venerdì 10 aprile 2009

“Leggende metropolitane. Storie improbabili raccontate come vere” di Jan Harold Brunvand


Avete mai sentito raccontare storie di autostoppisti fantasmi? O di stranieri che banchettano con carne di cane al barbecue? Oppure di baby sitter psicopatiche? Bene, queste come tante altre sono soltanto alcune delle leggende metropolitane che si sono diffuse e narrate negli anni in tutto il mondo civilizzato. Questo fenomeno è analizzato dallo studioso Jan Harold Brunvand e più precisamente nel libro “Leggende metropolitane. Storie improbabili raccontate come vere” edito da Costa & Nolan. Brunvand raccoglie un vasto campionario di storie che si dipanano dal 1980 in poi; e come dice egli stesso nella prefazione del libro: “le leggende metropolitane appartengono alla sottoclasse delle narrazioni popolari, leggende che – a differenza delle fiabe - possono essere credute o sono almeno credibili, e che – a differenza dei miti – sono ambientate in un passato recente e hanno come protagonisti essere umani normali anziché antichi dei o semidei”.
Spesso persino i giornali e le televisioni contribuiscono ad alimentare tali leggende metropolitane per scatenare una serie di effetti collaterali fra persone troppo distratte. Il pregio di questo volume è il linguaggio utilizzato che permette anche ad un lettore poco avvezzo ai saggi, di barcamenarsi con facilità in studi di tale tipologia. Le storie sono raggruppate secondo la categoria di appartenenza. Inoltre sotto ad ogni leggenda metropolitana riportata, l’autore ci fornisce una descrizione su come sia nata tale storia, e sulle indagini condotte per appurare l’infondatezza di tale notizia. Il libro di Jan Harold Brunvand è davvero interessante, anche se a tratti un po’ ripetitivo. Alcune storie, pur essendo dei classici esempi di leggende urbane, sembrano essere troppo obsolete per un pubblico abituato all’iperattività internettiana attuale. Forse il presente libro andrebbe rivisitato ed aggiornato con storie più fresche.
Consiglio comunque la lettura di questo testo, perché porterà il lettore dentro i meandri più oscuri del folclore moderno.


Cristian Porcino