sabato 4 gennaio 2025

"Nosferatu" di Robert Eggers

 



Dietro al Nosferatu di Robert Eggers c'è molto lavoro e studio ma il film non riesce a decollare del tutto.
I primi trenta minuti sono encomiabili e creano una certa aspettativa che si ridimensiona purtroppo nella seconda parte. Ottima la fotografia e gli scenari naturali che ricordano alcuni dipinti di Caspar David Friedrich. L'immagine di Thomas Hutton che arriva nel paese del conte Orlok rimanda proprio al celebre dipinto del pittore romantico Der Wanderer über dem Nebelmeer. Ottima la recitazione dell'intero cast anche se ho trovato poco centrato e sviluppato il personaggio di Knock-Renfield e la sottomissione ossequiosa di Hutton-Harker al conte. Il Jonathan Harker di Stoker è certamente terrorizzato dalla malvagità di Dracula ma non sottomesso ai suoi voleri. Tuttavia l'immaginario collettivo vampiresco si è arricchito nel tempo di diverse riletture e di conseguenza non è mai semplice per un regista innovare in tal senso. Non bisogna infatti guardare Nosferatu per trovare le differenze con le trasposizioni cinematografiche precedenti. Trovo davvero inutile il paragone con le pellicole di Murnau o Herzog che sono dei capolavori assoluti. Il film richiama molto il Dracula di Coppola senza toccare mai quella perfezione lì. Notevole la colonna sonora di Robin Carolan che sottolinea la dimensione oscura dell'incubo.



Ho trovato invece interessante l'aspetto di Nosferatu che si distanzia volutamente dall'immagine dei predecessori per assumere le sembianze di un vecchio magiaro con baffi e capelli nascosti (non sempre) da un tipico berretto di pelo. Peraltro Eggers punta molto sullo studio folkloristico degli zingari e dei loro rituali e superstizioni. Non dimentichiamo che il vampiro di Bram Stoker si ispira al personaggio reale di Vlad III di Valacchia che portava proprio quei baffi. L'aspetto del conte Orlok voluto da Eggers mi ha riportato alla mente l’anziano Gorka interpretato da Boris Karloff nell'episodio I Wurdalak contenuto nel film I tre volti della paura di Mario Bava (1963). Per il resto il film risulta un compito fatto bene ma senza alcun guizzo geniale in grado di sparigliare le carte.


© (Cristian A. Porcino Ferrara)