sabato 1 maggio 2010

“Ipazia” di Adriano Petta e Antonio Colavito


“Ipazia” di Adriano Petta e Antonio Colavito (La Lepre Edizioni) è un romanzo storico di notevole spessore culturale. Grazie alle ricostruzioni dei due autori rivive l’acume e la tenacia di Ipazia, filosofa e scienziata del IV secolo dopo Cristo. Socrate Scolastico affermò che lei era ad Alessandria d’Egitto l’interprete di spicco del neoplatonismo di Plotino. A causa della sua innata voglia di sapere e grazie alle sue scoperte scientifiche fu barbaramente uccisa da un gruppo di fondamentalisti cattolici sotto la benedizione del vescovo Cirillo. Quest’ultimo verrà fatto santo nonchè dottore e padre della Chiesa. Di Ipazia si conosce poco anche perché ci sono pervenuti brevi frammenti delle sue entusiasmanti ricerche. Chiaramente la Chiesa cattolica doveva mettere a tacere la voce della libertà che andava insegnando agli angoli delle strade di dubitare non del dio dei cristiani, ma di coloro che volevano essere i suoi ambasciatori terreni come i papi, vescovi, etc., ciarlatani che aspiravano solamente al potere. Ipazia nel 415 venne letteralmente smembrata, squartata e le parti del suo corpo furono bruciate nel Cinerone. Questo a testimonianza che Ipazia aveva sfidato il potere non solo in quanto scienziata ma soprattutto in quanto donna. Ad impreziosire il volume vi è persino la prefazione dell’astrofisca Margherita Hack che mette proprio in guardia dai nuovi fanatismi religiosi che cercano di arrestare il progresso scientifico. In definitiva, un romanzo che i nostri figli dovrebbero leggere piuttosto che quel ciarpame che adombra le loro coscienze e i loro spiriti critici e ricopre così immeritatamente le maggiori posizioni di vendita nel nostro paese. Da leggere assoluatmente.

Cristian Porcino