mercoledì 18 giugno 2025

Studenti e competenze alfabetiche

 




Negli ultimi anni, i dati relativi alla comprensione del testo tra gli studenti italiani hanno evidenziato una situazione preoccupante: una percentuale significativa di giovani (più del 50%) fatica a decodificare e interpretare correttamente un testo scritto, anche nei suoi aspetti più basilari. Questo fenomeno non è solo un segnale di allarme per la scuola, ma anche per l'intera società. La capacità di comprendere un testo è infatti alla base della cittadinanza attiva, della partecipazione democratica e della possibilità di orientarsi nel mondo. In quanto docente riscontro quotidianamente questo disorientamento linguistico non solo negli allievi ma più in generale in persone adulte già scolarizzate. Secondo l'Ocse un italiano su tre non comprende un concetto di solo due frasi. 

In questo contesto, risulta ancora più paradossale la tendenza, ancora molto diffusa, all'uso di un linguaggio eccessivamente tecnico, burocratico e spesso oscuro nei decreti, nelle circolari, nei documenti ufficiali e perfino nei quesiti referendari. Questi testi, che dovrebbero essere strumenti di comunicazione e chiarezza, si trasformano invece in barriere, accessibili solo a pochi. Si crea così un doppio scollamento: tra scuola e società, e tra cittadini e istituzioni. Scriveva Luciano De Crescenzo: "Il linguaggio specializzato paga, rende importanti e aumenta il potere di chi lo usa. Oggi non esiste gruppo, associazione o confraternita che non abbia il suo linguaggio tecnico. Il malvezzo non ha limiti". 

È dunque urgente promuovere, da un lato, un’educazione linguistica più efficace e inclusiva, capace di far crescere nei ragazzi la padronanza critica della lingua; dall’altro, una vera 'semplificazione' del linguaggio istituzionale, che non vuole dire impoverimento o mortificazione linguistica ma chiarezza, accessibilità e rispetto per il diritto di tutti alla comprensione.


©️ Cristian A. Porcino Ferrara 



lunedì 16 giugno 2025

Un libro per smuovere i pregiudizi



Porcino Ferrara è un docente nel pieno della sua esperienza, e utilizza l'arte comunicativa come strumento educativo, capace di smuovere pregiudizi e far riflettere in ambito scolastico.

Lo stile è schietto, autentico, a tratti struggente, e non ha timore di “sfondare i muri della vergogna e del pregiudizio”. Manca forse un filo narrativo unico, ma ciò contribuisce a rendere l’opera un mosaico intenso di voci, esperienze ed emozioni. Proprio per questo Sulle tracce dell’altrove è un libro consigliato a docenti e studenti perché offre uno sguardo profondo e coinvolgente sul senso della conoscenza e del viaggio interiore. È particolarmente utile a scuola perché invita a guardare oltre l’immediatezza, promuove il dialogo e incoraggia sia insegnanti che ragazzi a riscoprire il valore dell’educazione come percorso verso l’altrove, inteso come crescita personale e apertura al mondo.

Il libro è in vendita su Amazon

domenica 25 maggio 2025

Noi siamo gli altri


 

Il libro Sulle tracce dell'altrove di Cristian A. Porcino Ferrara, pubblicato nel 2023, è un'opera che intreccia autobiografia, filosofia, critica sociale e riflessione culturale. Con una prosa intensa e personale, l'autore esplora temi profondi come l'identità, l'alterità, l'omofobia, la violenza di genere e il potere educativo dell'arte. 

Porcino Ferrara affronta le responsabilità della religione nel reprimere l'espressione dell'identità personale, citando figure come Origene, Montaigne, Paolo di Tarso, papa Wojtyla e papa Ratzinger. Analizza come la religione possa influenzare negativamente l'adolescenza, privando i giovani dei momenti cruciali dei primi amori e infatuazioni.  

Inoltre l'autore rende omaggio a personalità che hanno segnato la sua formazione, come Franco Battiato e il filosofo Manlio Sgalambro, con cui ha avuto un rapporto di stima reciproca.  Attraverso l'analisi di canzoni e film, come L'Attimo Fuggente, Chiamami col tuo nome, e brani di artisti come Barbra Streisand, Raffaella Carrà, Elton John, Calum Scott, Jimmy Somerville e Judy Garland, Porcino Ferrara riflette sull'impatto culturale e personale di queste opere.  

Peraltro il libro affronta anche il tema della violenza di genere, ricordando figure femminili come Artemisia Gentileschi, Rosa Parks, Eunice Newton Foote e Ruth Bader Ginsburg.  Inoltre, rende tributo a vittime dell'omofobia come Matthew Shepard e Bayard Rustin, evidenziando le ingiustizie subite a causa della loro identità sessuale. 

Una delle caratteristiche distintive del libro è la sua capacità di fondere esperienze personali con riferimenti culturali e filosofici, creando un dialogo tra l'autore e il lettore. Porcino Ferrara utilizza la sua esperienza di insegnante e filosofo per offrire una riflessione profonda sull'importanza dell'empatia, del rispetto e dell'accettazione dell'altro. 

Il libro è stato presentato in diverse occasioni, come durante la rassegna "Culturalmente Malnate", dove l'autore ha discusso i temi trattati insieme a scrittori, psicologi e il pubblico presente.  

Con 102 pagine, Sulle tracce dell'altrove è un'opera intensa che invita alla riflessione e al confronto, offrendo uno sguardo lucido e personale su tematiche attuali e universali.


(V. G)


Il libro è in vendita su  Amazon

lunedì 19 maggio 2025

Leone XIV e la concezione di famiglia

 



Papa Leone XIV durante l'udienza al Corpo diplomatico presente in Vaticano ha detto che è responsabilità di chi governa investire sulla famiglia "fondata sull'unione stabile tra uomo e donna, 'società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società'". Quest'ultima è una citazione della Rerum Novarum del suo illustre predecessore Leone XIII. Evidentemente la concezione di famiglia di Robert Francis Prevost è identica alla concezione ampiamente diffusa nel 1891 (anno della pubblicazione dell'enciclica citata). Ora nessuno si aspetta da un pontefice una totale apertura alle unioni non tradizionali ma certamente nemmeno un ritorno al passato che è totalmente anacronistico e fuori dal tempo. È evidente che per Prevost noi non esistiamo e non possiamo costruire famiglie e a questo punto sorge un dubbio. Ieri ha affermato: "Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia". 

Come possiamo definirci membri di un'unica famiglia se al suo interno esiste chi ti ritiene invisibile e ti nega il diritto alla felicità?

Come ha ricordato la sociologa Chiara Saraceno a Left (19/12/2014) la famiglia naturale non esiste perché:

"La famiglia è una costruzione sociale, legale e normativa. Sono le norme che definiscono quali rapporti di sesso o di generazione sono familiari oppure no. E se noi guardiamo la famiglia da un punto di vista antropologico e storico, scopriamo che il modo in cui questo processo normativo è avvenuto è variato molto nel tempo e nello spazio".

Non abbiamo quindi certamente bisogno dell'approvazione più o meno benevola di un rappresentante religioso per esistere ed essere legittimati né tantomeno di carità selettiva.

Fortunatamente a bilanciare certe dichiarazioni è intervenuto il nostro caro e amato Presidente della Repubblica che ha compreso il dolore che si cela dietro l'indifferenza e la discriminazione. In occasione della giornata contro l'omofobia Sergio Mattarella ha detto: "Il tema della Giornata odierna - il potere delle comunità - richiama al valore del vivere insieme, con rispetto. Una comunità inclusiva sa di dover proteggere le differenze per costruire una società più giusta e più coesa, ampliando così la libertà di tutti".

Senza uguaglianza non c'è libertà.

© Cristian A. Porcino Ferrara

lunedì 21 aprile 2025

La scomparsa di Papa Francesco, testimone di Umanità



In molti lo avete attaccato in ogni occasione per ogni suo gesto di apertura verso gli altri. Lo avete denigrato, chiamato usurpatore, antipapa, sinistrorso, massone e preso in giro per le sue encicliche sociali. Da non credente l'ho sempre rispettato e criticato senza fargli sconti ma con la consapevolezza che il suo pontificato è riuscito a portare il sorriso e la pacificazione dopo anni di ratzingerismo opprimente che ha fatto male a molti di noi (in)visibili. Non sempre è riuscito in questa ardua impresa ma lo sforzo, rispetto ai predecessori, c'è stato. Eravamo e resteremo su molte questioni agli antipodi ma riconosco il merito delle sue azioni in favore di una inclusività maggiore per tutti dentro la Chiesa. Francesco ha mostrato il volto umano del Vangelo mostrandosi come uomo anziché come Capo supremo del cattolicesimo. Mi auguro che il suo esempio non verrà archiviato dal suo successore e che l'attenzione verso gli ultimi continuerà ad essere una prerogativa del prossimo pontefice. La Chiesa deve aprirsi a tutti e la strada che Bergoglio ha aperto deve continuare ad essere percorsa.

© Cristian A. Porcino Ferrara

sabato 5 aprile 2025

Violenza giovanile e Media

 




Negli ultimi tempi, la violenza giovanile è diventato un tema molto sentito per genitori, educatori e per tutta la comunità. Diverse ricerche hanno evidenziato un incremento dei comportamenti aggressivi nei ragazzi, e in molti si interrogano sulle possibili cause di questo fenomeno. Un aspetto da considerare attentamente è l'influenza dei media, in particolare delle serie tv. Queste ultime, spesso caratterizzate da trame coinvolgenti e personaggi affascinanti, possono avere un impatto notevole sulla percezione e l'accettazione della violenza. La visione giornaliera di programmi che raffigurano atti violenti come usuali o persino auspicabili può concorrere a desensibilizzare i ragazzi, e a raffigurare  la violenza come una soluzione valida per risolvere contrasti o frustrazioni. Inoltre, molte serie tv tendono a idealizzare comportamenti aggressivi, presentando protagonisti appartenenti a clan malavitosi o eversivi sotto una luce positiva. Questo potrebbe dar vita a un modello comportamentale che la Generazione Z potrebbe replicare, considerando la violenza un metodo efficace per risolvere le difficoltà. 



È fondamentale sottolineare che non tutte le serie tv hanno lo stesso impatto. Alcuni programmi affrontano la violenza in modo critico, mostrando le conseguenze negative delle azioni violente e promuovendo messaggi di empatia e risoluzione pacifica dei conflitti. Tuttavia, l'abbondanza di contenuti violenti nei media può rendere difficile la distinzione tra finzione e realtà. Come insegnante, osservo quotidianamente questa problematica. Gli studenti sono spesso nervosi e pronti a litigare in classe. Anche una semplice osservazione può diventare il  pretesto per scatenare in loro un conflitto. Questa rabbia trattenuta è un segnale di vulnerabilità emotiva e se non trova immediatamente sfogo, può dar vita a dei gesti disperati. Spesso noi adulti non riusciamo a capire i loro silenzi, e di conseguenza i più giovani si rifugiano in un mondo alternativo. (…) La piramide dei valori, con cui siamo cresciuti, si è ribaltata. Soldi e potere vanno ottenuti immediatamente, insieme alla notorietà sui social. Non importa il metodo. L'essenziale è mostrare, non essere! [...]  Bisogna anche promuovere e incentivare valide soluzioni e iniziative che favoriscano la collaborazione e il rispetto reciproco. In conclusione, la diffusione della violenza tra i giovani è un fenomeno complesso che richiede un approccio completo e multi generazionale. Le serie tv possono influenzare le percezioni e i comportamenti, ma con una guida appropriata e una comunicazione aperta, è possibile attenuare i loro effetti negativi e favorire una cultura meno conflittuale e più solidale.


© Cristian A. Porcino Ferrara

sabato 29 marzo 2025

Disarmiamo la stupidità e il pregiudizio!

 



Michela Murgia ha detto: «State attenti a come vi chiamano. State attenti alle parole che vi affibbiano perché ciascuna delle parole con cui ci definiscono, come donne, come omosessuali, come grassi, come magri, come alti, come bassi ... ogni volta che vi danno un'etichetta, una parola addosso, stanno dicendo in che rapporto di potere si sentono con voi». Murgia ha scritto spesso sul potere delle parole e sul loro significato più profondo. Per lei, le parole non sono solo strumenti di comunicazione, ma portatrici di emozioni, identità e relazioni. D'altra parte, Papa Francesco ha parlato recentemente del concetto di "disarmare le parole", suggerendo che le parole dovrebbero essere usate per promuovere la pace e la comprensione, anziché per alimentare conflitti o divisioni. Nel mio libro Sulle tracce dell'altrove ho riflettuto proprio sull'impatto nefasto delle parole nella nostra quotidianità. Dietro ogni termine o etichetta che attribuiamo agli altri c'è il dolore invisibile di chi subisce senza potersi difendere da un odio radicato anche nel linguaggio. Quindi se non conosci il mio vissuto, il mio dolore non ti consento di etichettarmi e di intrappolarmi in alcun modo in tuo costrutto mentale. Dall'ignoranza si può guarire ma dalla stupidità no!

Sulle tracce dell'altrove è in vendita su Amazon