Sabato scorso, in Rai, è andata in onda una scena vergognosa: nel 2025 c’è ancora chi si chiede “come si riconosce un gay?”.
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Sabato scorso, in Rai, è andata in onda una scena vergognosa: nel 2025 c’è ancora chi si chiede “come si riconosce un gay?”.
( "111 luoghi di Catania che devi proprio scoprire"di Florinda Giannino e Marco Lo Curzio, Emons: Edizioni, pp.236, € 16.95).Un viaggio sorprendente nel cuore di Catania, tra luoghi poco conosciuti, storie affascinanti e dettagli che spesso sfuggono anche a chi ci vive. In quanto catanese, ho apprezzato profondamente questo percorso attraverso la storia e le tradizioni della mia città, raccontate con passione e grande cura.Catania è una città dal carattere unico, forgiata dalla forza dell’Etna e intrisa di arte, musica e letteratura. È la terra di Giovanni Verga, Vincenzo Bellini, Franco Battiato, Carmen Consoli, Emilio Greco, Goliarda Sapienza e di tanti altri che hanno saputo tradurre in arte il suo spirito intenso e contraddittorio. Questo libro ne cattura l’essenza, invitando a guardarla con occhi nuovi – o forse, semplicemente, con più attenzione. Particolarmente apprezzabile la parte visiva: fotografie ben curate dei monumenti descritti che arricchiscono ogni tappa, rendendo il racconto non solo narrativo ma anche visivo. Aiutano a visualizzare, ad immergersi, a riscoprire. Una lettura assolutamente consigliata a chi ama Catania e a chi vuole davvero conoscerla.©️ Cristian A. Porcino Ferrara
Sulle tracce dell’altrove di Cristian A. Porcino Ferrara è un saggio breve ma potente, che fonde introspezione, memoria e cultura in un viaggio verso ciò che ci definisce e, spesso, ci sfugge. Con un linguaggio evocativo e una fitta rete di riferimenti – da Battiato a Platone, da Shepard a Pasolini – l’autore indaga temi universali come la bellezza, l’identità, la spiritualità e la diversità, parlando direttamente al lettore contemporaneo.Perfetto per chi ama riflettere, per chi cerca nella parola scritta una bussola etica ed estetica, il libro si posiziona come una lettura colta ma accessibile, capace di unire empatia e pensiero critico. Un invito a riconoscere il proprio “altrove” - non come fuga, ma come verità.Il libro è in vendita su Amazon
C’è qualcosa di inquietante nel potere quando si presenta in punta di piedi. Quando governa, decide, indirizza… ma senza mai veramente esporsi. È il caso dell’attuale pontefice della chiesa cattolica, Leone XIV: un uomo potente, rispettato, indubbiamente influente. Ma anche, inevitabilmente, incolore.Lo si ascolta parlare, ma raramente dire. I suoi discorsi scorrono come acqua liscia su una superficie di vetro: puliti, levigati, privi di attrito. Mai un’espressione fuori posto, mai un’affermazione che rischi di dividere, turbare o infiammare. Il suo stile è quello della neutralità assoluta – e forse anche dell’opacità.Non è che manchino i temi su cui prendere posizione. Il mondo è attraversato da fratture profonde: crisi climatiche, guerre, disuguaglianze crescenti, conflitti etici. In molti guardano a lui aspettandosi una parola chiara, una direzione, un coraggio. Ma le risposte sono spesso fumose, ambigue, incapsulate in una prudenza che rasenta l’inazione.Il confronto con il predecessore diventa inevitabile. Papa Francesco era un uomo dai modi meno raffinati, a volte irruenti, certo. Ma vero. Esposto. A tratti persino scomodo. Le sue dichiarazioni erano oggetto di critiche, satire, interpretazioni forzate… ma mai di indifferenza. Perché dietro ogni sua parola si sentiva la volontà di esserci, anche nel rischio, anche nell’errore.Ora invece regna una calma sospetta. Nessuno scandalo, nessuna gaffe, nessun titolo controverso. Ma anche nessuna scossa. Si respira una leadership prudente fino all’afonia, incapace di scuotere le coscienze o di infiammare un dibattito. Un governo del silenzio, che tiene in ordine tutto ma non accende nulla.E allora viene da chiedersi: è questo ciò che serve oggi? Un’autorità che si limita a evitare il conflitto, o un uomo che, pur sbagliando, si espone, si compromette, si fa carico del peso del proprio tempo?Forse, oggi più che mai, abbiamo bisogno di voci imperfette ma vere. Non di eco impeccabili.©️ Cristian A. Porcino Ferrara
Caro Andrea,
Queer art è un termine che si riferisce alla produzione artistica che esplora temi legati all’identità di genere, alla sessualità e alla resistenza alle norme eteronormative. Il concetto si è sviluppato in parallelo con l’attivismo LGBTQ+, ma ha radici che risalgono anche più indietro nel tempo. La nostra esistenza risale alla notte dei tempi e ancora oggi si tenta in ogni modo di oscurarla. Fortunatamente dagli abissi della Storia la Verità emerge con forza. Il (m)Adamo in bella mostra ci svela che non per tutti esiste una Vittoria Colonna da sbandierare come compagna, amante o moglie.
Forse l'artista voleva dirci proprio questo cancellando nella sua opera i tratti fisici machisti e stereotipati che caratterizzano solitamente il primo uomo. Nel tempo, infatti, il concetto di queer art si è ampliato, includendo rappresentazioni non binarie, trans, intersezionali e post-coloniali. Oggi non è solo una categoria tematica, ma anche un approccio critico che mette in discussione norme, gerarchie e canoni tradizionali dell’arte.
A seguire una piccola carrellata di alcune opere di queer art inconsapevole (o forse no) e manufatti artistici o murales disseminati per l'Italia e in luoghi di culto impensabili e ben frequentati dai bigotti di matrice religiosa. In fondo i bigotti religiosi si somigliano un po' tutti. Inutile specificare! Adesso chi glielo spiega che nella cosiddetta casa di Dio ci siam sempre stati e che non occorrono perdonanze o altre sciocchezze per esistere?
©️ Cristian A. Porcino Ferrara