giovedì 15 ottobre 2009

“Pier Paolo Pasolini” di Neil Novello


L’Italia è forse una delle poche nazioni ad essere pervicacemente ancorata alla tradizione accademica e criptica dei trattati letterari scritti per gli addetti ai lavori. In questo paese si disdegnano le opere divulgative e si è pronti a crocifiggere e stigmatizzare coloro i quali ne fanno, invece, un largo uso. Che senso ha spiegare l’opera omnia di un letterato, di un filosofo, etc., in modo tale che questo risulti ancor più ostico alla massa, al volgo. Non bisognerebbe puntare molto sulla considerazione di dare alle stampe un libro che venga osannato da quei vecchi barbuti professori universitari; che hanno smesso da un pezzo di interpretare e di farsi portavoce delle istanze culturali tanto care ai giovani. In America si leggono moltissimi saggi, in Italia no!; questo capita perché a scriverli sono, quasi sempre, gli adepti di una casta; ovvero i tutori del caos ideologico e letterario. Quando alcuni libri di saggistica svettano in classifica oltre alla propaganda pubblicitaria si scopre essere scritti da soggetti che si rivolgono alla gente comune con un linguaggio popolare. Non è vero che chi utilizza una terminologia linguistica carica di paroloni dimostra di saperne di più di chi per comodità del lettore li riduce al minimo e indispensabile. Solo e soltanto se si riuscirà a far capire un saggio di critica letteraria o filosofica, ai nostri studenti, senza che questi maledicano il giorno di aver varcato la soglia della loro università, soltanto allora avrà vinto il Sapere. Dopo questa lunga premessa vorrei dire che il libro di Neil Novello “Pier Paolo Pasolini” edito da Liguori Editore, si colloca nei saggi scritti esclusivamente per gli addetti ai lavori. Ovvero un testo sapientemente scritto, documentato e colto che però allontanano lo studentello delle superiori che vorrebbe accostarsi alla figura di Pier Paolo Pasolini. Pasolini nella sua vita da letterato rifuggì le accademie, gli ambienti austeri e i circoli d’élite perché amava frequentare la gente. Attraverso queste contaminazioni la sua arte poetica e cinematografica riportava il linguaggio della periferia di Roma, quella alle prese con la vita durissima di mignotte e papponi, vedesi “Accattone”. Denunciò aspramente tutte le forme di potere nel suo ultimo ed incompreso film “Salò o le 120 giornate di Sodoma”. I romanzi “Una vita violenta” e “Ragazzi di vita” sono rare testimonianze di una Italia non più presente. Oggi anche la borgata più malandata ha al suo interno giovinetti con tutte le diavolerie tecnologiche e con dei vestiti all’ultima moda. Pasolini non si è limitato a mettere per iscritto le sue innate evocazioni poetiche ma le ha rese immagini oggettive. I suoi film sono straordinarie visioni oniriche della fantasia umana; “Uccellacci e uccellini” su tutti. Lo spirito religioso che egli vedeva nell’uomo è stato palesato nel capolavoro del “Vangelo secondo Matteo”. Pasolini era anche un artista assettato di scoprire cose nuove così come ci ricorda Dacia Maraini in un breve racconto del 2008 e dal titolo “Il poeta-regista e la meravigliosa soprano”; in cui attraverso la narrazione, la scrittrice ci rende partecipi dell’esperienza trascorsa in Africa insieme a Pier Paolo, Moravia e la Callas. Dopo trentaquattro anni dal suo tragico assassinio (2 novembre 1975), la figura di Pier Paolo rimane una delle più amate e stimate dai più giovani. In definitiva il lavoro di Novello ha un pregio importantissimo; ossia la sua partecipazione e coinvolgimento nel cercare di descrivere al meglio un autore che lui deve in qualche modo avere amato. Se si fosse lasciato trasportare un po’ più dalle sue emozioni il libro sarebbe risultato più immediato e di facile lettura. Anche perché Novello è un esperto dell’opera di P. P. Pasolini. Comunque consiglio la lettura del presente libro perché ci fornisce un aspetto completo del Pasolini letterato e regista.


Cristian Porcino

martedì 13 ottobre 2009

“Lodi del corpo maschile” di Riccardo Di Salvo e Fabrizio Cavallaro


“Lodi del corpo maschile” di Riccardo Di Salvo e Fabrizio Cavallaro per Edizioni Libreria Croce omaggia la bellezza maschile attraverso l’ausilio di illustri poeti del passato e del presente, e grazie alle foto artistiche e intimiste di Cavallaro. Il volume spazia da letterati come Costantino Kavafis, Archiloco, Michelangelo, Shakespeare a Rimbaud, Pasolini, Dario Bellezza, Sandro Penna e gli stessi autori del libro in questione. Verlaine e Rimbaud, i più dissacranti poeti francesi, scrissero ad esempio il “Sonnet du trou du cul” per sbeffeggiare un volume di Albert Mèrat dal titolo “L’Idolo”, ed inclusa in “Femmes e Hombres”. Essi vedevano il corpo non solamente per come si presentava dinanzi ai loro occhi ma per come sarebbe diventato una volta amato e posseduto; quasi come si osserva una cavalla ancora prima di essere addomestica e quindi pronta per essere cavalcata. “Il Poeta si fa veggente attraverso una lunga, immensa e ragionata sregolatezza di tutti i sensi”. L’intento dei due autori catanesi, così come confermato durante la presentazione del libro, è quello di celebrare il corpo dell’uomo attraverso la conoscenza dell’anima del soggetto - oggetto dei nostri desideri. Durante la loro ricerca per la stesura di questo libro si sono accorti che il corpo maschile era stato raccontato solamente da poeti uomini; perché le donne non ne avevano mai sentito l’esigenza, vuoi perché non interessate oppure perché votate ad amori saffici. Pertanto si è giunti alla considerazione che soltanto i poeti omosessuali avevano ardentemente e minuziosamente descritto il corpo maschile; ecco svelato il perché il libro contenga solamente una poesia scritta da una donna, ossia di Sibilla Aleramo. I corpi fotografati da Cavallaro e raccontati da Di Salvo mettono in luce la tensione erotica che sprigiona il corpo dell’amante, ovvero colui che è amato, diventando un sillabario esistenziale per entrare in contatto con la sua essenza primigenia. Pensiamo, ad esempio, a “Frammenti di un discorso amoroso” di Roland Barthes: “Malgrado le difficoltà della mia vicenda, malgrado i disagi, i dubbi, le angosce, malgrado il desiderio di uscirne fuori, dentro di me non smetto di affermare l'amore come un valore”.
I corpi raccontati nelle pagine di questo libro trasudano erotismo senza sfociare nella volgarità o nel patetico. L’erotismo diventa amore e voglia di affermare un sentimento che va oltre le gabbie sociali o le memorie storiche di un fascismo onnipresente in una Italia clericalmente omofoba che reprime e colpisce ciò che in verità neppure conosce. In conclusione come scriveva Walt Whitman in Foglie d’erba: “ l’amore del corpo di un uomo o di una donna è al di là di ogni descrizione, il corpo stesso ne è al di là, quello del maschio è perfetto, perfetto quello della femmina”.


Cristian Porcino

lunedì 12 ottobre 2009

“La privacy è morta, viva la privacy” di Mauro Paissan


“La privacy è morta, viva la privacy” di Mauro Paissan per Ponte Alle Grazie è una valida guida per combattere le quotidiane insidie tecnologiche in cui tutti siamo spiati, schedati e controllati a nostra insaputa. Se ci trovassimo nel mondo di Harry Potter questo sarebbe un manuale di difesa dalle arti oscure. Il titolo è già di per sé molto evocativo; nel senso che la privacy di cui tanto si parla non esiste quasi più se si pensa ai moduli di consenso che firmiamo in diverse occasioni; per non parlare poi dei social network come facebook o twitter in cui siamo totalmente vulnerabili alle intrusioni altrui. Paissan, il massimo esperto italiano di tutela dei diritti dei dati personali, affronta in maniera degna di nota tutte le possibilità che portano l’utente ad essere seriamente messo in pericolo per quanto riguarda il suo privato. Nella stragrande maggioranza dei casi, molti di noi, siamo iscritti a facebook perché lo troviamo la maniera più utile e carina per dialogare con i nostri amici sparsi nel mondo senza troppi intoppi; eppure anche in questa forma di interscambio amichevole si nascondono delle imboscate. Stessa cosa capita navigando su internet oppure operando delle ricerche. I nostri dati vengono rilevati per essere messi a disposizione di strutture giudiziarie, etc. Ma la cosa alquanto sconcertante è che i nostri passaggi internettiani lasciano sempre una traccia. Questo viola i nostri diritti individuali anche se non abbiamo nulla da nascondere in proposito. Siamo continuamente schedati per abitudini, interessi e forse anche per opinioni. Pensiamo alle fidelity card che ci richiedono ai supermercati oppure ai telepass per non fare quelle odiose file. Ecco il libro di Paissan informa il lettore e lo mette in guardia dai possibili agguati mediatici responsabilizzando l’utente. In effetti il miglior antivirus siamo noi stessi, con le nostre scelte oculate e soprattutto con la conoscenza dei diritti individuali che non andrebbero mai e poi mai calpestati perchè ignorati. Difatti come scrive l’autore del libro:“ Il primo passo per approntare le difese è quello della conoscenza. Conoscere per tutelarsi”. In definitiva un saggio appassionante come un romanzo d’avventura.
Come diceva Karl Kraus “Il superamento della dignità umana è il presupposto del progresso. È una cosa che non serve a nulla”.


Cristian Porcino

sabato 10 ottobre 2009

Leggende metropolitane Verità e mistero sulla morte del re del pop


“Tributo a Michael Jackson” di Cristian Porcino. Libreria Croce Editore


Articolo di Riccardo Di Salvo e Claudio Marchese


Leggenda era, un tempo, il racconto di una vita straordinaria. Nella mitologia classica, la storia di eroi e di semidei innamorati di sé, della propria potenza virile o femminile, fino all’eccesso oltreumano. Nella cultura cristiana, la storia di santi e di cavalieri innamorati di Dio e della sua onnipotenza, disposti all’estremo sacrificio, fino all’umiliazione di sé. Diversa la loro sorte, identico il percorso. Dalla norma all’ anormale, complici l’eros o la guerra, Dio o la patria. Li attendeva comunque, la gloria terrena o ultraterrena.
Leggenda, oggi, è il racconto di una vita ordinaria. Proiettata, comunque, fuori dai confini del quotidiano. Due borghesi come noi possono accedere al rango riservato, un tempo, agli eroi e ai semidei. L’olimpo, ai nostri giorni, è il set televisivo o cinematografico. Fellini l’aveva capito già ai tempi della sua “Dolce vita”. Era il 1959.
In questi ultimi anni tronisti e veline tentano la via della gloria, con i facili appoggi degli agenti mass-mediatici. Stelle effimere che si spengono prima ancora di essersi accese.
Il discorso cambia, quando si tratta di stelle intramontabili, come Michael Jackson, che hanno incarnato sogni e deliri di intere generazioni. Jackson, come lo chiamavano i suoi ammiratori, fa parte di queste leggende, nate trent’anni fa. Nella sua biografia di bambino prodigio c’è un segno premonitore. Sarebbe stato per sempre destinato alla gloria ma eterno bambino. Peter Pan, colui che non vuole crescere mai. Figlio di due culture, quella americana e quella africana, Michael seppe fondere nella musica generi diversi, come il jazz, il pop e il rock, con una tensione multimediale che ne fece un cantante, performer e ballerino.
Un giornalista curioso a questi eventi come Cristian Porcino è entrato nella galassia mediatica costruita attorno alla figura del re del pop. Ne è uscito con un libro fitto di verità e mistero, denso come un reportage giornalistico e devoto come un alleluja all’anima della star scomparsa. Un gran bel lavoro, scorrevole nella scrittura, sapientemente corredato da interviste alle star che hanno conosciuto o frequentato Michael Jackson. Da Madonna a Sophia Loren, da Liza Minnelli a Martin Scorsese, da Celine Dion o Jovanotti. Una sorpresa all’interno, il racconto di una fan italiana che ha seguito il proprio idolo in giro per il mondo, l’ha personalmente incontrato e l’ha adorato. Potrebbe essere banale, una scivolata nel reality show. Ma il bello del libro di Porcino edito dalla Libreria Croce, è l’entusiasmo, la voglia di dichiararsi a favore dell’uomo Michael Jackson, prima ancora di valutare l’artista. Può essere stata una grande star o può essere un’abile esecutore delle astuzie mass-mediatiche. Comunque Jackson appare, nel libro, un uomo con tutti gli eccessi di quelli che escono dalla norma e tentano di diventare, una volta o due nella vita, eroi o superuomini.
Pubblicato su:
- GdO Cronache italiane
- Kalon

domenica 4 ottobre 2009

“Francesco D’Assisi. Figlio del Dio dalle braccia larghe” di Matteo Pugliares


“Francesco D’Assisi. Figlio del Dio dalle braccia larghe” di Matteo Pugliares per Edizioni Creativa è un ritratto personale ed ispirato sul santo patrono d’Italia.
Pugliares frate francescano riporta al centro del suo scritto l’opera di Francesco che si ispirò direttamente al vangelo e ne mise in atto i suoi insegnamenti. L’esperienza umana e religiosa di Francesco travalica e raggiunge la sensibilità non solo dei cristiani ma anche e soprattutto delle altre confessioni religiose. I buddisti hanno sempre dichiarato la loro stima nei confronti del fraticello anche attraverso l’autorevole parola del Dalai Lama, i musulmani lo hanno sempre rispettato e così via. La nota introduttiva del libro è scritta dal grande cantautore Franco Battiato che ci ricorda la simbiosi trascendentale tra Francesco e il mistico Rumi. Ciò che da sempre affascina noi uomini di Francesco d’Assisi è il suo totale candore nel capire il genere umano; amando il diverso, l’emarginato perché questo fece il suo Signore Gesù. Immagino che Pugliares essendo un uomo di grande sensibilità religiosa ha capito che in Francesco non vi è traccia del magistero della chiesa cattolica o dei documenti conciliari voluti dai papi; ma vi è la vera testimonianza cristiana. Innocenzo III aveva avuto in sogno la profetica visione di un umile frate che sorreggeva le mura della chiesa del Laterano. Questo messaggio divino, senza scomodare il Giuseppe biblico che sapeva interpretare i sogni, ci palesa che Francesco era il vero cristiano; colui che con il suo comportamento ha fatto si che il vangelo non rimanesse parola sospesa nella sterile ritualità di una liturgia, ma parola vivente. Francesco fu il vero e primo pontefice della chiesa Cattolica. Cosa alquanto curiosa è che mentre il 4 ottobre si festeggia il fraticello di Assisi il 2 dello stesso mese ma del 1873 nasceva il Mahatma Gandhi; altro importantissimo operatore di pace. I due pur movendosi in ambiti culturali e geografici e contesti storici diversi seppero parlare al mondo con grande umiltà e coraggio. Inoltre il ricavato di questo libro sosterrà l’associazione Meter che combatte la pedofilia e lo sfruttamento sessuale dei bambini.
“L’infinitamente piccolo” è il protagonista del libro di Pugliares; il quale ci racconta della gioia di appartenere ad un ordine religioso che guarda al prossimo suo con sguardo amorevole e compassionevole.


Cristian Porcino

venerdì 2 ottobre 2009

“Assassini di Stato” di Aldo Forbice


“Assassini di Stato” di Aldo Forbice edito da Garzanti è un saggio che racconta nei minimi particolari la storia della pena di morte nel mondo dopo la moratoria universale approvata dall’ONU nel 2007. La lettura del presente libro mi ha fatto ritornare indietro di qualche anno; quando mi laureai presentando una tesi proprio sulla pena di morte. Il mio lavoro analizzava il fenomeno della vendetta di Stato attraverso un punto di vista filosofico. Il primo dibattito a livello internazionale partì proprio da un filosofo italiano illuminato ossia Cesare Beccaria che scrisse “Dei delitti e delle pene”. Il volume riscosse un successo internazionale oltrepassò l’oceano Atlantico e fu letto persino da personalità come Jefferson, etc. Aldo Forbice è stato molto coraggioso nello scrivere un saggio di tale tipologia, poiché in Italia non si desidera investire, editorialmente parlando, sul tema della pena di morte. Io attendo invano da anni, che venga pubblicato il mio saggio che prende spunto proprio dalla mia tesi di laurea. Ma mi si dice che l’assassinio di Stato attiri scarsamente il pubblico di lettori, ragionando come spesso accade in termini di vendita piuttosto che culturali e quindi fino adesso non si è fatto più nulla.
Ritornando al volume di Forbice egli prende in esame ogni nazione del globo che attua come deterrente per i propri crimini questo barbaro sistema di ritorsione nei confronti del reo. Si parte con gli Usa, si prosegue con l’impero sovietico, Cina, Giappone, Corea, fino a giungere a paesi come Iran, Iraq, etc. Il seguente volume ha diversi pregi uno fra tutti che l’autore non ci risparmia i truci particolari delle esecuzioni, la violenza inaudita che accompagna un atto stabilito e sancito da uno Stato che nella stragrande maggioranza è di stampo democratico. Prima di dire se si è a favore della pena di morte bisognerebbe assistere a questo omicidio autorizzato o in alternativa leggere i resoconti dettagliati che vengono forniti. Molto spesso cresce l’indignazione per la totale inettitudine delle Nazioni Unite alle ripetute denunce che arrivano quotidianamente al palazzo di vetro, e che vengono puntualmente schivate in attesa di prove più “concrete”. Come dice Aldo Forbice in questo volume: “Ecco perché quasi sempre sulle denunce di brutalità che colpiscono ogni anno migliaia di cittadini ( con gli arresti facili, le torture, le fustigazioni, le amputazioni, le decapitazioni, le fucilazioni e le lapidazioni) si stende una coltre di silenzio. Le denunce fanno il loro corso, l’ONU ne prende atto, talvolta le trasforma in «raccomandazioni» e critiche e tutto rimane come prima”. Pertanto consiglio vivamente di leggere questo libro affinché si possa comprendere l’illegalità e l’ immoralità dell’ assassinio di Stato.


Cristian Porcino

giovedì 1 ottobre 2009

“Da Zero a Zero” di Tommaso Labranca


“Da Zero a Zero” di Tommaso Labranca per Arcana Edizioni ripercorre la storia musicale del Re dei sorcini. A dire il vero scrivere di Renato non è semplice, e ve lo dice uno che ha analizzato la sua opera in un libro pubblicato proprio l’anno scorso ed incentrato sul legame tra il cantautorato italiano e la filosofia. L’artista poliedrico, istrionico, ambiguo, trasgressivo rischia, per l‘appunto, di essere ingabbiato in etichette che Zero ha cercato in ogni modo di rifuggire lungo la sua carriera. Labranca decide in questo caso di affidarsi ai suoi ricordi, ossia di quando rimaneva ammaliato ed incuriosito da questo strano soggetto che si vestiva con abiti appariscenti e surreali. Dopotutto “Da Zero a Zero” è il resoconto di un ex sorcino che nobilita il percorso iniziale intrapreso dal cantautore romano e subito dopo se ne distacca, non senza qualche rammarico, perché, a parer suo, Zero negli anni ’80 non rappresentava più i sogni e le speranze dell’autore. Certamente è molto triste immaginare un artista sempre fermo all’immagine iniziale; senza evolversi artisticamente solamente per compiacere la proiezione narcisistica dei fan. Il libro è scritto con grande chiarezza, lasciando trapelare una vena polemica. Troverete infatti fra le pagine del libro, disseminati un po’ ovunque diversi affondi a gruppi, persone e personaggi che non vi verranno mai svelati dall’autore. Inoltre non sempre la vendita e il successo di un disco è sinonimo di lavoro riuscito. Mi risulta impensabile sostenere o soltanto immaginare che il doppio album Zero e Voyeur siano dei dischi minori. Unica pecca del libro, oltre a diverse imprecisioni, è che l’autore ci tiene davvero a far sapere al lettore che in un passato non troppo lontano, egli fu un sorcino ma poi smise di esserlo. Il coinvolgimento emotivo di Labranca lo si nota comunque; a prescindere dal suo non essere più un fan dichiarato di Renato. In definitiva “Da Zero a Zero” è un libro da leggere perché è ricco di analisi significative e riflessioni sull’uomo e sull’artista. Inoltre Labranca riesce a portare a termine un ritratto personalissimo del cantautore; senza incedere in una sterile celebrazione fine a se stessa. Dopotutto sono convinto che dietro l’apparente distacco professionale di Tommaso Labranca si nasconda ancora un figlio del sogno; proprio come i personaggi che Zero ha sempre decantato nelle sue canzoni ad alta voce.


Cristian Porcino