giovedì 4 febbraio 2016

“L’altra mammella delle vacche amiche” di Aldo Busi


(“L’altra mammella delle vacche amiche” di Aldo Busi, Marsilio, pp. 467, € 18,00).

Non è una semplice riscrittura dell'opera precedente ma, per l'appunto, l'altra mammella delle vacche amiche. Un'altra fonte dove attingere la linfa vitale del romanzo contemporaneo italiano. Questi squarci di egolatria presenti nel testo non sono casuali, bensì voluti. Lo scrittore racconta il mondo attraverso di sé e per farlo, in quanto narratore onnisciente, ingloba tutto nella sua esposizione. Aldo Busi non spaccia finto altruismo per mascherare tracce della sua personalità. Non scrive mica per compiacere editori, lettori, partiti o parrocchie. Busi è come l'aglio, o piace o lo si disprezza. Questo Diabolus della letteratura italiana che con il suo stile a tratti abrasivo diventa oggetto di contestazione, in verità ha ridato prestigio alla nostra lingua. Solitamente chi lo attacca e lo considera infèsto è perché non lo capisce e non gli perdona di essere un cavallo di razza indomabile e geniale. Con il suo ardore illuminista e laico fino al midollo lo scrittore monteclarense denuncia lo scandalo che si annida dietro la religione. Oltre l’apparente rispetto di divinità innalzate al culto troviamo, invece, una negazione della sacralità dell'umano in quanto tale e non come una creatura creata da un Dio a propria immagine e somiglianza. Busi si fa paladino di un diritto alla vita e si scaglia contro i deliri funesti e insensati professati da ogni fede, e proclamati dai suoi rappresentanti terreni presenti in ogni luogo. Qui non è la trama che si fa scrittura ma la scrittura che diventa trama. “Amare per sempre attraverso la carta che scrivi o che leggi non è meno intenso e incomprensibile dell’amare attraverso il cuore del momento. Tutto, ma proprio tutto, è così reale!”. In definitiva un romanzo che riscatta la Cultura dalla mediocrità dei bestelleristi che dominano le classifiche.

Cristian Porcino


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