lunedì 20 aprile 2009

“La masseria delle allodole” di Paolo e Vittorio Taviani


Le Edizioni Titivillus hanno pubblicato la sceneggiatura originale del film “La masseria delle allodole” scritta dai fratelli Paolo e Vittorio Taviani. Il presente volume è curato da Lorenzo Cuccu e Andrea Mancini. Al suo interno troviamo anche le foto realizzate da Umberto Montiroli. Il film dei fratelli Taviani liberamente ispirato al libro di Antonia Arslan, rievoca con magistrale bravura il tremendo genocidio del popolo armeno ad opera dei turchi nel 1915- 1916. “La masseria delle allodole” racconta la storia di una ricca famiglia armena che all’improvviso si ritrova a sopravvivere ad una tragedia pianificata che ordina l’uccisione immediata dei maschi della casata. Il patriarca Hovhnnès qualche minuto prima di morire, rivela al nipote parte della visione percepita e dice: “fuggite tutti”. Il popolo armeno violato e soppresso in nome di un nazionalismo esasperato anticipa di gran lunga la Shoah ebraica. Come sempre l’uomo rimuove facilmente dalla propria coscienza storica tali immagini. È ben più triste il fatto che il popolo armeno ancora oggi non abbia ottenuto giustizia né un riconoscimento ufficiale. Esiste il giorno della memoria (27 gennaio) per ricordare lo sterminio del popolo ebraico, ma non una commemorazione ufficiale per onorare il sacrificio di milioni di armeni. Come ricorda Lorenzo Cuccu nel suo saggio introduttivo: “ il bilancio oscilla, secondo le fonti, fra 800 mila e 1 milione e 500 morti, anche a causa di stime diverse della popolazione armena nell’impero ottomano nel 1915” . Paolo e Vittorio Taviani hanno realizzato un film di grande impatto emotivo e soprattutto molto coraggioso. Prima de “La masseria delle allodole” quasi nessun regista aveva sentito l’esigenza di girare un film su questa tematica. Ricordo la bellissima fiction rai del 1992 girata da Henri Verneuil pseudonimo di Achod Malakian e dal titolo “Mayring – Quella strada chiamata paradiso” che raccontava con grande delicatezza e dolcezza la sofferenza del popolo armeno. In quell’occasione ancora una volta la tragedia di un popolo riviveva grazie all’intreccio narrativo di una storia familiare. In “Mayring” era la vita dello stesso regista a raccontare sullo schermo la tragedia che si era consumata; mentre il film dei Taviani si dipana grazie alla testimonianza raccolta da Antonia Arslan. Attraverso la lettura di questo libro si potrà riflettere maggiormente sulla potenza evocativa dei dialoghi scritti dai fratelli Taviani al di là della loro stretta simbiosi con la rappresentazione cinematografica.


Cristian Porcino