“Dio è morto” di Antonio De Crescenzo per Il Rovescio Editore è un agile pamphlet sull’origine e la propagazione del fenomeno religioso nel mondo.
Il libro di De Crescenzo è chiaramente rivolto ad ogni persona che voglia approfondire il discorso su dio e dintorni. Il suo libero pensiero rende già di per sé interessante questo dialogo fra autore e lettore. È sempre meglio accostarsi alla lettura di libri di tale tipologia, piuttosto che ai soliti bestsellers scritti o compilati dalle “autorevoli” firme del giornalismo italiano. La religione intesa come organizzazione in apposite confessioni istituzionalizzate è certamente un male assoluto. È importante precisare che la spiritualità è ben diversa dalla religiosità; l’uomo difatti è una creatura spirituale. Spesso però i due termini si confondono e si sovrappongono dando adito ad equivoci assurdi.
Nietzsche è stato il più grande teologo del cristianesimo; perché grazie alla sua critica “avvelenata” rivolta ad ogni forma di corporazione e istituzione religiosa, ha consegnato al mondo un messaggio importante, ovvero «un solo cristiano degno di tale nome è esistito; ed è morto sulla croce». Attraverso ciò si può ben capire la motivazione che ha spinto la chiesa cattolica ad odiare la sua filosofia. Il pensiero nicciano restituiva all’uomo ciò che era dell’uomo, ossia la libertà di vivere in piena autonomia con il mondo; senza intermediari. Sostenere che «Dio è morto» significa accettare che la nostra ideologia basata sull’esistenza ultraterrena di un essere onnipotente, è definitivamente trapassata. Qui sulla terra esistiamo solo noi, e proprio per tale motivo dobbiamo occuparci della natura vivendo e godendo appieno dei suoi frutti. In verità Nietzsche non si scagliò mai contro la figura di Gesù, ma con quel cristianesimo che se ne fece indegnamente portavoce. De Crescenzo in apertura del libro ci dice che prima era comunista e credente, ma con lo scorrere del tempo ha preso atto della fine, di determinate certezze. È evidente che la religione è causa non di afflato universale ma di disordine. Ad esempio Gerusalemme è una città divisa e lacerata da conflitti che la reclamano come terra delle tre più importanti religioni monoteiste. Ognuna si contende qualche pezzo. Ma se la terra è stata creata da Dio allora ogni luogo dovrebbe essere definito “santo”!. In nome di Dio si sono consumati flagelli e carneficine degne più che di un santuario, di un mattatoio. Sono profondamente convinto che una religiosità responsabile è sempre realizzabile; purché la gente si accorga che l’adorazione del divino deve restare un fattore privato e non ostentato come sinonimo di potere e dominio. Nessuno ha in mano la salvezza, né tanto meno la verità che non esiste. I “sepolcri imbiancati” scovati da Gesù circondano sempre più le nostre vite; e bisogna pertanto riconoscere questi profeti di sventura, che si aggirano sia per vie catodiche che per vie cittadine.
Il libro di De Crescenzo non ha l’intento di offendere chi crede, ma smontare e attaccare le pretese di chi impone in maniera coercitiva la propria visione, (piuttosto personale e molto discutibile), di Dio. Un pregio di questo libro è proprio la freschezza di un pensiero non allineato a nessuna vecchia dottrina. Concordo con l’autore quando parla del sorgere di nuove forme di cristianesimo, più vicine all’uomo e più distanti dalle gerarchie vaticane. Perché ciò si realizzi, l’uomo dovrà impegnarsi tanto affinché le cose alla fine vadano come auspicato.
Il libro di De Crescenzo è chiaramente rivolto ad ogni persona che voglia approfondire il discorso su dio e dintorni. Il suo libero pensiero rende già di per sé interessante questo dialogo fra autore e lettore. È sempre meglio accostarsi alla lettura di libri di tale tipologia, piuttosto che ai soliti bestsellers scritti o compilati dalle “autorevoli” firme del giornalismo italiano. La religione intesa come organizzazione in apposite confessioni istituzionalizzate è certamente un male assoluto. È importante precisare che la spiritualità è ben diversa dalla religiosità; l’uomo difatti è una creatura spirituale. Spesso però i due termini si confondono e si sovrappongono dando adito ad equivoci assurdi.
Nietzsche è stato il più grande teologo del cristianesimo; perché grazie alla sua critica “avvelenata” rivolta ad ogni forma di corporazione e istituzione religiosa, ha consegnato al mondo un messaggio importante, ovvero «un solo cristiano degno di tale nome è esistito; ed è morto sulla croce». Attraverso ciò si può ben capire la motivazione che ha spinto la chiesa cattolica ad odiare la sua filosofia. Il pensiero nicciano restituiva all’uomo ciò che era dell’uomo, ossia la libertà di vivere in piena autonomia con il mondo; senza intermediari. Sostenere che «Dio è morto» significa accettare che la nostra ideologia basata sull’esistenza ultraterrena di un essere onnipotente, è definitivamente trapassata. Qui sulla terra esistiamo solo noi, e proprio per tale motivo dobbiamo occuparci della natura vivendo e godendo appieno dei suoi frutti. In verità Nietzsche non si scagliò mai contro la figura di Gesù, ma con quel cristianesimo che se ne fece indegnamente portavoce. De Crescenzo in apertura del libro ci dice che prima era comunista e credente, ma con lo scorrere del tempo ha preso atto della fine, di determinate certezze. È evidente che la religione è causa non di afflato universale ma di disordine. Ad esempio Gerusalemme è una città divisa e lacerata da conflitti che la reclamano come terra delle tre più importanti religioni monoteiste. Ognuna si contende qualche pezzo. Ma se la terra è stata creata da Dio allora ogni luogo dovrebbe essere definito “santo”!. In nome di Dio si sono consumati flagelli e carneficine degne più che di un santuario, di un mattatoio. Sono profondamente convinto che una religiosità responsabile è sempre realizzabile; purché la gente si accorga che l’adorazione del divino deve restare un fattore privato e non ostentato come sinonimo di potere e dominio. Nessuno ha in mano la salvezza, né tanto meno la verità che non esiste. I “sepolcri imbiancati” scovati da Gesù circondano sempre più le nostre vite; e bisogna pertanto riconoscere questi profeti di sventura, che si aggirano sia per vie catodiche che per vie cittadine.
Il libro di De Crescenzo non ha l’intento di offendere chi crede, ma smontare e attaccare le pretese di chi impone in maniera coercitiva la propria visione, (piuttosto personale e molto discutibile), di Dio. Un pregio di questo libro è proprio la freschezza di un pensiero non allineato a nessuna vecchia dottrina. Concordo con l’autore quando parla del sorgere di nuove forme di cristianesimo, più vicine all’uomo e più distanti dalle gerarchie vaticane. Perché ciò si realizzi, l’uomo dovrà impegnarsi tanto affinché le cose alla fine vadano come auspicato.
“Nell'essere cittadino dell'universo consiste la vera libertà dell' uomo, e la sua emancipazione dalla schiavitù delle meschine speranze e timori” Bertrand Russel
Cristian Porcino