Ricostruire la vita e l’operato di Leonardo Da Vinci (1452 - 1519) è una impresa difficilissima; soprattutto perché come ebbe a dire Martin Kemp: “come ogni altra epoca, anche noi ci creiamo il Leonardo che vogliamo”. Questo purtroppo è ciò che accade a quelle figure storiche che sono state consacrate sull’altare della mitologia. Il libro di Henning Kluver “Leonardo da tasca” per Ponte alle grazie, prende le distanze da finti - scoop alla Dan Brown e soprattutto non si occupa di fantasiosi scenari esoterici e occulti sul maestro Da Vinci.
L’autore invece consegna ai lettori un piccolo ma importante saggio sulla vita nonché la carriera artistica del genio vinciano. Il ritratto che delinea Henning Kluver nel libro è storicamente accurato. Pensiamo per un attimo che il quadro più famoso di Da Vinci “La Gioconda” è ammirato giornalmente da centinaia e centinaia di persone che affluiscono al museo del Louvre di Parigi; e di certo mossi non dalla curiosità artistica per l’opera in sé; ma bensì spinti dal voyeurismo e dal pettegolezzo che accompagna quest’opera. Il significato reale dell’opera d’arte a volte travalica l’intento originario voluto dall’artista stesso, per divenire, suo malgrado, una proiezione culturale e personale di chi la contempla. Fra i tanti libri che sono stati scritti sull’artista, “Leonardo da tasca” è forse uno dei più utili e veritieri. Fra le sue pagine ripercorriamo la sua vita privata, i continui viaggi, le opere incompiute e soprattutto i tormenti di un genio fuori dal comune che forse non si riteneva soddisfatto dalle proprie conquiste artistiche. Quello che colpisce di questo testo è l’ottima trattazione critica, e soprattutto un linguaggio scevro dai facili qualunquismi e pressappochismi. Come dice Kluver: “Fra noi e Leonardo ci sono cinquecento anni che non possiamo semplicemente scavalcare. Però trarne ammaestramento, questo sì. Forse, nell’età della comunicazione elettronica e dei mondi virtuali, riusciremo a conservare l’occhio più libero”, e aggiungerei io da sovrastrutture. In definitiva consiglio vivamente la lettura di questo libro ad ogni appassionato di storia dell’arte, e a quegli studenti che stanchi della trattazione sistematica presente nei libri didattici adottati nelle scuole, potranno conoscere un Leonardo poco mito, più umano e quindi più vicino a loro.
L’autore invece consegna ai lettori un piccolo ma importante saggio sulla vita nonché la carriera artistica del genio vinciano. Il ritratto che delinea Henning Kluver nel libro è storicamente accurato. Pensiamo per un attimo che il quadro più famoso di Da Vinci “La Gioconda” è ammirato giornalmente da centinaia e centinaia di persone che affluiscono al museo del Louvre di Parigi; e di certo mossi non dalla curiosità artistica per l’opera in sé; ma bensì spinti dal voyeurismo e dal pettegolezzo che accompagna quest’opera. Il significato reale dell’opera d’arte a volte travalica l’intento originario voluto dall’artista stesso, per divenire, suo malgrado, una proiezione culturale e personale di chi la contempla. Fra i tanti libri che sono stati scritti sull’artista, “Leonardo da tasca” è forse uno dei più utili e veritieri. Fra le sue pagine ripercorriamo la sua vita privata, i continui viaggi, le opere incompiute e soprattutto i tormenti di un genio fuori dal comune che forse non si riteneva soddisfatto dalle proprie conquiste artistiche. Quello che colpisce di questo testo è l’ottima trattazione critica, e soprattutto un linguaggio scevro dai facili qualunquismi e pressappochismi. Come dice Kluver: “Fra noi e Leonardo ci sono cinquecento anni che non possiamo semplicemente scavalcare. Però trarne ammaestramento, questo sì. Forse, nell’età della comunicazione elettronica e dei mondi virtuali, riusciremo a conservare l’occhio più libero”, e aggiungerei io da sovrastrutture. In definitiva consiglio vivamente la lettura di questo libro ad ogni appassionato di storia dell’arte, e a quegli studenti che stanchi della trattazione sistematica presente nei libri didattici adottati nelle scuole, potranno conoscere un Leonardo poco mito, più umano e quindi più vicino a loro.
Dott. Cristian Porcino