“Quando l’Europa è diventata cristiana (312-394). Costantino, la conversione, l’impero” di Paul Veyne ed edito da Garzanti è un saggio storico e antropologico sulla nascita dell’impero cristiano. Molti storici hanno più volte espresso le loro perplessità sulla conversione dal paganesimo al cristianesimo dell’imperatore Costantino. Si è dubitato persino dell’autenticità della fede dell’imperatore. Veyne storico e archeologo francese di fama internazionale, ci introduce nel mondo aggrovigliato e complesso della svolta fideistica costantiniana. Grazie al suo editto di tolleranza e al culto personale verso la religione cristiana, la chiesa troverà col tempo la propria legittimazione. Paul Veyne non credente, cerca nella prima sezione di capire come una setta minoritaria quale poteva considerarsi all’epoca il cristianesimo potesse in qualche modo affascinare un imperatore come Costantino. Lo stesso autore afferma che la novità rappresentata dai cristiani, consisteva proprio nel rapporto unico che essi avevano con il loro dio onnipotente e misericordioso, sempre attento alle preghiere del suo popolo. Questo ben si addiceva a rappresentare e a valorizzare la carica imperiale di Costantino, e quindi il suo ruolo politico nel contesto sociale. “Il Dio di questo conquistatore, è stato scritto, era prima di tutto un protettore onnipotente. Certo, ma qui non è solo questione di superstizione, bensì di megalomania: come Napoleone, Costantino credeva nella sua stella e il cristianesimo è stato per lui un amuleto. Non per questo era meno cristiano; egli riponeva le sue speranze in una Provvidenza solo perché credeva in Dio”. Difatti Veyne cerca di spiegare la devozione che si è andata ampliando verso la vergine Maria; chiunque sapeva di poterLe confidare le proprie afflizioni, mentre i pagani ad Era (Giunone) non avrebbero mai aperto il proprio cuore considerata la sua indifferenza ai mali del mondo. Nel 312 Costantino nella notte che precedeva la battaglia di ponte Milvio contro il rivale Massenzio, ebbe un sogno in cui gli si rivelò il segno cristiano del crisma che lo avrebbe condotto verso la vittoria : “In hoc signo vinces”. Naturalmente Veyne non crede affatto a questa ricostruzione e presuppone che già nel 310 l’imperatore avesse incubato i germi della rinascita cristiana. Costantino tornato vittorioso grazie alla nuova religione tollererà il culto pagano nel suo impero pur non perdendo occasione di disprezzarlo appena gliene giungesse occasione. La popolazione era per il 90% pagana e solo il 10% cristiana. In chiusura del testo Paul Veyne avanza delle riflessioni ben ponderate sul perché non bisogna appellarsi oggi alle radici cristiane d’Europa poiché: “L’Europa non ha radici, né cristiane né di altro tipo, si è formata attraverso stadi imprevedibili, infatti non ha una componente originale in particolare. Non è preformata nel cristianesimo, non è lo sviluppo di un germe, piuttosto è il risultato di un’ epigenesi. Lo stesso può dirsi per il cristianesimo”. In definitiva questo è un libro eccellente poiché riesce ad indagare un fatto storico come la nascita del cristianesimo e la conversione dell’imperatore, grazie anche all’ausilio di discipline affini come la psicologia, sociologia, filosofia, ecc,. Ottima la traduzione dell’opera a cura di Emanuele Lana. Da leggere assolutamente.
Cristian Porcino