giovedì 1 ottobre 2009

“Da Zero a Zero” di Tommaso Labranca


“Da Zero a Zero” di Tommaso Labranca per Arcana Edizioni ripercorre la storia musicale del Re dei sorcini. A dire il vero scrivere di Renato non è semplice, e ve lo dice uno che ha analizzato la sua opera in un libro pubblicato proprio l’anno scorso ed incentrato sul legame tra il cantautorato italiano e la filosofia. L’artista poliedrico, istrionico, ambiguo, trasgressivo rischia, per l‘appunto, di essere ingabbiato in etichette che Zero ha cercato in ogni modo di rifuggire lungo la sua carriera. Labranca decide in questo caso di affidarsi ai suoi ricordi, ossia di quando rimaneva ammaliato ed incuriosito da questo strano soggetto che si vestiva con abiti appariscenti e surreali. Dopotutto “Da Zero a Zero” è il resoconto di un ex sorcino che nobilita il percorso iniziale intrapreso dal cantautore romano e subito dopo se ne distacca, non senza qualche rammarico, perché, a parer suo, Zero negli anni ’80 non rappresentava più i sogni e le speranze dell’autore. Certamente è molto triste immaginare un artista sempre fermo all’immagine iniziale; senza evolversi artisticamente solamente per compiacere la proiezione narcisistica dei fan. Il libro è scritto con grande chiarezza, lasciando trapelare una vena polemica. Troverete infatti fra le pagine del libro, disseminati un po’ ovunque diversi affondi a gruppi, persone e personaggi che non vi verranno mai svelati dall’autore. Inoltre non sempre la vendita e il successo di un disco è sinonimo di lavoro riuscito. Mi risulta impensabile sostenere o soltanto immaginare che il doppio album Zero e Voyeur siano dei dischi minori. Unica pecca del libro, oltre a diverse imprecisioni, è che l’autore ci tiene davvero a far sapere al lettore che in un passato non troppo lontano, egli fu un sorcino ma poi smise di esserlo. Il coinvolgimento emotivo di Labranca lo si nota comunque; a prescindere dal suo non essere più un fan dichiarato di Renato. In definitiva “Da Zero a Zero” è un libro da leggere perché è ricco di analisi significative e riflessioni sull’uomo e sull’artista. Inoltre Labranca riesce a portare a termine un ritratto personalissimo del cantautore; senza incedere in una sterile celebrazione fine a se stessa. Dopotutto sono convinto che dietro l’apparente distacco professionale di Tommaso Labranca si nasconda ancora un figlio del sogno; proprio come i personaggi che Zero ha sempre decantato nelle sue canzoni ad alta voce.


Cristian Porcino