è stato forse l’unico davvero rock. Al tempo stesso si prova un po’ di rammarico per quello che sarebbe potuto diventare, al di là dei grandi numeri, se avesse lasciato espandersi del tutto la sua vena iconoclasta senza indulgere alle propensioni conservatrici che, pur esistenti fin dall’inizio, un tempo erano equamente controbilanciate. Ciò emerge anche nell’ultimo album Alt, gradevole e volonteroso nella sua ricerca d’impegno ma con una copertina che richiama un passato provocatore in verità non presente nel disco (e sembra che i recenti servizi su di lui siano tesi quasi ad “aggiustare il tiro” dopo la mancata solidarietà ai diritti civili sul palco di Sanremo). Esistono sì appelli alla tolleranza ma, restando sulle generali, possono essere interpretati - e smentiti - in varie direzioni, dalla disabilità alla emarginazione dei diversi. Comunque, Zero rimane una pietra miliare nel panorama musicale nostrano ed è giusto che un libro lo sottolinei, anche con insistenza. Chiedi di lui 2.0 restituisce Renato Zero al suo pubblico originario, ridisegna la sua ragion d’essere spogliandolo di tutte le sovrastrutture di cui è stato ammantato nel corso degli anni. Ce lo riconsegna nella sua “vera” rivoluzione, “maledetto” senza dimenticarne il lato clownesco e anche moralista, la tensione religiosa, ma lontana da ridicole “santificazioni” così come da sterili filippiche di fans delusi.

lunedì 2 maggio 2016

“Rhapsody in blue” di Serena Piazza


(“Rhapsody in blue” di Serena Piazza, rueBallu, pp. 80, € 18,00).

Il libro scritto da Serena Piazza e illustrato dall’artista Nadia Campanotta racconta la genesi dell’opera musicale di George Gershwin. I suoni e richiami di una New York d’inizio Novecento spingono Gershwin a dare voce al suo daimon interiore. La musica entra accidentalmente nella sua vita e sarà parte integrante della sua breve ma intensa esistenza. Il ritmo frenetico della Grande Mela ispira George e scandisce le sue giornate. Seduto al suo pianoforte il geniale musicista americano ha creato capolavori che ancora oggi il mondo celebra con puntualità e grande interesse. Grazie alla scrittura piacevole e dinamica del libro i giovani lettori si appassioneranno alla vita e alla musica di un compositore davvero eccelso. In definitiva un libro da leggere assolutamente.

Cristian Porcino


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martedì 12 aprile 2016

ALT: ORA CHIEDIAMO… DI RENATO! - Nuovo libro e nuovo disco


Comprendere lo Zero di oggi alla luce delle sue radici: questo sembra essere l’intento di Daniela Tuscano e Cristian A.Porcino Ferrara che col nuovo libro Chiedi di lui 2.0 [si acquista online su Lulu e Amazon ndr] non si limitano a ripercorrere – con una puntualità finora sconosciuta e sorprendente – le tappe della carriera artistica e umana del cantautore romano, ma a narrare come lo hanno vissuto e cosa ha rappresentato per la storia e l’immaginario italiano. I nostri autori partono dalle radici e arrivano fino ai giorni nostri colmando un vuoto. Infatti la maggior parte del pubblico tende a cogliere solo alcune parti della sua personalità sfaccettata mentre certe sue scelte, nel bene e nel male, si capiscono solo conoscendo tutto il suo cammino.



- Con un libro come il vostro non occorrerebbe sviscerare Alt canzone per canzone. Ma proviamoci lo stesso. Si ha come l’impressione che tutto sia stato detto e oggi si cerchino punti fermi, serenità….

Cristian: «Alt è un album di qualità, in grado di stimolare una riflessione sul mondo circostante. Sicuramente non un capolavoro ma ugualmente interessante. A mio avviso è un disco profondamente cattolico. La terminologia usata da Zero appartiene alla tradizione culturale giudaico-cattolica. Cito solo alcuni esempi: per ben due volte si chiamano in causa le schiere angeliche e non solamente nel brano che s’intitola, per l’appunto, Il cielo è degli angeli ma anche in Gesù (ognuno ha le sue credenze riguardo l’esistenza delle creature celesti, ma consiglierei la lettura illuminante del libro apposito del teologo Helmut Fischer). Si parla di assoluzione in Vi assolverete mai e di farisei, mentre ne Il tuo sorriso si fa riferimento ai trenta denari, cifra pagata a Giuda per il suo tradimento. Poi dopo Padre nostro (1981), Ave Maria (1993), La pace sia con te (1998), Non si fa giorno mai (2003), Immi Ruah (2005), La vita è un dono (2005), Il sole che non vedi (2009) era, forse, l’ora di Gesù. Sette brani, molto ma molto diversi fra loro, che potrebbero formare una messa laica già annunciata diversi anni fa dal re dei sorcini. In Gesù ci sono tutti gli elementi del cattolicesimo: i già citati angeli, l’Arca (di Noè o dell’Allenza?), il verso “La natura hai i suoi limiti!” piacerà molto alla CEI e poi il perdono. Infine il brano Vi assolverete mai ha un finale quasi liturgico. In Chiedi Renato augura di trovare un “Dio nel quale credi” e si citano i “dieci comandamenti”. Dall’ascolto di Alt si evince il legame di Zero con la fede di appartenenza».

Daniela
: «Concordo con Cristian, sia io sia lui abbiamo dedicato molto spazio al cattolicesimo nelle canzoni di Renato. A questo proposito mi vengono in mente certe amare considerazioni di Ron, altro autore dichiaratamente (ma, a mio parere, più discretamente e intimamente) cattolico: in Usa o in Inghilterra nessuno si scandalizza se qualcuno termina un suo concerto invocando la benedizione di Dio sul suo pubblico; qui succederebbe un disastro. D’altro lato è vero che i Paesi anglosassoni, di tradizione protestante, hanno un background profondamente secolarizzato. Nella nostra storia c’è invece l’influenza del Papato che molti avvertono come zavorra. Per questo comporre brani esplicitamente “religiosi” è un rischio che in pochi hanno voluto correre. A questo aggiungiamo la perdita delle nostre radici, di quello che Testori chiamava “il nostro latino”, per cui oggi aver fama d’intelligente significa necessariamente essere antireligiosi e più segnatamente anticattolici. Tutto quanto non ci ha del resto resi più tolleranti e aperti intellettualmente, ma solo più cinici e insensibili: basti pensare alla scarsa sensibilità verso il dramma dei profughi e dei cristiani del Medio Oriente. Zero in questo senso è andato controcorrente, almeno nella prima parte della carriera. E ha fatto bene a “rivendicarlo”. In seguito ha accentuato, in positivo e in negativo, il carattere italiano e, direi, romano della sua religiosità. Certo, il tono declamatorio non manca, benché meno accentuato che nel recente passato, però…».

- Concordate con chi considera Alt il disco più impegnato di Zero?

Cristian/Daniela: «Diremmo che occorre uscire dall’equivoco di fondo a cui Renato, suo malgrado, ha preso parte durante la presentazione del disco. La stampa nazionale dipinge Alt come l’album più impegnato di Zero, quando da 50 anni i suoi dischi raccontano la vita in tutte le sue sfaccettature. Chi sostiene questo non conosce bene il percorso artistico di Zero e lo invitiamo a leggere il nostro libro per rendersene conto!».

- Quali sono i pezzi più riusciti secondo voi?


Cristian: «Le canzoni che secondo me rappresentano meglio l’album sono: In questo misero show, La voce che ti do e Rivoluzione. Il testo della seconda traccia dell’album è un bel ritratto sulla condizione dell’Arte in un paese che non valorizza le sue eccellenze. La voce che ti do è un piccolo capolavoro di testo e musica. Mentre Rivoluzione è più incisiva di Chiedi. È con Rivoluzione che Zero stimola i suoi ascoltatori a scendere in piazza a protestare. Nel singolo di lancio scelto, invece, manca il referente principale a cui l’individuo deve chiedere qualcosa e sembra, più che altro, una sequela di luoghi comuni».

Daniela: «Come è accaduto in varie occasioni i singoli di lancio non si sono rivelati i migliori dell’album (a mo’ di esempio ricordo A braccia aperte, che non si poteva certo considerare il brano più incisivo d’un disco potente come Cattura). Io pure ho apprezzato In questo misero show fin dal primo ascolto. Senza dubbio quella più elaborata e impegnativa resta La voce che ti do e, visto che si è accennato alle assoluzioni, non disprezzo nemmeno Gesù almeno a livello d’intuizione: l’idea suggerita da Renato, di questo Cristo che in fondo rappresenta il nostro anelito a una maggiore umanità, non sarà originalissima ma in questo periodo è utile. Ma, almeno finora, in cima alla mia personale classifica si trova La lista, e non tanto per le spiegazioni fornite da lui; ma perché è vicina alle sue corde e perché da essa emerge un Renato “vecchio”. Sotto certi aspetti potrebbe essere un Tragico samba quarant’anni dopo. Ho l’impressione che soprattutto un brano simile rispecchi una realtà da lui conosciuta pienamente. E mi piace sia “vecchio” – non invecchiato – perché questo è il suo mondo oggi. Renato ha cantato la terza età quando ancora vi era ben lontano; adesso, in epoca di giovanilismi a tutti i costi (mentre, fra l’altro, la popolazione incanutisce sempre più) è salutare mostrarsi coi propri acciacchi e rughe, senza vergognarsene».

- Come giudicate suoni e tematiche?


Cristian: «I suoni sono in linea con un disco che ha il compito di far riflettere l’ascoltatore. Suoni delicati e per certi aspetti meditativi. Le tematiche come accennavo prima sono in prevalenza di derivazione spirituale e predomina l’indignazione per una contemporaneità sempre più edonista e indifferente ai mali del mondo».

Daniela: «Io ho sempre preferito l’essenzialità e i suoni crudi, quindi l’eccesso d’ariosità e d’archi era molto lontano dal mio sentire. Renato era potenzialmente un Frank Zappa ma ha optato molto presto per il pop, e un certo pop. In questo disco però si avverte la necessità di “asciugarsi”, la miscellanea di più stili non è ridondante e ciò è senza dubbio positivo».

(Engy Arlotta) - AlzoZero aprile 2016

sabato 2 aprile 2016

“Chiedi di lui 2.0: Un’enciclopedia su Renato Zero!”


È possibile coniugare la cultura, il divertimento e la musica leggera? Daniela Tuscano e Cristian A. Porcino Ferrara sono convinti di sì e hanno ragione. Hanno infatti realizzato un’opera dedicata a un popolarissimo cantautore italiano, Renato Zero, riuscendo nei tre intenti. Non era impresa facile perché la dote prima per realizzare un libro è saper scrivere. Sembra ovvio ma non lo è, al giorno d’oggi. Bisogna poi riuscire a coinvolgere: e anche quest’obiettivo è stato raggiunto. In terzo luogo è necessario interessare. Renato Zero attraversa con le sue canzoni 40 anni di costume, arte, addirittura politica. È stato il più internazionale dei cantanti italiani, il più provocatorio ma anche il più frainteso. Daniela e Cristian ripercorrono, con una ricchezza di particolari e dettagli finora non riscontrata in nessun’altra pubblicazione a tema, la carriera e la vita di questo poliedrico autore dagli inizi periferici e pasoliniani, alle provocazioni, forti ma mai gratuite, alle cadute fino alla glorificazione attuale. Il tutto con passione ma senza sconti. I nostri amici non nascondono nessuna luce ma nemmeno le ombre, riuscendo (anche questo un piccolo miracolo) a realizzare un equilibrio invidiabile tra informazione, notizie inedite, la recente mostra a lui dedicata, testimonianze in prima persona ma anche competenza e professionale distacco. Fanno anche piazza pulita degli equivoci (spesso voluti) di molti sulla figura di Zero, soprattutto oggi, quando l’artista sembra essersi volto a un pubblico più tradizionale e a un’immagine più rassicurante. Non manca nemmeno una disamina efficace su certe prese di posizione controverse, non escluso l’ultimo Sanremo. Un’opera, diciamolo pure, “enciclopedica” che non sembra mirata solo al sorcino affezionato ma a qualsiasi appassionato di (contro)cultura degli anni ’70, spettacolo, filosofia, sessualità e religione, argomenti di solito affrontati dagli specialisti e qui invece proposti con un taglio accessibile a tutti e al tempo stesso profondo.

(Alessia Brusorio)

Il libro è in vendita su amazon

venerdì 1 aprile 2016

“Filosofia in giardino” di Damon Young



(“Filosofia in giardino” di Damon Young, Iacobelli Editore, pp. 191, € 16,00).

Il libro di Damon Young ci svela un giardino segreto dove scrittori e filosofi hanno attinto ispirazione per dar vita alle loro opere. Il rapporto della natura con la filosofia è ben descritto da Aristotele, ma in questo saggio c’imbattiamo, ad esempio, in un giovane Marcel Proust intento a scrivere una recensione di 1600 parole per una poetessa di sua conoscenza. Seguiamo le passeggiate solitarie di Rousseau, le meditazioni di Nietzsche sotto un albero di limone a Sorrento e molti altri. Come scrive Young: “Il giardino non è soltanto un luogo ritirato o una fonte di esercizio fisico. È anche intellettualmente stimolante in sé e per sé, essendo la fusione di due principi filosofici basilari: umanità e natura”. In definitiva un libro assolutamente consigliato.

Cristian Porcino


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lunedì 28 marzo 2016

“Paolo Poli, la scomparsa di un genio ribelle”



Il più pagano dei cristiani se n'è andato proprio un venerdì santo. Atterrava nella mia Milano ogni anno, ed era sempre goduria. Amore ricambiatissimo: teatro Carcano sempre pieno. Amichevolmente, sensualmente, riverentemente pieno. Paolo Poli era il nostro attore più italiano ed europeo, la nostra coscienza sottotraccia, libero e leggiadro, il Machiavelli del palcoscenico. Ma senza cattiveria, semmai con amabilissima perfidia. Perché Paolo, a differenza del suo concittadino Niccolò, buono lo era.
Poli s'è incuneato lungo il periglioso Novecento col suo metro e novanta d'irriverenza, femminilità, preziosismi letterari e battuage. È stato l'omosessuale (o l'invertito, ecco) quando non si poteva esserlo ma lui ci riusciva ogni volta, e smaccatamente. È stato il travestito senza mai diventar maschera, c'era lui non dietro, ma in mezzo, oltre quelle piume. Mica gli serviva, l'ambiguità.
È stato tradizione quando trionfavano le avanguardie che sapevano di vecchio e le sbaragliava immancabilmente. È stato il nostro maestro (maestra) dalla penna rossa, ci faceva il ripasso, ma no, la lectio magistralis su Palazzeschi Parise Artusi Pascoli (ma si, pure Manzoni) e mamme e Italia porcella ipocrita contadina e futurista, pacchiana nel suo virilismo in stivaloni neri. E fustigata (in tutti i sensi) nei cinemini di periferia, che' quelli erano il nostro vero confessionale. Paolo, hai avuto una vita lunghissima, ma eri un non concluso tanto straripava il tuo pozzo nero!!! (Così avrebbe esclamato monsieur Proust). E adesso chi riempie il nostro orfelinato? Oh beh ci arrangiassimo, e hai ragione, dato che abbiamo saputo applaudirti, scroscianti, solo a teatro, per poi continuare a indossar maschere nella vita. Addio, caro signore. La terra ti sia lieve.

© Daniela Tuscano

martedì 22 marzo 2016

“Pensare l’Islam” di Michel Onfray


(“Pensare l’Islam” di Michel Onfray, Ponte alle grazie, pp. 157, € 10,00).

Esce in Italia, ma non in Francia, la prima edizione del nuovo libro di Michel Onfray. Onfray è un filosofo contestato e amato allo stesso modo. Si può concordare o no con il suo pensiero, però l’autore del “Trattato di ateologia” non scende mai a patti con nessuno e non risparmia critiche ad ogni forma di religione. Per Onfray i testi sacri devono essere letti e studiati così come si fa con le opere di Platone o Aristotele. Scrive Onfray: “Dobbiamo poter leggere con occhi storici i testi sacri di tutte le religioni come si fa con i testi filosofici, spirituali e politici – tanto più che i tre testi monoteisti sono anche testi filosofici, spirituali e politici!”. Ma il filosofo francese critica aspramente anche l’Occidente e la stessa Francia sulla politica estera condotta negli anni. Inoltre il filosofo pone l’accento sulla capacità di essere morali anche senza la credenza in un Dio, e ragiona sulle cause che si annidano dietro il terrorismo di matrice islamica. In definitiva un testo polemico che può favorire un dibattito filosofico sul valore della laicità definito da Onfray “un concetto vivo e non un dogma morto”. Da leggere.


Cristian Porcino


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venerdì 18 marzo 2016

Renato Zero, Quello che non ha detto, Nuova edizione del libro “Chiedi di lui”, viaggio tra le note dell’artista romano. Incontro con gli autori, Daniela Tuscano e Cristian A. Porcino Ferrara


1) Una nuova edizione di “Chiedi di lui” alla vigilia del nuovo album “Alt”, anche questa godibilissima, ancor più ricca della prima. Ma perché questa scelta?


Cristian e Daniela: «L’idea della nuova edizione è nata l’anno scorso, quindi ben prima dell’annuncio del suo nuovo lavoro. Infatti è uscito prima di “Alt” e non in contemporanea o subito dopo. Abbiamo semplicemente avvertito la necessità di sviluppare altri aspetti che nella prima edizione erano stati solamente abbozzati. “Chiedi di lui 2.0” è sì una nuova edizione, ma al contempo un nuovo libro. Ci sono più di 150 pagine nuove e percorsi del tutto inediti».

2) Di Zero sembra si sappia tutto, in realtà non è così e forse in questo risiede il suo fascino, che ne pensate?

Cristian: «Certamente. In realtà nessuno può sapere tutto di un artista. Ogni libro è un tassello che arricchisce l’immaginario di un artista. Possiamo leggere mille biografie e interviste di quel dato cantante o pittore, ma non scopriremo mai il suo mondo segreto. Quello che tocca a noi scrittori e studiosi è, per l’appunto, analizzare certi aspetti poco conosciuti, anche da un punto di vista semiotico, e studiarli alla luce della logica, della critica e non basarci solo sull’opinione che ne hanno i suoi ammiratori».

Daniela: «Il fascino di Zero risiede proprio nel presentarsi come una sorta di fratello maggiore o amico intimo, uno che ti confida tutto, che è proprio vicino a te. Il coinvolgimento emotivo è totale. Credo che la sua intimità sia molto più variegata, come quella di ognuno di noi. Ma l’artista amplifica e semplifica: l’identificazione scatta automatica specialmente verso personaggi carismatici come lui».

3) Nella prefazione alla nuova edizione leggiamo che Renato proveniva dall’avanguardia e certo questa cosa sorprende: poi si citano sue frequentazioni davvero inaspettate… e si finisce con Parco Lambro. Come mai?

Daniela: «Oggi uno Zero di quel tipo sarebbe inimmaginabile, ma a quei tempi era un passaggio quasi obbligato. In altri contesti, non lo voleva nessuno. Che poi lui si trovasse a suo agio, era un altro paio di maniche. Negli anni Settanta si respirava quell’aria, volenti o nolenti. Peraltro, in ambienti, diciamo così, duri e puri, i suoi primi lavori suscitavano una certa diffidenza dato che si risolvevano nella consueta formula della canzone di tre-quattro minuti. Renato è riuscito a divulgare con l’essenzialità e con una certa facilità di scrittura espressioni artistiche altrimenti riservate a un pubblico di nicchia».

4) Avete dedicato molta parte della vostra opera alla relazione tra Renato e Pasolini. Non solo nella prima parte della sua carriera, come sarebbe logico supporre, ma anche nella seconda (mi sembra anzi che quella di Cristian sia più corposa). La vicinanza di Pier Paolo alla musica popolare è notoria ma perché nessuno sembra mai accorgersi delle tracce “pasoliniane” in Zero? Al limite si fa un generico accenno alle periferie romane, ma fermi lì. Mentre con De André, Giovanna Marini, De Gregori il discorso cambia notevolmente…

Cristian: «Con Pasolini ho un rapporto speciale e l’ho raccontato anche nel libro. Da ragazzino fui preso di mira da un insegnante che detestava Pier Paolo e lo considerava l’untore, il male assoluto. Nel mio lavoro precedente (“Tutta colpa del whisky” ndr) ho definito Pier Paolo un “maestro dell’esistere”. Pasolini è stato spesso trattato con snobberia, senza tener conto che la sua linfa poetica era alimentata dal popolo, dalla gente comune. In virtù di questo Pasolini può essere considerato un artista pop. Celebri le sue inchieste on the road. Per quanto riguarda Renato Zero all’inizio non fu preso in considerazione perché nelle sue canzoni raccontava le periferie esistenziali, mentre molti cantautori erano più propensi a narrare realtà sociali intrise di ideologie. Oggi però le cose sono sostanzialmente cambiate e Zero è amato e compreso dalla gente».

Daniela: «Le cose sono cambiate ma anche Zero è profondamente cambiato. E onestamente adesso non lo si può più accostare a Pasolini, nemmeno per analogia (non dimentichiamo che lui stesso ne prese le distanze in un’intervista del 2010). Un tempo, però, senza Pier Paolo sarebbe stato difficile comprendere del tutto l’opera di Renato. La scarsa considerazione nei suoi confronti non mi stupisce. La cultura italiana è spocchiosa e, di conseguenza, provinciale. Menzionare De André o Giovanna Marini è considerato un punto d’onore, citare Renato Zero no. Di qui la scarsa attenzione verso un artista che, al contrario, è stato fino a un certo punto il più vicino di tutti al mondo di Pasolini».

5) De André, Zero, Pasolini… Quali legami, quali differenze?

Cristia
n: «Sicuramente ci sono dei legami e non solo con il mondo pasoliniano, ma in questa sede è quasi impossibile elencarli tutti. In parte mi sono già occupato della tematica culturale nel mio libro “I cantautori e la filosofia da Battiato a Zero”. Lascio dunque la parola a Daniela».

Daniela: «Fabrizio aveva un approccio decisamente più intellettuale, di testa; o meglio, aveva il cuore in testa. Renato esattamente l’opposto. Ma cito solo un esempio. Il 28 novembre scorso, coi miei studenti di Ragioneria, organizzai un incontro [fra i partecipanti lo scrittore Mattia Morretta, ndr] dedicato al poeta nel 40° della morte. Aggregammo ai brani del poeta alcune canzoni, fra cui “Casal de’ pazzi” che venne eseguita dal vivo. Un mio collega, dopo averla ascoltata, ha esclamato: “Però! Più l’ascolto e più mi piace, ha un bel testo ed è musicalmente molto elaborata”. Ma prima di quel giorno non la conosceva nessuno».

6) Posto esista, qual è il disco o il brano più pasoliniano di Renato?

Cristian: «Ma un brano o un album in particolare non saprei indicarlo. Chiaramente il Renato Zero degli esordi è più vicino al mondo pasoliniano di quanto, invece, lo sia adesso. Per carità non so se Zero abbia mai letto Pasolini, ma ne condivideva, certamente molti aspetti, anche in modo inconsapevole. “Quando non sei più di nessuno” uscito nel 1993 in un certo qual modo conteneva tracce di quell’universo lì. Infatti al suo interno si trovava “Casal de’ pazzi”. Anche “Per non essere così” è un brano che mi riporta alla mente il mondo di “Accattone”; oppure “ Pionieri” o “Marciapiedi”».

Daniela: «Nemmeno per me esiste un disco “pasoliniano” al cento per cento nella produzione di Renato. Neppure “Zerofobia”, che nella sua metropolitanità esasperata è invece il suo album meno europeo, autenticamente e visceralmente rock. Quindi ben oltre la periferia di Pier Paolo, al limite più confinante con alcuni paesaggi di Testori, che non a caso era e viveva a Milano. Purtroppo oggi l’aggettivo “pasoliniano” è abusato e finisce per significare tutto e niente: qualsiasi situazione scollacciata, qualsiasi canzone con allusioni forti (o circa) viene sbrigativamente definita “pasoliniana”, quando spesso non lo è affatto. Comunque, sono d’accordo con Cristian; forse è proprio in “Artide Antartide” che troviamo affreschi, sia pure un po’ manieristici, capaci di rievocare alcune pellicole di PPP».

7) Un altro artista che ha molto in comune con Pier Paolo è Massimo Ranieri, di cui sta per uscire il film “La Macchinazione”. Anche in tal caso: quali le affinità tra Pasolini, Massimo e Renato? E tra i due cantanti?

Cristian: «Considero Massimo Ranieri uno degli artisti italiani più completi in assoluto. Ha una voce spettacolare e carisma da vendere. La sua presenza in un film o show televisivo è sinonimo di garanzia. Inoltre Ranieri è un eccellente attore di teatro e proprio qualche anno fa ho avuto modo di apprezzarlo dal vivo nello spettacolo “Viviani Varietà”. Con Pasolini Ranieri ha in comune l’aspetto. La sua somiglianza con Pier Paolo è davvero impressionante. Massimo e Renato sono stati, e lo sono ancora, degli istrioni. Devoti alla loro arte si sono cimentati in diversi ruoli e campi artistici. Non a caso la celebre canzone di Charles Aznavour, “L’istrione”, è stata cantata in coppia da Ranieri e Zero durante la trasmissione televisiva TGZDM. Sono certo che “La Macchinazione” renderà il giusto merito a Pier Paolo, sicuramente più del film di Abel Ferrara.»

Daniela: «Aspetto con impazienza il film di Massimo. È un attore molto espressivo. Con Pasolini sarà costretto a diventare espressionista, considerato che, poi, ha dovuto interpretare l’ultimo, e più fosco, capitolo della sua vita. Ecco, somiglianza a parte, per la carnale spontaneità accosto Massimo al Pasolini “friulano”, così goloso della vita, ma anche così ottimisticamente ingenuo e aurorale. Qui invece l’artista napoletano ha dovuto asciugarsi, riporre in un angolo la sua dirompenza meridionale per calarsi nel vuoto dell’uomo incupito, solo, sperduto, dirozzato. Quale che sia il risultato finale, ho fiducia comunque nella buona riuscita dell’opera anche perché l’uomo è umile, sa imparare. In questo è diverso da Renato, che Pier Paolo l’ha spesso subito, sentendoselo gravare sulle spalle in modo talora insopportabile. Poi ha voluto liberarsene. Adesso, Zero somiglia di più a un dispensatore di saggi consigli e sembra aver cancellato la parte nera – “dark”, direi – della sua arte e forse della sua esistenza».

8) Anche Paolo Bonacelli, altro attore pasoliniano (pensiamo a “Salò”) ha lavorato con Renato sia in “Ciao Nì” sia in “Tutti Gli Zeri Del Mondo” [film del ’79 e spettacolo monografico in quattro puntate andato in onda nel 2000, ndr]… Un caso?

Daniela: «Non ne ho la più pallida idea… Può trattarsi, com’è accaduto per “Calore”, d’intertestualità; non va dimenticato che in Bonacelli c’è anche molto Fellini, quell’atmosfera estatica, grottesca e saporosa capace di stendere sulle realtà più sordide un velo d’innocenza fatata».

9) Entrambi ricordate la parentela con Mario Tronti e alcune posizioni di Pasolini contro l’aborto e il divorzio che gli suscitarono fraintendimenti da parte dei settori della sinistra e, al tempo stesso, l’elogio della destra clericale e conservatrice…

Cristian: «Nonostante la parentela con Mario Tronti Renato Zero ha cercato di tenersi ben alla larga dalle correnti politiche. Purtroppo molte frange estremiste di destra amano le sue canzoni e le strumentalizzano per fomentare sentimenti di intolleranza e omofobia».

Daniela: «Tronti appartiene all’antica scuola marxista. È uno spirito immaginifico, con saldi principi morali. Per questo non sorprende la sua opposizione, condivisa da molti intellettuali della sinistra storica, alla tecnocrazia capitalista che trasforma i corpi in merce (utero in affitto oggi, aborto ieri). Pasolini venne strumentalizzato come oggi viene strumentalizzato Zero; fatte le debite proporzioni, sia chiaro. Ma quest’ultimo ha lanciato messaggi più ambigui».

10) Alcuni brani di Renato sono rimasti un po’ in sordina; altri vengono continuamente riproposti. Perché?

Daniela: «Bisognerebbe chiederlo a lui… Certo non è facile operare una selezione dopo 50 anni di carriera e non sta a me suggerire le scalette per i prossimi concerti! Non nascondo, però, che preferirei ascoltare canzoni come, appunto, “Casal de’ pazzi” al posto di altre, magari di maggior impatto, ma meno indicative della ricchezza dell’arte di Renato. Però, lo ripeto, si tratta di scelte molto personali sulle quali non mi pronuncio».

11) A proposito di scelte, cosa ne pensate della copertina di “Alt”? Parrebbe un ritorno a quelle atmosfere “dark” cui ci si riferiva poc’anzi…

Cristian: «La copertina di “Alt” ha un gusto vintage. A me ricorda molto gli anni’80 e in special modo alcuni video dei Pet Shop Boys o di Freddie Mercury e i Village people. Con quel look da Visitors sembra proprio omaggiare quel decennio lì».

Daniela: «Non lo so. Senza dubbio, se voleva scioccare, c’è riuscito. Tutto sta a vedere se rispecchia davvero il contenuto dell’album. A me rievoca certo situazionismo di “Voyeur”, ma le ultime prove, anche i due singoli, non sembrano andare in questa direzione. È pur vero che, a volte, i brani di lancio non esprimono appieno lo “spirito” dell’album. Penso per esempio a “A braccia aperte”: non si può certo dire che fosse il brano più riuscito, né quello più significativo d’un lavoro elaborato come “Cattura”».

12) E le critiche a Madonna?

Cristian: «Zero ha ammesso di non amare Madonna e di non stimarla affatto. Eppure i due artisti rappresentano una tipologia di musica che si concentra anche sull’aspetto visivo della performance musicale. Sull’immagine hanno costruito entrambi una carriera quindi non si capisce da quale pulpito parta la predica o in questo caso la critica di Zero».

13) L’esperienza poco riuscita di TGZDM dimostra che Zero “non è un mito transgenerazionale”, come si legge nel libro; molti, oggi, sarebbero pronti a giurare di sì.

Cristian: «Io non parlerei di esperienza poco riuscita. I programmi televisivi si misurano, ahimé, con i dati Auditel e non con la qualità degli stessi. Detto questo il Renato Zero di TGZDM non era il Renato di oggi. Nel senso che adesso il suo pubblico è enormemente cresciuto ed è diventato un cantante per famiglie. All’epoca manteneva ancora un po’ di quel sano distacco e non temeva la cosiddetta “emarginazione” della maggioranza».

Daniela: «Ho sempre sostenuto che Renato, proveniente dal teatro, non ha i “tempi” televisivi. Ciò premesso, se da un lato concordo con Cristian, dall’altro quell’one-man-show mi ha dato un’idea d’incompiutezza. E non solo per i superospiti negati a Zero. Talora ho avuto davvero la percezione di “vorrei ma non posso”. Quella trasmissione ha tentato di conciliare messaggi importanti, anche forti, e un’immagine sostanzialmente ancora trasgressiva, con la paciosità familiare e familista della prima rete Rai. Un’operazione praticamente impossibile, o impossibile a uno come Renato, che più cerca di “addomesticarsi”, più suscita perplessità».

14) Cristian, come spieghi l’affinità con Jackson e la freddezza con Bowie dopo la morte? E perché, secondo te, Renato è più affine a Elton John?

Cristian: «All’interno del libro troverete diversi capitoli incentrati sul confronto Jackson-Zero e Bowie - Renato. Le reazioni sono diverse perché con il Re del Pop Zero non si è mai sentito in competizione, mentre con Bowie ha subìto, nel tempo, diversi paragoni. Detto ciò la freddezza con cui ha trattato la scomparsa di David Bowie è inaccettabile e leggendo il libro capirete perché. Con Elton sono molte le cose che lo accomunano. Look, brio, comportamenti in scena, etc. Ovviamente Michael, David e Elton sono musicisti mentre Renato no. Comunque nel testo si discute delle sue affinità con questi grandi artisti e non di scopiazzamenti inesistenti. Sia chiaro!»

15) L’ammirazione del cantante per Wojtyla non può essere spiegata anche dal fatto che il papa polacco era stato un grande attore?

Cristian: «Ovviamente. Renato Zero ha portato in scena la maschera teatrale e frequentato il mondo della recitazione. Wojtyla è riuscito ad arrivare alle masse grazie proprio al suo trascorso di attore. Giovanni Paolo II nel suo libro “Alzatevi, Andiamo!” ricordava l’importanza formativa del teatro. Anche il pontefice descritto da Nanni Moretti in “Habemus Papam” dice alla psicologa che il suo lavoro è recitare. Senza offesa per nessuno ma Zero ha sempre avuto delle smanie di grandezza tipiche di un artista e Wojtyla è stato il papa più massmediatico di sempre. Non a caso subito dopo la sua elezione alla soglia di Pietro la Marvel, la casa editrice dei supereroi, gli dedicò un fumetto. La fede con lui è diventata spettacolo. Nacquero le messe di massa celebrate da una vera pop(e) star del Sacro».

16) Forse è vero che il travestito di “Mi vendo” non sarebbe mai andato a un Pride ma resta che le sue canzoni ai Pride ancora oggi sono eseguite. Come si spiega?

Daniela: «Perché nessuno meglio di lui ha saputo ritrarre non solo un’epoca ma uno stato d’animo, un vissuto. Chi c’era in quegli anni non può negarlo».

17) “Che lo si voglia ammettere oppure no Renato Zero, come ho già ricordato diverse volte, ha favorito la discussione sull’omosessualità in una nazione ancorata ancora a retrivi pregiudizi di matrice cattolica… Chi lo nega è solamente in malafede, oppure vuole ricondurre tutto ad una strategia di marketing improntata dal cantante per ingannare il suo pubblico e raggiungere facilmente il successo”. Cristian, queste frasi insieme con la matrice cattolica sembrerebbero smentire la posizione di Zero come un papa laico e così la copertina del nuovo album. Oppure no?

Cristian: «Al legame tra Renato Zero e la fede ho dedicato un intero capitolo. Ormai non è un mistero per nessuno che Zero, in più di un’occasione, si è allineato alle direttive del Vaticano. Zero è un cantante e da lui non mi aspetto nulla in materia di religione. Utilizzerà la sua arte per esprimere la sua spiritualità. Io da filosofo non credente non mi trovo nelle sue riflessioni attuali ma questo riguarda piuttosto me e non lui. Anche alla tematica dell’omosessualità nella canzone italiana ho dedicato un capitolo. Forse per non sminuire i concetti è meglio rimandare alla lettura degli stessi».

18) È stato riportato anche un siparietto frivolo (gossip). Perché questa scelta?

Cristian: «Ci è sembrata una scelta interessante per avvicinarci anche ad un pubblico meno propenso allo studio serio e serioso di un artista. È La gente ama il gossip ed è stato accontentato. Chiaramente più che pettegolezzi sono, per l’appunto, delle parentesi frivole in cui si narra di amicizie, di spettacoli televisivi che dovranno, forse, concretizzarsi, etc.»

Daniela: «Io ho cercato di evitarlo il più possibile, perché lo detesto e non sto nemmeno a scomodare Proust e il valore psicologico che dava al pettegolezzo. Per carità, si parla di artisti pop, fa parte del loro mondo (benché non sia inevitabile). Il punto è che però Renato ha deciso di servirsene in passato e lo sta facendo ancora in questi ultimi tempi. È una scelta professionale pure quella e noi ne abbiamo preso atto».

(Donatella Tinari) – Pubblicata su “Eretico & Corsaro” – Marzo 2016