mercoledì 4 maggio 2016

Uno Zero… a nudo. Nuovo saggio dedicato al cantautore



(ANDREA LANZA) - Un libro colto e particolareggiato che illustra la carriera e l’umanità di Renato Zero. Ecco l’ultima fatica del tandem Daniela Tuscano-Cristian A. Porcino Ferrara. Chiedi di lui 2.0 (edizioni Lulu) ha la forma di un viaggio avventuroso, esauriente. Persino troppo, forse, per un artista importante per il panorama culturale italiano ma il cui vero talento è talora rimasto sottotraccia. L’opera ha il pregio di illuminare meglio il lettore sulla parabola per molti aspetti imprevedibile dello Zero nazionale. Da emarginato e, forse suo malgrado, rappresentante delle minoranze, Renato si è conquistato un pubblico che – a ripercorrere le pagine del libro, dagli esordi nei sobborghi della Roma alla “ragazzi di vita” ai luccicanti giorni nostri – per molto tempo l’aveva deriso e detestato. Si rimane stupiti dalla multiformità di esperienze maturate da un autore troppo sbrigativamente identificato solo come il Re dei Sorcini mentre è stato forse l’unico davvero rock. Al tempo stesso si prova un po’ di rammarico per quello che sarebbe potuto diventare, al di là dei grandi numeri, se avesse lasciato espandersi del tutto la sua vena iconoclasta senza indulgere alle propensioni conservatrici che, pur esistenti fin dall’inizio, un tempo erano equamente controbilanciate. Ciò emerge anche nell’ultimo album Alt, gradevole e volonteroso nella sua ricerca d’impegno ma con una copertina che richiama un passato provocatore in verità non presente nel disco (e sembra che i recenti servizi su di lui siano tesi quasi ad “aggiustare il tiro” dopo la mancata solidarietà ai diritti civili sul palco di Sanremo). Esistono sì appelli alla tolleranza ma, restando sulle generali, possono essere interpretati - e smentiti - in varie direzioni, dalla disabilità alla emarginazione dei diversi. Comunque, Zero rimane una pietra miliare nel panorama musicale nostrano ed è giusto che un libro lo sottolinei, anche con insistenza. Chiedi di lui 2.0 restituisce Renato Zero al suo pubblico originario, ridisegna la sua ragion d’essere spogliandolo di tutte le sovrastrutture di cui è stato ammantato nel corso degli anni. Ce lo riconsegna nella sua “vera” rivoluzione, “maledetto” senza dimenticarne il lato clownesco e anche moralista, la tensione religiosa, ma lontana da ridicole “santificazioni” così come da sterili filippiche di fans delusi.