martedì 28 gennaio 2025

Il potere dell'accettazione

 


Sulle tracce dell'altrove di Cristian A. Porcino Ferrara affronta temi di grande attualità, come la letteratura, i diritti civili, la religione e l'omofobia. Il Prof. Porcino esplora come la letteratura possa fungere da potente strumento per riflettere sull'identità, la diversità (un termine che l'autore non apprezza) e la lotta per i diritti delle minoranze, in particolare nel contesto della comunità LGBTQ+. Attraverso la sua analisi, l’autore invita i lettori a mettere in discussione le norme sociali e a considerare l'importanza dell'accettazione e del rispetto per tutte le persone, a prescindere dal loro orientamento sessuale. Inoltre, il libro esamina anche il ruolo della religione nel plasmare gli atteggiamenti verso l’omosessualità, un argomento spesso delicato e controverso. Le parole di Magnus Hirschfeld, a distanza di anni, risuonano ancor più forti tra queste pagine “Verrà presto il giorno in cui la scienza prevarrà sull’errore, la giustizia sull’ingiustizia, l’amore umano sull’odio e sull’ignoranza”.

Porcino Ferrara cerca di avviare un dialogo su come le credenze religiose possano influenzare la percezione dei diritti umani e della dignità di ogni individuo. In sintesi, Sulle tracce dell'altrove è un'opera arricchente che unisce la critica letteraria a una profonda analisi sociale, promuovendo una maggiore comprensione ed empatia verso le esperienze di chi spesso viene emarginato. 


(Aidi75)


Il libro è disponibile su Amazon

domenica 26 gennaio 2025

Ricordare per non dimenticare

 


In occasione della giornata della memoria ho portato in classe la voce preziosa della senatrice Liliana Segre. Attraverso la lettura di alcuni brani si è riflettuto sul senso storico del ricordo. Se continuiamo ancora oggi ad alimentare odio verso i nostri simili e ad appiccicare altri triangoli per marchiare, discriminare e allontanare chi stupidamente ci appare altro da noi non ha più alcun senso celebrare questa giornata. La morte di circa 17 milioni di ebrei, omosessuali, zingari, oppositori al regime nei campi di sterminio nazisti non può essere liquidata dall'indifferenza di un ricordo di facciata. Il ricordo deve essere un faro acceso nel buio per non ripiombare nelle tenebre del male. Ricordarli è doveroso perché come diceva Mario Rigoni Stern: "La memoria è necessaria, dobbiamo ricordare perché le cose che si dimenticano possono ritornare".

Tutto può ripetersi e questa volta non ci saranno alibi per nessuno di noi. Nessuno potrà dire "Io non sapevo. Io non capivo". Certi segnali allarmanti si profilano già all'orizzonte e sottovalutarli è un errore che la Storia non ci perdonerà.  

Come ha ricordato Liliana Segre: "L'indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l'apatia morale di chi si volta dall'altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo.


© Cristian A. Porcino Ferrara

lunedì 20 gennaio 2025

Il declino della verità e il trionfo del verosimile



Assistiamo quotidianamente a un declino della verità e al trionfo del verosimile. Tutto è negoziabile anche la tanto declamata verità. Crollano le certezze e si sdoganano le offese. Il corpo scompare per far spazio a un simulacro virtuale che non contiene nulla ma fotografa solamente il presente e quindi lo priva del suo futuro. Come ricorda il cardinale Thomas Lawrence protagonista del film Il conclave: «C'è un peccato che sono arrivato a temere più di ogni altro: la certezza. Se ci fosse solo la certezza e nessun dubbio, non ci sarebbero misteri. E quindi nessun bisogno di fede».

La fede cieca purtroppo non porta mai nulla di buono. Sempre più persone affidano i loro destini a politici che propongono modelli autoritari. L'idea dell'uomo forte al comando è ritornata tristemente alla ribalta. Coalizzati per odiare e per annientare le minoranze in nome di un suprematismo ideologico nocivo e inesistente. Parafrasando Umberto Eco siamo immersi in una lotta continua tra nemici immaginari ed eterni rivali. Questa attrazione per la democratura mi spaventa immensamente. Concordo con Michela Murgia quando sosteneva: «Vi aspettate che il fascismo bussi a casa con la camicia nera? Non è così. Il nostro è un Paese che non ha fatto i conti con il fascismo, non c'è stata una presa di coscienza. È mancato quel processo che ti dice 'io che parte ho avuto?».

La colpa non è dei politici che propongono certe idee e certi sistemi comunicativi ma di chi li vota. Come scrive Aldo Busi: «Forse la politica elaborata dall’alto non può che essere la mascherina della sindrome della mafia che sale dal basso, della mafia di massa di una intera etnia che disgraziata di natura e segnata per sempre e, visto chi devono governare, i politici andrebbero assolti sempre e i loro elettori e sostenitori giustiziati all’istante».

Non possiamo sempre assolverci e deresponsabilizzarci. Certi individui esistono perché noi li abbiamo voluti e creati. Questo continuo rigurgito di odio e risentimento ci sta letteralmente conducendo verso il baratro. Disabituiamoci al male e alla violenza.

L'altro giorno in aula docenti si parlava di fede e religione e io ho detto che dobbiamo riscoprire e incrementare l'umanità che è in noi. Non serve una religione qualunque per colmare le nostre miserie ma un progetto futuro di cooperazione umanizzante. A tal proposito mi risuona in mente la frase del regista Paolo Sorrentino: “Non ti disunire”. Non dobbiamo disunirci, mai!

Il progetto non è affatto semplice ma di vitale importanza per la sopravvivenza della nostra specie.

«Viviamo un tempo in cui tutto sembra comprimersi ed esaurirsi sull'istante del presente. In cui la tecnologia pretende, talvolta, di monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza. La cultura, al contrario, è rivolgersi a un orizzonte ampio, ribellarsi a ogni compressione del nostro umanesimo, quello che ha reso grande la nostra civiltà» (Sergio Mattarella).


© Cristian A. Porcino Ferrara

lunedì 13 gennaio 2025

Arte e Comunicazione in Oliviero Toscani

 


(ARS Istruzione Misterbianco) Da anni dedico diverse lezioni alla comunicazione visiva di Oliviero Toscani attraverso un'analisi semiotica delle sue campagne pubblicitarie audaci e provocatorie. Il suo stile dissacrante, eretico e rivoluzionario ha introdotto un nuovo modo di concepire la pubblicità. Ha mostrato la bellezza della diversità enfatizzando l'unità tra le diverse culture. Ha veicolato messaggi di inclusione scuotendo le coscienze dei soliti perbenisti. Toscani ha sovvertito le regole del marketing pubblicitario e ha dimostrato che l'impegno sociale non è disgiunto dalle avide regole del mercato.

© Cristian A. Porcino Ferrara


venerdì 10 gennaio 2025

L’Amore rimosso. Arte e omosessualità

 



La Storia dell'arte non è purtroppo immune a riscritture postume. 

Riscontro un destino quasi comune nelle biografie di due dei suoi più importanti esponenti: Michelangelo Merisi detto il Caravaggio e Michelangelo Buonarroti. Intorno a Caravaggio sono state create diverse sceneggiature di film e fiction quasi tutte improntate a sottolineare l'eterosessualità del Merisi. Sono stato sempre dell'avviso che se si vuole raccontare la vita di un artista non bisogna omettere la sua vita privata ma la censura scatta solo e soltanto quando si tratta di artisti omosessuali. 



Si tenta di scovare tracce inesistenti di cosiddetta "normalità" per sgomberare il campo dall'idea di ammirare, celebrare e studiare un genio "non normale". Nel 2025 certa stupida umanità organizza e classifica ancora il mondo e gli homo sapiens con concetti inutili e fuorvianti. 



Provate a guardare alcuni film su Caravaggio e noterete lo stesso livellamento eterosessualista. Unica eccezione il capolavoro cinematografico di Derek Jarman che ovviamente i più sconoscono perché fin troppo esplicito sull'argomento.



Questa censura ovviamente accade in tutti i campi dell'arte e di questo ho scritto anche nel mio libro Sulle tracce dell'altrove

(...)

Perfino nelle mostre troviamo didascalie farlocche che ci dipingono l'artista tormentato per delle donzelle di cui l'illustre soggetto si era perdutamente innamorato. Della vita sessuale o sentimentale di Merisi ben poco sappiamo ma allora perché non tacere del tutto anziché ritrarlo come il solito tombeur de femmes? Per tollerare la sua attrazione verso gli uomini lo si deve necessariamente ritrarlo come bisessuale. 

Questo è il compromesso a ribasso per renderlo più accettabile agli occhi dei più. 



In quanto insegnante mi domando se siamo certi di voler censurare e trasmettere contenuti distorti ai nostri discenti solo per compiacere perbenisti stupidi e omofobi che della verità e del Sapere se ne infischiano bellamente.



Pensiamo a Michelangelo Buonarroti che amò Tommaso de' Cavalieri e a cui dedicò alcuni versi a sfondo erotico. Per molti storici risulta difficile immaginare un genio dell'arte mondiale cimentarsi in opere poetiche e pittoriche ispirate e dedicate ad un uomo. L'omosessualità, ovviamente, non è contemplata. In linea con il diktat voluto dai nostalgici del ventennio bisogna raccontare dell'amore michelangiolesco per Vittoria Colonna mai esistito.



Per lui si invocano prove che a parere di alcuni non ci sono ma che ovviamente servono solo per certificare la sua non omosessualità e non la sua presunta eterosessualità. Per quella non servono prove perché data per scontata. Michelangelo era amico di Vittoria e con lei condivideva un'affinità elettiva che non sfociava di certo nell'erotismo né tantomeno nel sentimento amoroso. 



Il simbolismo michelangiolesco è evidente. Se sì guardano con attenzione le sue opere scorgiamo che quasi ogni donna dipinta o scolpita ha i tratti maschili e non quelli tipicamente femminili. Questo non ha nulla a che vedere con le stupidaggini che tentano di etichettare Michelangelo come machista e maschilista. (...) 



Senza scomodare Freud che lo analizzò e studiò a fondo è più che evidente che il genio fiorentino per tutta la vita ricercò tracce maschili in ogni cosa da lui raffigurata. (...) 

Si cerca di rimuovere infatti che Buonarroti si formò presso Marsilio Ficino, filosofo omosessuale, e che ebbe diversi relazioni con uomini da lui stesso citati: Gherardo Perini, Giovanni da Pistoia, Pietro Urbano, Antonio Mini, Luigi Pulci jr, Benedetto Varchi, Giovannangelo detto "il Montorsoli", Febo dal Poggio, Cecchino Bracci, Francesco Amadori detto l'Urbinate. 

[...]

Ma questa sorte o mistificazione tocca ancora oggi anche a Giacomo Leopardi. Dopo la recente fiction Rai che ha riaperto il dibattito sull'orientamento sentimentale del poeta di Recanati è bastata la dichiarazione del regista Sergio Rubini per smorzare l'entusiasmo.



Quest'ultimo ha dichiarato a Tvblog.it: "Non penso che Leopardi fosse omosessuale. Amava profondamente le donne: c’è agli atti il fatto che avesse molta difficoltà ad esprimere i suoi sentimenti verso Fanny e faceva delle ‘prove’ usando Ranieri. L’ho fatto anche io da giovane. Non abbiamo voluto raccontare nessuna deviazione, ma un’amicizia profonda che sfocia sì in un bacio, ma è il bacio che è Leopardi vorrebbe fare a Fanny”.


L'opera d'arte non ha genere o orientamenti sessuali ma gli artisti e le artiste  sì. Purtroppo a noi si chiede sempre una prova tangibile dei nostri sentimenti quasi a doverci scusare della nostra esistenza.



Un Leopardi omosessuale, secondo l'opinione di qualcuno, lo renderebbe meno ammirabile scolasticamente o forse impegnato in una fantomatica teoria gender per indottrinare i nostri allievi. Meglio continuare con la commedia ad uso e consumo dei conservatori. Se tutt’oggi ci spaventa o crea imbarazzo affrontare in classe il racconto dell'Amore tra Achille e Patroclo figuriamoci la storia tra Leopardi e Ranieri. L’11 dicembre 1832 Giacomo Leopardi scriveva così all’ “amico”: «Ranieri mio, tu non mi abbandonerai per' mai, n' ti raffredderai nel'amarmi. Io non voglio che tu ti sacrifichi per me, anzi desidero ardentemente che tu provvegga prima 'ogni cosa al tuo benessere: ma qualunque partito tu pigli, tu disporrai le cose in modo, che noi viviamo 'uno per 'altro, o almeno io per te; sola ed ultima mia speranza. Addio, anima mia. Ti stringo al mio cuore, che in ogni evento possibile e non possibile, sar' eternamente tuo».

In conclusione vi consiglio di soffermarvi su queste frasi senza aggiungere null’altro se non un’altra frase del Nostro: “Il mondo ride sempre di quelle cose che, se non ridesse, sarebbe costretto ad ammirare; e biasima sempre, come la volpe, quelle che invidia”.


©️ Cristian A. Porcino Ferrara

sabato 4 gennaio 2025

"Nosferatu" di Robert Eggers

 



Dietro al Nosferatu di Robert Eggers c'è molto lavoro e studio ma il film non riesce a decollare del tutto.
I primi trenta minuti sono encomiabili e creano una certa aspettativa che si ridimensiona purtroppo nella seconda parte. Ottima la fotografia e gli scenari naturali che ricordano alcuni dipinti di Caspar David Friedrich. L'immagine di Thomas Hutton che arriva nel paese del conte Orlok rimanda proprio al celebre dipinto del pittore romantico Der Wanderer über dem Nebelmeer. Ottima la recitazione dell'intero cast anche se ho trovato poco centrato e sviluppato il personaggio di Knock-Renfield e la sottomissione ossequiosa di Hutton-Harker al conte. Il Jonathan Harker di Stoker è certamente terrorizzato dalla malvagità di Dracula ma non sottomesso ai suoi voleri. Tuttavia l'immaginario collettivo vampiresco si è arricchito nel tempo di diverse riletture e di conseguenza non è mai semplice per un regista innovare in tal senso. Non bisogna infatti guardare Nosferatu per trovare le differenze con le trasposizioni cinematografiche precedenti. Trovo davvero inutile il paragone con le pellicole di Murnau o Herzog che sono dei capolavori assoluti. Il film richiama molto il Dracula di Coppola senza toccare mai quella perfezione lì. Notevole la colonna sonora di Robin Carolan che sottolinea la dimensione oscura dell'incubo.



Ho trovato invece interessante l'aspetto di Nosferatu che si distanzia volutamente dall'immagine dei predecessori per assumere le sembianze di un vecchio magiaro con baffi e capelli nascosti (non sempre) da un tipico berretto di pelo. Peraltro Eggers punta molto sullo studio folkloristico degli zingari e dei loro rituali e superstizioni. Non dimentichiamo che il vampiro di Bram Stoker si ispira al personaggio reale di Vlad III di Valacchia che portava proprio quei baffi. L'aspetto del conte Orlok voluto da Eggers mi ha riportato alla mente l’anziano Gorka interpretato da Boris Karloff nell'episodio I Wurdalak contenuto nel film I tre volti della paura di Mario Bava (1963). Per il resto il film risulta un compito fatto bene ma senza alcun guizzo geniale in grado di sparigliare le carte.


© (Cristian A. Porcino Ferrara)