Dietro al
Nosferatu di Robert Eggers c'è molto lavoro e studio ma il film non
riesce a decollare del tutto.
I primi trenta minuti sono
encomiabili e creano una certa aspettativa che si ridimensiona
purtroppo nella seconda parte. Ottima la fotografia e gli scenari
naturali che ricordano alcuni dipinti di Caspar David Friedrich.
L'immagine di Thomas Hutton che arriva nel paese del conte Orlok
rimanda proprio al celebre dipinto del pittore romantico Der
Wanderer über dem Nebelmeer. Ottima la recitazione dell'intero
cast anche se ho trovato poco centrato e sviluppato il personaggio di Knock-Renfield e la sottomissione ossequiosa di Hutton-Harker al conte. Il
Jonathan Harker di Stoker è certamente terrorizzato dalla malvagità
di Dracula ma non sottomesso ai suoi voleri. Tuttavia l'immaginario
collettivo vampiresco si è arricchito nel tempo di diverse riletture
e di conseguenza non è mai semplice per un regista innovare in tal
senso. Non bisogna infatti guardare Nosferatu per trovare le
differenze con le trasposizioni cinematografiche precedenti. Trovo
davvero inutile il paragone con le pellicole di Murnau o Herzog che
sono dei capolavori assoluti. Il film richiama molto il Dracula di
Coppola senza toccare mai quella perfezione lì. Notevole la colonna
sonora di Robin Carolan che sottolinea la dimensione oscura
dell'incubo.
Ho trovato
invece interessante l'aspetto di Nosferatu che si distanzia
volutamente dall'immagine dei predecessori per
assumere le sembianze di un vecchio magiaro con baffi e capelli
nascosti (non sempre) da un tipico berretto di pelo. Peraltro Eggers punta molto
sullo studio folkloristico degli zingari e dei loro rituali e
superstizioni. Non dimentichiamo che il vampiro di Bram Stoker si
ispira al personaggio reale di Vlad III di Valacchia che portava
proprio quei baffi. L'aspetto del conte Orlok voluto da Eggers mi ha
riportato alla mente l’anziano Gorka interpretato da Boris Karloff
nell'episodio I Wurdalak contenuto nel film I tre volti della
paura di Mario Bava (1963). Per il resto il film risulta un
compito fatto bene ma senza alcun guizzo geniale in grado di
sparigliare le carte.
© (Cristian A. Porcino Ferrara)