lunedì 20 gennaio 2025

Il declino della verità e il trionfo del verosimile



Assistiamo quotidianamente a un declino della verità e al trionfo del verosimile. Tutto è negoziabile anche la tanto declamata verità. Crollano le certezze e si sdoganano le offese. Il corpo scompare per far spazio a un simulacro virtuale che non contiene nulla ma fotografa solamente il presente e quindi lo priva del suo futuro. Come ricorda il cardinale Thomas Lawrence protagonista del film Il conclave: «C'è un peccato che sono arrivato a temere più di ogni altro: la certezza. Se ci fosse solo la certezza e nessun dubbio, non ci sarebbero misteri. E quindi nessun bisogno di fede».

La fede cieca purtroppo non porta mai nulla di buono. Sempre più persone affidano i loro destini a politici che propongono modelli autoritari. L'idea dell'uomo forte al comando è ritornata tristemente alla ribalta. Coalizzati per odiare e per annientare le minoranze in nome di un suprematismo ideologico nocivo e inesistente. Parafrasando Umberto Eco siamo immersi in una lotta continua tra nemici immaginari ed eterni rivali. Questa attrazione per la democratura mi spaventa immensamente. Concordo con Michela Murgia quando sosteneva: «Vi aspettate che il fascismo bussi a casa con la camicia nera? Non è così. Il nostro è un Paese che non ha fatto i conti con il fascismo, non c'è stata una presa di coscienza. È mancato quel processo che ti dice 'io che parte ho avuto?».

La colpa non è dei politici che propongono certe idee e certi sistemi comunicativi ma di chi li vota. Come scrive Aldo Busi: «Forse la politica elaborata dall’alto non può che essere la mascherina della sindrome della mafia che sale dal basso, della mafia di massa di una intera etnia che disgraziata di natura e segnata per sempre e, visto chi devono governare, i politici andrebbero assolti sempre e i loro elettori e sostenitori giustiziati all’istante».

Non possiamo sempre assolverci e deresponsabilizzarci. Certi individui esistono perché noi li abbiamo voluti e creati. Questo continuo rigurgito di odio e risentimento ci sta letteralmente conducendo verso il baratro. Disabituiamoci al male e alla violenza.

L'altro giorno in aula docenti si parlava di fede e religione e io ho detto che dobbiamo riscoprire e incrementare l'umanità che è in noi. Non serve una religione qualunque per colmare le nostre miserie ma un progetto futuro di cooperazione umanizzante. A tal proposito mi risuona in mente la frase del regista Paolo Sorrentino: “Non ti disunire”. Non dobbiamo disunirci, mai!

Il progetto non è affatto semplice ma di vitale importanza per la sopravvivenza della nostra specie.

«Viviamo un tempo in cui tutto sembra comprimersi ed esaurirsi sull'istante del presente. In cui la tecnologia pretende, talvolta, di monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza. La cultura, al contrario, è rivolgersi a un orizzonte ampio, ribellarsi a ogni compressione del nostro umanesimo, quello che ha reso grande la nostra civiltà» (Sergio Mattarella).


© Cristian A. Porcino Ferrara