mercoledì 24 dicembre 2014

“Il bell’Antonio” di Brancati al Teatro Stabile di Catania

Nel 1949 Vitaliano Brancati, uno degli scrittori più originali e interessanti del Novecento, pubblica il romanzo “Il bell’Antonio”. Ed è proprio questa splendida opera che ieri sera è andata in scena al Teatro Stabile “Giovanni Verga” di Catania, con la regia di Giancarlo Sepe su una riduzione curata dalla figlia dello stesso scrittore, Antonia Brancati, e Simona Celi. La storia è ambientata a Catania negli anni Trenta, in piena epoca fascista. La scenografia della rappresentazione teatrale è scarna ma essenziale. Una colonna grigia domina l’intera scena. Il suo richiamo fallocentrico compensa ed evoca la mancanza, soprattutto nella prima parte, di “quella cosa” di cui tutti parlano ma che non si può esplicitare se non grazie ad allusioni colorite. Antonio Magnano (Luchino Giordana) è spaesato, infastidito da una fama di sciupafemmine che ha alimentato per fugare i dubbi sulla sua vera condizione. Il personaggio costruito dal sentire popolare lo ha reso "famoso" e schiavo di se stesso, ma a quale prezzo? Inviso dal parroco e da molti mariti, agognato dalle donne di qualunque ceto sociale Antonio arriva a detestarsi, a sperare di poter mutare la propria impotenza fisiologica sposandosi con la bella Barbara Puglisi, ma tutto peggiora e svela pubblicamente il suo segreto. Il padre di Antonio, Alfio Magnano (Andrea Giordana), si fregia continuamente delle prodezze sessuali del figlio, però arriva perfino a disconoscerlo quando si rende conto che Antonio non ha consumato il matrimonio ed è destinato ad essere oggetto di maldicenze. Alfio è un esemplare di quel “gallismo” che Brancati prese spesso di mira nelle sue opere. Con Antonio vive un rapporto conflittuale e sarà proprio lui a riscattare l'onore del figlio andando con una prostituta di un bordello, e lì morirà a causa di un bombardamento aereo. Il bell'Antonio riesce a trovare conforto solamente nelle parole dello zio Ermengildo (Giancarlo Zanetti), fine intellettuale e l’unico in grado di capirlo e consigliarlo.

Ogni scena è segnata da un drappo che insegue i personaggi e spazza via le ore e i giorni. La bravura di Andrea Giordana impreziosisce l’intera rappresentazione e non stona accanto ad un cast affiatato e in sintonia. In definitiva uno spettacolo da vedere assolutamente soprattutto in un momento storico in cui il gallismo sembra proprio ritornare di moda sotto mentite spoglie.

Cristian Porcino


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