domenica 10 maggio 2009

“Luce d’Orange” di Paolo Turati


“Luce d’Orange” di Paolo Turati per Ananke Edizioni è un romanzo che ha come protagonista il pittore olandese Jan Vermeer (1632- 1675). In questo libro Turati con una preparazione storico - artistica degna di nota, riesce ad avviluppare il lettore nella trama di questa vita romanzata del ritrattista di Delft. Chiaramente della vita del pittore seicentesco sappiamo ben poco, e proprio per questo Turati riesce a mettere a frutto tutte le conoscenze acquisite sul periodo storico in cui l'artista operò. L’autore descrive appassionatamente, un giovane Jan affascinato dal viaggio in Italia in cui lo coinvolge uno zio intraprendente e colto come Anthony Van der Mer. In Italia avrà modo di conoscere fra l’altro il pittore Nicolas Poussin e le opere di Michelangelo, Caravaggio, ecc, che lo condizioneranno in positivo nel suo futuro. Il romanzo, che non ha la pretesa di essere una biografia del celebre artista, ha il merito di ricostruire alcune pagine di storia molto importanti come l’ascesa al potere e di conseguenza alla dittatura di Oliver Cromwell. Leggendo “Luce d’Orange” non si capisce perché non abbia riscosso il successo del libro “La ragazza con l’orecchino di perla” scritto da Tracy Chevalier . Come di norma accade, tutto ciò che viene propagandato dai mass media e dagli editori di fama diventa spesso e volentieri, un bestseller. Forse la Chevalier ha avuto il merito di mescolare meglio le caratteristiche storiche della trama del romanzo; con un linguaggio più popolare ed immediato. Turati spesso si lascia andare a considerazioni forbite ed erudite sul contesto storico, e si sa che la gente comune è poco propensa a leggere libri ricchi di nessi cronologici e di nomi importanti. Come ricorda perfettamente nella prefazione Massimo Centini: “la ricostruzione avviene senza rinunciare a continui e impegnativi ( per chi deve scrivere il romanzo) riferimenti ad avvenimenti storici coevi, che attraversano trasversalmente la biografia e quindi ne dimensionano concretamente la stabilità in un corretto quadro spazio-temporale”. Unica pecca del romanzo di Turati è l’inserimento di quel riferimento esoterico che sembra contagiare gli scrittori di questo nuovo millennio (la lancia di Longino che trafisse il Cristo). Ottimo il finale con il capitolo dedicato al nazismo e all’interesse di Adolf Hitler per le opere di Vermeer. Personalmente essendo un cultore dell’arte e delle opere di questo straordinario artista, ho trovato “Luce d’Orange” molto coinvolgente ed intrigante. Ne consiglio assolutamente la lettura.


Cristian Porcino