Michela Murgia ha detto: «State attenti a come vi chiamano. State attenti alle parole che vi affibbiano perché ciascuna delle parole con cui ci definiscono, come donne, come omosessuali, come grassi, come magri, come alti, come bassi ... ogni volta che vi danno un'etichetta, una parola addosso, stanno dicendo in che rapporto di potere si sentono con voi». Murgia ha scritto spesso sul potere delle parole e sul loro significato più profondo. Per lei, le parole non sono solo strumenti di comunicazione, ma portatrici di emozioni, identità e relazioni. D'altra parte, Papa Francesco ha parlato recentemente del concetto di "disarmare le parole", suggerendo che le parole dovrebbero essere usate per promuovere la pace e la comprensione, anziché per alimentare conflitti o divisioni. Nel mio libro Sulle tracce dell'altrove ho riflettuto proprio sull'impatto nefasto delle parole nella nostra quotidianità. Dietro ogni termine o etichetta che attribuiamo agli altri c'è il dolore invisibile di chi subisce senza potersi difendere da un odio radicato anche nel linguaggio. Quindi se non conosci il mio vissuto, il mio dolore non ti consento di etichettarmi e di intrappolarmi in alcun modo in tuo costrutto mentale. Dall'ignoranza si può guarire ma dalla stupidità no!
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