Il ragazzo dai pantaloni rosa è un film necessario, toccante che non scade mai nella retorica ma invece abbatte con delicatezza i muri di silenzio che si ergono attorno agli atti di bullismo. Nel film Samuele Carrino (Andrea) afferma che non bisogna essere poeti per soffrire ma adolescenti. Ricordo benissimo la sofferenza di quegli anni e l'ho raccontata nel mio libro Sulle tracce dell'altrove. Purtroppo certi atteggiamenti ti fanno sentire continuamente un adolescente bullizzato. La violenza verbale pesa come un macigno sulle nostre vite e non sempre siamo equipaggiati emotivamente e psicologicamente per schermare le parole che ci vengono scagliate addosso. Non di rado certe frasi ti scavano dentro fino a creare caverne oscure dove ci rifugiamo fino a non uscirne più. Anch'io ho rischiato di non riemergere da questi anfratti dell'anima dove mi ero rintanato per silenziare i miei sentimenti. Per questo è stato doppiamente emozionante e commovente guardare questo film insieme alla persona che amo. Leggere sul suo viso la commozione per una storia che non ci è affatto estranea ci ha ricordato di quanto siamo stati fortunati. Potevamo soccombere e non l'abbiamo fatto. Claudia Pandolfi che interpreta Teresa Manes, madre di Andrea, dice: "Le parole sono come dei vasi di fiori che cadono dai balconi. Se sei fortunato li schivi e vai avanti sulla tua strada, ma se invece sei un po’ più lento, ti centrano in pieno e ti uccidono".
La verità è che nessuna parola è soltanto una parola. Mai! In classe insisto sempre su questo punto e non smetterò mai di sottolinearlo. Per tale motivo a scuola ho proposto un progetto educativo che parte proprio dalla visione di questo film. Le parole colpiscono ad ogni età ma in special modo in adolescenza quando tutto intorno ci appare ostile e al contempo affascinante. L'atteggiamento bullistico non inizia e finisce tra i banchi di scuola ma in certi casi dura tutta la vita. Quando certa politica limita i tuoi diritti e tende ad emarginarti e deriderti perché non ti ritiene conforme alla norma allora sta attuando degli atteggiamenti prevaricatori tipici dei bulli. Non esistono persone con più o meno dignità delle altre. La normalità è il concetto più abusato e pericoloso di questo mondo. Chiunque è nato fa parte della natura senza alcuna distinzione di genere, orientamento, etnia, etc. Scriveva Publio Terenzio Afro (II secolo a.C) «Homo sum, humani nihil a me alienum puto» Traduzione: "Sono un essere umano, niente di ciò che è umano ritengo estraneo a me"». Nessuna cosa che riguarda l'umano dovrebbe renderci indifferenti. L'indifferenza uccide! Fare finta di niente non cambierà di un millimetro le cose. Adesso tocca a noi lottare e non rendere vano il sacrificio di Andrea Spezzacatena perché: "Se potrò impedire a un cuore di spezzarsi, non avrò vissuto invano; se potrò alleviare il dolore di una vita o lenire una pena, o aiutare un pettirosso caduto a rientrare nel nido, non avrò vissuto invano" Emily Dickinson.
®️ Cristian A. Porcino Ferrara