sabato 26 settembre 2009

Intervista a Cristian Porcino autore di “Tributo a Michael Jackson” suo quarto libro


(articolo di Viviana Cosentino)


Ripercorriamo le tappe che hanno spinto Cristian Porcino a scrivere un libro sul Re del Pop, Michael Jackson…

Il 25 Giugno 2009, ore 14.00 circa, scompare uno dei più grandi artisti dei nostri tempi e nasce un mito. I suoi 800 milioni di dischi venduti, anche se è difficile certificarne effettivamente il numero, da soli potrebbero essere sufficienti a incoronare “Jacko” come l’artista solista con il maggior successo di sempre. È stato davvero un fenomeno della musica, prima, quando a cinque anni incantava con il suo talento cantando assieme ai fratelli, i “Jackson 5”, poi quando, sotto la guida di Quincy Jones, ha inciso “Off the wall”, “Thriller”, “Bad”, i tre album che hanno segnato la storia della Pop Music degli ultimi vent’anni. Alla leggenda di Michael Jackson, Cristian Porcino dedica un libro dal titolo “Tributo a Michael Jackson”, per le Edizioni Libreria Croce, un volume che contiene, al suo interno, testimonianze di chi gli era vicino, foto inedite e racconta la gioia e il dolore, i trionfi e le lacrime che hanno contraddistinto la vita del re del Pop. Un giusto tributo al cantante, cantautore, ballerino, compositore, musicista, arrangiatore, produttore e discografico e alla sua straordinaria e drammatica storia, una vicenda umana e artistica che non ha eguali, favolosa e allo stesso tempo tormentata, insomma, un giusto tributo per omaggiare un’artista a 360 gradi che in molti abbiamo amato e che continueremo a farlo.

Bambino prodigio e adulto ossessionato dalla privacy, divo adorato in tutto il mondo ma fatto a pezzi dalla stampa… cosa l’ha spinta a scrivere proprio un libro su Michael Jackson?


«Beh, Michael Jackson non rappresenta solamente un grande artista ma una vera e propria icona del novecento e sono sicuro lo sarà per i prossimi anni. Rendere omaggio ad una delle più geniali pop star che siano mai transitate su questo pianeta era doveroso. La stampa non ha mai compreso la personalità di Michael ma ha sempre voluto raccontare la sua vita ricostruendola attraverso stupidi pettegolezzi messi in circolazione ad arte, affinché Michael risultasse ciò che invece non era affatto. Certa stampa voleva la capitolazione del re del pop. L’invidia presente nell’ambiente dello show business era palpabile. Personalmente e lo dico senza retorica non riesco ad immaginarmi un mondo musicale senza lo stile ineguagliabile di Jackson».

La sua morte inaspettata ha dimostrato che “Jacko”, indubbiamente, non è stata una persona qualunque, il suo libro spiega perché?

«Michael era un artista immenso, ma non ha mai voluto essere considerato un non umano; anche se negli Usa e più precisamente a Brooklyn vi è una cappella aperta al suo culto. Credo che Jackson con la sua arte voleva trasmettere un messaggio importante al mondo, ovvero cerca di incanalare le tue energie per costruire qualcosa che resti e unisca l’umanità piuttosto che dividerla. Nel mio libro analizzo diversi aspetti di Michael Jackson proprio incominciando dalla sua musica che era la massima espressione della sua intimità. La sua prematura scomparsa ha significato che lui era davvero il re del pop, e che il suo pubblico lo amava incondizionatamente anche quando le nubi si addensarono all’orizzonte. Inoltre nel mio testo racconto della malattia alla pelle, le false accuse, ma soprattutto della sua arte».

Sappiamo che è stato un’artista fuori dal comune, capace di cambiare il modo di concepire la musica, re incontrastato delle vendite, innovatore del modo di intendere il videoclip musicale, di introdurre nei suoi spettacoli soluzioni sceniche impensate, ma per lei chi era veramente Michael Jackson ?

«Spiegarlo così in poche parole non è possibile. Michael Jackson è stato sicuramente una star di rara sensibilità. Durante le sue esibizioni sul palco o nei video Jackson dava il meglio di sé comunicando una tale carica esplosiva di energia e di pathos che difficilmente ho mai visto in un cantante pop. Era un perfezionista, curava nei minimi particolari gli arrangiamenti delle sue canzoni nonché le coreografie, etc. Non esistono aggettivi per qualificarlo. Michael Jackson era ed è Michael Jackson. Ciò basta a spiegare la portata storica della sua produzione musicale. Senza scandalizzarsi troppo bisognerà rapportarci alla musica che verrà utilizzando una classificazione in “ dopo Jackson” e “prima di Jackson”. Non è un accostamento blasfemo ma un modo per comprendere la sua importanza nella storia della musica. Oggi si parla di una società prima dell’avvento dei Beatles e dei Rolling Stones quindi perché dovrebbe sembrar strano parlare di Michael come un importante spartiacque musicale. Non dimentichiamoci che “Thriller” è l’album più venduto della storia».


Perché ha deciso di pubblicare il Testamento, ancora oggi molto discusso? Cosa vuole che arrivi ai suoi lettori?

«Il testamento è inevitabile per cercare di capire come Michael Jackson amasse i suoi tre figli e quanto tenesse al loro futuro. Il testamento è ancora oggi oggetto di discussioni ma fa parte della cronaca della morte di Michael. In attesa che si accertino con più chiarezza gli sviluppi della sua scomparsa e del suo alquanto probabile omicidio da parte del suo medico personale Conrad Murray; lascio ai lettori la possibilità di crearsi l’idea che vogliono. Un testamento è semplicemente un documento legale che raccoglie le ultime volontà di una persona vivente che mette per iscritto ciò che dovrà accadere dopo la sua morte. In questo caso Michael Jackson aveva dei seri motivi per affidare i bambini alla nonna. Difatti nel mio libro avanzo delle ipotesi a tal riguardo».


Il libro si conclude con il racconto di una fan italiana che ha seguito “Jacko” per il mondo e l’ha personalmente incontrato, come l’ha conosciuta?



«Ho conosciuto Monia Capparelli grazie ad internet e mi sono messo subito in contatto con lei che ha diretto uno storico ed importante fan club italiano su Michael Jackson. Non la ringrazierò mai abbastanza per la sua gentilezza e disponibilità nell’accettare immediatamente di collaborare al mio libro. Il suo racconto è semplicemente fantastico perché descrive, con dovizia di particolari, le peripezie a cui si è sottoposta per vedere il “re del pop”. Questa disponibilità non è caratteristica molto frequente poiché altri fans italiani hanno declinato l’offerta viziati da stupidi pregiudizi. Credevano che avrei scritto qualcosa di negativo sul loro idolo; ma mi chiedo come potevano saperlo non conoscendo né l’autore e né il contenuto dell’opera?! Questo mi fa pensare che certi individui che si definiscono ammiratori di Jackson hanno compreso ben poco del suo messaggio di pace e fraternità. Ma per ritornare a Monia ripeto lei è stata davvero unica nell'intuire il mio messaggio e la mia intenzione di omaggiare Michael Jackson»».


Rimane un po’ l’amarezza di non averlo incontrato personalmente?


«No amarezza non direi. Nel mio libro racconto delle occasioni che mi portarono ad incontrarlo all’estero. Anche se non parlai mai con Michael Jackson ho avuto il piacere di poterlo vedere dal vivo al di fuori dei suoi concerti. Certo sarebbe stato magnifico poter scambiare qualche minuto con Michael. Ma come diceva Benedetto Croce : “la storia non si fa né con i ma né con i sé” ».



Concluderei questa nostra intervista con le parole che una grande artista del panorama musicale italiano ha dedicato a Michael Jackson, poco dopo avere appreso della morte del «Moonwalker», l’uomo che sulla luna c’è andato con la sua musica:
“Se né andato un bambino che, probabilmente non è mai stato veramente felice. Un bambino di cinquant’anni, che non trovava pace nella continua ricerca di modificarsi per unificarsi a un modello che, forse, nemmeno lui aveva ben chiaro… Se n’è andato un bambino e con lui se n’è andato il talento” (Mina)




intervista a cura di: Viviana Cosentino

domenica 20 settembre 2009

“In viaggio con Alberto” di Anna Longhi


“In viaggio con Alberto” di Anna Longhi per Aliberti Editore ricostruisce il rapporto lavorativo e di amicizia con il grande e indimenticabile Albero Sordi. Anna lo conobbe quando faceva la camerinista al Palatino e pian piano Sordi ebbe modo di conoscere e apprezzare la genuinità e la spontaneità della Longhi. Così l’Albertone nazionale, decise che era pronta per recitare e le assegnò nel 1978 nel film “Dove vai in vacanza?” il ruolo della moglie. Considerata la buona prova della Longhi l’attore romano la volle anche per altri suoi film come “Il tassinaro”, “Il malato immaginario”, etc. Questo libro è scritto con una semplicità disarmante poiché l’attrice che di certo non appartiene ad alcun circolo elitario e letterario si affida ai propri ricordi e alle proprie emozioni per descrivere il grande affetto nei confronti del “Signor Sordi” come lo chiamava l’autrice. La Longhi sfata il mito della tirchieria di Alberto e tante altre curiosità che Anna ha imparato e scoperto lungo gli anni di attività lavorativa vissuta accanto a lui. In alcuni passi ritroviamo situazioni scritte proprio con l’ausilio del dialetto romano tanto caro a Sordi. Ma nel libro in questione non vi sono soltanto dei ricordi su Alberto ma anche su molti attori, attrici, cantanti, registi internazionali che la Longhi ha conosciuto lungo la sua professione di guardiana di camerini allo stabilimento Rizzoli. Anna Longhi meglio conosciuta come la “buzzicona” dei film di Sordi ci consegna un ritratto intimo, diretto e commovente di Alberto Sordi che per l’attrice comica fu “un fratello, un amico, un maestro”.


Cristian Porcino

domenica 13 settembre 2009

“Elisabetta II” di Richard Newbury


“Elisabetta II” di Richard Newbury per Boroli Editore è la biografia della regina Elisabetta II d’Inghilterra. Newbury con uno stile narrativo compenetrante e affascinante accompagna il lettore dentro la vita della sovrana più nota e più importante dell’intero pianeta. Ad aprire questo libro troviamo la prefazione del giornalista Antonio Caprarica che scrive: “Questo libro di Richard Newbury è prezioso anche per questo: con la cura dell’entomologo e la passione dello storico, Newbury aiuta a decifrare i pochi indizi che Elisabetta lascia cadere. E ce li descrive con il puntiglio del cronista, al quale certo non difetta la caratteristica nazionale: il sense of humor”.
Naturalmente il libro ricostruisce gli anni dell’infanzia di Elizabeth, l’ascesa al trono nel febbraio del 1952, fino a giungere ai giorni nostri. L’autore non tralascia di raccontare anche gli scandali che hanno attraversato la seconda era elisabettiana; la prima infatti la si deve a Elisabetta I Tudor figlia del re Enrico VIII che regnò dal 1558 al 1603. Il giornalista inglese ci racconta di Edoardo di Windsor che fu costretto ad abdicare in favore del fratello per la sua storia d’amore con Wallie Simpson, del matrimonio di Carlo con Diana e dell’amore del principe per Camilla, etc. Il libro a mio avviso è molto interessante, perché analizza la figura della sovrana sia da una prospettiva storica che personale. Unica pecca del testo in questione è la totale arbitrarietà dell’autore nel descrivere in toni decisamente negativi la defunta Lady Diana. In certi punti Newbury tralascia il suo ruolo di cronista per emettere giudizi estremamente personali e discutibili sull’ ex moglie di Carlo. Quest’ultimo futuro erede al trono viene descritto come un uomo colto, raffinato ed insicuro, e a cui negli anni, è mancato l’affetto della propria madre. In un passo Newbury scrive: “ Se Elisabetta II vivrà quanto sua madre il principe Carlo potrebbe morire prima di lei”. Per il resto la lettura scorre velocemente e si rimane colpiti per la quantità non indifferente di particolari sconosciuti al pubblico, che Newbury ha saputo costruire con grande serietà e professionalità. Da leggere assolutamente.


Cristian Porcino

martedì 1 settembre 2009

“Briscola maestro. Il piccolo mondo di Luciano Pavarotti” di Beppe Zagaglia


“Briscola maestro. Il piccolo mondo di Luciano Pavarotti” di Beppe Zagaglia per Artioli Editore ricostruisce attraverso varie testimonianze fotografiche e ricordi personali degli amici, la vita “ordinaria” di big Luciano. Questo splendido e pregiato volume vuole rendere omaggio al tenore più famoso al mondo non con le testimonianze dei vip - che avrebbero parlato solo ed esclusivamente dell’artista Luciano-; ma degli amici, quelli veri. Quando il maestro Pavarotti si trovava a Modena, sua città natale, non perdeva occasione di giocare a carte con il gruppo affiatato dei suoi compagni d’infanzia. Nel libro vi sono molti interventi come ad esempio quelli di Candido Bonvicini, Mirella Freni, Raina Kabaivanska, Adua Veroni e Nicoletta Mantovani, Giuliano Barbolini etc. Attraverso i ricordi degli amici e dei familiari, si ricostruisce l’infanzia, l’adolescenza, e i primi innamoramenti di Luciano. Leggere questo “album dei ricordi” scritto da Zagaglia è come sedere accanto a un tavolino e sorseggiare un lambrusco insieme al maestro Pavarotti e all’allegra comitiva. Proprio questo mese ricorrono due anni dalla sua scomparsa. Il mondo non ha mai dimenticato la sua voce maestosa e gioiosa, l’ironia e la disponibilità di un grande artista che ha saputo esportare nel mondo quanto vi era di buono nello stivale italico. Pavarotti era ed è una delle glorie italiane. Ricordo che quando andavo in America, ancor prima che Luciano morisse, quando dicevo di essere italiano mi rispondevano: “Pavarotti”. Luciano era immensamente amato; grazie a lui si deve questo proliferare dei soprani e tenori nella musica pop. Molti, allora come oggi, arricciano il naso per l’esperimento tentato dal tenore modenese; il quale aveva intuito che l’amore per la musica non doveva essere contaminato dai soliti snobismi. Chiaramente Luciano verrà ricordato per essere stato un ottimo tenore lirico; ma non comprendo perché, anche fra i suoi amici intervistati, si debba temere di evocare lo spettro del “Pavarotti and friends”. Grazie a quegli spettacoli si sono raccolti fondi importanti per aiutare di volta in volta casi disperati in giro per il mondo. Inoltre come non estasiarsi nel vedere il maestro duettare con artisti del calibro di: Elton John, U2, Sting, Barry White, Annie Lennox, Renato Zero, Celine Dion, etc. Forse ciò che muove tali critiche è la solita invidia che circola nel mondo dell’opera; ossia il rammarico per non aver pensato loro ad un idea formidabile come quella intuita da big Luciano. Pertanto consiglio la lettura di questo libro perché farà riscoprire un Pavarotti più intimo e meno conosciuto al mondo. Da leggere


Cristian Porcino