
(Syusy Blady, "Dracula non muore mai. Storia vera di un vampiro per caso", Mondadori, pp.177, € 18,50)
Nel suo nuovo libro, Dracula non muore mai. Storia vera di un vampiro per caso, Syusy Blady affronta con spirito indagatore e curiosità intellettuale una delle figure più enigmatiche della storia e della letteratura: Vlad III di Valacchia, il crudele principe noto come “l’Impalatore”, che nei secoli si è trasformato nell’archetipo del vampiro immortale creato da Bram Stoker.
Blady costruisce un testo che è insieme saggio, racconto di viaggio e riflessione personale. Dalla Romania ai Balcani, dalle cronache medievali ai luoghi leggendari, l’autrice segue le tracce di un personaggio che, più che appartenere al passato, sembra resistere al tempo. La sua indagine non si limita a distinguere la realtà storica dalla fantasia letteraria: al contrario, cerca di comprendere come il mito stesso sia diventato una forma di verità.
Devo ammettere che, come i protagonisti di questo viaggio, anch’io condivido la fascinazione per questa figura ambigua, sospesa tra il mostruoso e l’eroico.
Come l’autrice, quest’estate sono andato alla ricerca della vera tomba di Vlad e sono rimasto affascinato dalla Chiesa di Santa Maria la Nova.
Il complesso racchiude al suo interno un mistero che spinge il visitatore non solo a porsi delle domande, ma a provare brividi lungo la schiena durante la visita.
La domanda che attraversa il libro — chi era davvero Vlad l’Impalatore? — si trasforma progressivamente in un interrogativo più profondo: perché continuiamo ad aver bisogno di lui, del suo mito, della sua ombra?
Syusy Blady riesce a dare voce a questa ambivalenza con uno stile vivace e accessibile, che unisce competenza storica e gusto narrativo. Il tono rimane sempre ironico, curioso, mai pedante: la ricerca diventa racconto, la scoperta si intreccia con la riflessione.
Dal punto di vista critico, si potrebbe osservare che la brevità del volume (poco meno di duecento pagine) non consente un approfondimento accademico delle fonti né un’analisi storica sistematica. Tuttavia, questo limite diventa anche la sua forza: il libro non vuole essere un trattato, ma un invito alla meraviglia e all’indagine.
Non è facile raccontare la storia di chi sembra essere morto due volte, ma è più vivo che mai nell’immaginario collettivo.
In un panorama editoriale spesso appiattito su narrazioni standard, Dracula non muore mai si distingue per la capacità di fondere divulgazione e introspezione, restituendo al lettore un Dracula “vero” e al tempo stesso universale. Un viaggio dentro la storia, ma anche dentro le paure e i desideri che da secoli alimentano il mito del vampiro.
© Cristian A. Porcino Ferrara