domenica 13 febbraio 2011

Quattro chiacchiere con Cristian Porcino



(articolo di Giulia Boni)

(Parigi) Ho incontrato lo scrittore Cristian Porcino a Parigi dove si trova per la presentazione del suo libro. L’appuntamento è in piazza dell’Opéra; accanto ad uno dei più prestigiosi teatri del mondo. Cristian arriva con mia enorme sorpresa in perfetto orario. Ci andiamo a sedere all’interno del famoso “Cafè de la Paix” che mi rimanda indietro nel passato dove autori come Proust, o personalità come Gurdjieff frequentavano il locale. Cristian Porcino è un giovane ed eclettico scrittore che pubblica libri di qualità, ma non ha il giusto riconoscimento in Italia, dove l'interesse per la lettura è alquanto scarsa. Ciò diventa più difficile se i temi che affronti richiedono una certa riflessione e il pubblico è sempre più distratto e assuefatto alle letture mordi e fuggi.
Porcino ha una cultura che va oltre la sua laurea in filosofia, è sempre alla ricerca di nuovi stimoli per creare un prodotto valido, consapevole di correre il rischio dell'impopolarità.

“Ciao Cristian, finalmente siamo riusciti ad incontrarci, grazie per la tua disponibilità; parliamo dell'ultimo libro che hai pubblicato: "Sulla pena di morte da Beccaria ad oggi", perchè un argomento così forte, anche se purtroppo nel 2011 ancora attuale?”


«Ciao Giulia ho deciso di pubblicare questo mio lavoro perché la gente non ignori che ancora oggi questa inutile pena viene inflitta in paesi civilizzati come gli Usa oppure in Cina, Iran, etc. Inoltre proprio in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia occorre ricordare che un italiano illuminato come Cesare Beccaria ha reso onore alla nostra cultura nel mondo. Infondo se oggi siamo un po’ più civili lo dobbiamo proprio al suo “Dei Delitti e delle pene”.»

“Hai inserito diverse citazione di Giovanni Paolo II °, quanto ha influito la sua figura nella tua crescita, dato che il suo lungo pontificato, ha percorso gli anni della tua adolescenza?”.

«Giovanni Paolo II° è stato il pontefice sotto cui sono cresciuto. Pur essendo aconfessionale non posso negare l’influenza che ha esercitato su di me un grande pensatore come lui. Molti dimenticano che Karol Wojtyla prima di diventare papa fu un ottimo filosofo nonché scrittore e poeta. La sua grande preparazione e il suo vivo interesse per la difesa dei diritti dell’uomo hanno caratterizzato il rapporto fra il mondo cattolico e quello appartenente a culture e religioni diverse. Nel mio libro infatti lo cito in quanto pensatore e non in quanto pontefice della Chiesa cattolica. Per me conta il pensiero che si ha e si esprime e non l’appartenenza ad un gruppo o associazione».

“Parliamo di "autopubblicazione", ho notato che per le tue ultime opere, sei diventato editore di te stesso. È così difficile trovare un editore che sia pronto ad investire su autori giovani, e pur riconoscendone le qualità, non si esponga solamente per pubblicare le opere di autori conosciuti o di personaggi che vediamo quotidianamente nel palinsesto televisivo?”.

«Ho deciso di ricorrere all’autopubblicazione di alcuni miei lavori, perché mi sono reso conto che i contratti offerti dagli editori prevedono percentuali sui diritti d’autore davvero irrisori. A quel punto chi guadagna dalla vendita del proprio libro non è certamente l’autore che avrà un misero 10%, da cui si dovranno detrarre le tasse; ma bensì l’editore. Pertanto ho deciso di assumermi ogni responsabilità considerato che la stragrande maggioranza degli editori hanno dimostrato di avere scarso coraggio e poca professionalità.
Inoltre trovo vergognoso che le case editrici richiedano all’autore un contributo economico sia per la stampa che per l’acquisto di copie. Questa cosa è orripilante perché offendono il lavoro di uno scrittore. Oggi come oggi non potrebbe più venir fuori un nuovo Hemingway o Wilde poiché il sistema che ruota attorno all’editoria finirebbe con il richiedere un esborso economico che un giovane autore non potrebbe e non dovrebbe mai dare. Questo naturalmente accade con l’editoria indipendente, poiché è davvero impensabile che ad esempio la Mondadori, Feltrinelli e Rizzoli ti prendano in seria considerazione. Dopotutto come insegna Checco Zalone nel suo ultimo film “Che bella giornata” senza alcuna conoscenza in alto loco non si arriva da nessuna parte; e chi vi arriva potrebbe essere un incompetente con un gran santo protettore alle spalle.

“Quindi mi stai dicendo che in Italia ti pubblicano solamente se paghi o se hai delle conoscenze importanti?”.

«Esattamente. Vedi Giulia oggi tutti scrivono un libro; dalle starlette televisive ai comici, dalla casalinga all’impiegata, basta un buon ghost writer e il lavoro è praticamente fatto. La cosa che mi fa rabbrividire è che se si legge la classifica dei libri più venduti in Italia, su 20 posizioni solamente 7 fanno questo di mestiere; per il resto sono conduttrici tv, cabarettisti e cuochi. Immagino il rammarico di Umberto Eco nel vedere il suo ottimo “Cimitero di Praga” stazionare fra ricette, barzellette e redenti sulla via di Damasco.
In Italia persistono le caste, le corporazioni. Chi domina la classifica di vendita dei libri appartiene ad una categoria ben specifica come i giornalisti e gli insegnanti universitari. La maggior parte dei giornalisti sono televisivi e quindi straconosciuti. Molti dei quali appongono solamente la propria firma ai “loro” lavori poiché stanno sempre in onda e non potrebbero materialmente scriverli. A questi bisogna aggiungere quelli appartenenti ai vari quotidiani e settimanali più importanti del paese. Poi vi è la categoria dei docenti universitari che vengono interpellati per ogni stupidaggine; come se insegnare letteratura italiana li renda automaticamente scrittori. Così tutti coloro che scrivono libri di critica letteraria o di filosofia, ma non sono organici e funzionali a nessun sistema politico, ideologico o confessionale, si trovano estromessi dal dibattito.
Quasi certamente fra qualche anno scriveranno pure i morti e gli analfabeti; anche se quest’ultimi lo fanno già. »

Fra una portata e l’altra parliamo del più e del meno. Osservo con attenzione la disponibilità di Porcino e spesso, anche se concordo con lui, rimango un po’ basita dal fatto che siamo forse circondati da personalità così false che quando ti trovi davanti una persona vera come lui si rimane spiazzati per l’immediatezza e la franchezza con cui ti espone il proprio pensiero.

“Sei tornato da poco dall'America, come hai trovato la loro situazione editoriale? Gli americani sono un popolo che legge?”

« Dunque in America ci vado spesso e la considero un po’ la mia seconda casa; infatti negli Usa la popolazione è abituata a leggere sin da piccola. Nelle metropolitane o negli autobus ognuno di loro ha un buon libro che li accompagna a destinazione. Se ti rechi nel negozio “Strand Books” la gente vi entra con i carrelli per acquistare libri nuovi scontati. Per noi italiani ciò è davvero impensabile. Si fanno le file per i Saldi nel settore abbigliamento ma guai per investire il proprio denaro in un oggetto “inutile” chiamato libro. Per non parlare della possibilità per un giovane autore di pubblicare e presentare il proprio lavoro attraverso varie conferenze. In America si investe oltre che culturalmente anche economicamente sui giovani; mentre in Italia i “non vecchi” sono considerati e visti solamente come dei poveri incapaci e negletti senza alcun diritto. Basta guardare l’età media di chi governa il nostro paese e confrontarlo con il presidente francese, americano, tedesco o il primo ministro inglese e spagnolo ».

“Quindi Cristian pensi che traducendo i tuoi libri e vendendoli sul mercato straniero, avresti le stesse difficoltà che affronti tutti i giorni in Italia?”.

«Assolutamente no. Credo proprio che prima o poi debba fare i conti con il semplice fatto che in Italia un vero scrittore non può vivere. Gli italiani non solo non leggono ma la loro politica disprezza la cultura. I libri costano molto cari, mentre in America no. Questo non fa che incrementare l’esistenza di social network come facebook e twitter. Esistono diverse pagine dedicate alla lettura ma nella stragrande maggioranza si parla sempre dei soliti noti. Nessuno vuole concedere spazio alla novità. A questo punto parafrasando lo scrittore Aldo Busi, lo scrittore vivente ha solo una colpa, quella di non essere ancora morto. Inoltre questo successo dei social network ci fa capire che esiste una necessità di comunicare con l’altro anche se si avverte una certa tensione nei commenti di alcuni soggetti, che si trincerano dietro uno schermo e una tastiera per aggredire e offendere; cosa che non avverrebbe mai in un dialogo faccia a faccia. In fondo anche l’offesa sta diventando una forma accettata di comunicazione!. Sai cosa mi viene in mente? La frase del film di Franco Battiato ”Perdutoamor”: “Comunicare è da insetti, esprimerci ci riguarda”. Ma ritornando alla tua domanda sì, penso che al più presto farò in modo che i miei libri possano giungere sul mercato straniero».

“Fino ad oggi hai pubblicato sette libri; oltre alle grandi tematiche ti sei occupato di due big della musica; mi riferisco a "Tributo a Michael Jackson" e “Madonna, la regina del pop". Credi che le opere biografiche siano più seguite dal pubblico?”.

«Certamente Giulia. Il pubblico che segue attivamente un cantante è sicuramente poco incline alla lettura impegnata. In molti casi il loro interesse si rivolge esclusivamente all’adulazione dell’artista e non dedicano tempo ad altri interessi, quindi se scorgono in libreria un libro dedicato al loro beniamino lo acquistano immediatamente. Se devono “sforzarsi” di leggere che questo avvenga per una buona causa come la lettura della vita e della carriera dei loro idoli. Ad essere sincero Giulia nell’ambiente dei fans io non mi trovo molto a mio agio. Talvolta mi terrorizzano con il loro modo di fare volto a vedere il marcio là dove non c’è. Stanno spesso sul piede di guerra se ciò che si scrive non corrisponde all’immagine che loro si sono costruiti in abstracto.
Dimenticano molto spesso i ruoli che in questo caso dovrebbero essere rispettati. Naturalmente non sono tutti, ma non sono pochissimi. Ho conosciuto persone davvero eccezionali fra i fan e con loro si è costruito un ottimo rapporto anche di amicizia; mentre ne ho incontrati altri che sono decisamente degni della legge Basaglia. Pensa Giulia che a causa di certe persone decervellate ho dovuto difendermi con delle querele. Vi è una persona in particolare che ha messo in atto un vero e proprio piano persecutorio nei miei confronti e prima o poi dovrò decidermi a denunciarla per stalking. Per quanto riguarda "Tributo a Michael Jackson" e “Madonna, la regina del pop" sono nati per rendere omaggio a due figure importantissime della musica mondiale».

“Incredibile Cristian, ma davvero esistono persone così aggressive? Hai fatto bene a tutelarti nelle opportune sedi giudiziarie”.

«Purtroppo si Giulia, ho dovuto farlo. »

Vorrei ricordare che tra altre pubblicazioni di Porcino vi sono anche "Diabolus" saggio sull’opera letteraria di Aldo Busi; che può ritenersi, a tutti gli effetti, un valido contributo per chi desidera accostarsi ai testi busiani che sono decisamente impegnativi.
Mentre "I cantautori e la filosofia da Battiato a Zero", è un vero gioiello, in quanto mette a nudo i testi dei cantautori italiani con un approfondimento filosofico, davvero unico nel suo genere consigliabile agli studenti e a chi conosce poco la filosofia.
Ne "La Chiesa e' nuda" Cristian ci mostra, con la correttezza che lo contraddistingue, lo stato poco felice che sta attraversando il cattolicesimo, senza puntare il dito, ma elaborando delle riflessioni su gli episodi di pedofilia emersi negli ultimi tempi.

“Ritornando al libro “sulla pena di morte…,” mi ha colpito il racconto della tua visita ad Auschwitz, devi essere rimasto profondamente colpito dalla visione di un luogo pieno di morte, da ciò che hai scritto si intuisce la forte emozione che hai vissuto.”


« Si Giulia quella visita mi ha segnato molto. La stesa cosa l’ho provata quando ho visitato i campi di concentramento di Dachau, Mauthausen e più recentemente la casa di Anna Frank ad Amsterdam o l’Holocaust Museum a Washington. Impossibile definire l’orrore che si percepisce ad Auschwitz a distanza di molti anni. Non lo si può visitare e dimenticarsi di cosa è accaduto in quel luogo. Ho provato così tante emozioni che sono difficilmente trasferibili su carta».

“L’ultima domanda Cristian, sei di nuovo al lavoro? Non vuoi dirmi dove ti condurrà, questa volta, la tua vena artistica?”.

«Si Giulia, sto lavorando insieme ad una valida autrice a un nuovo progetto, un romanzo intriso di mistero e filosofia. Un libro scritto a quattro mani che scava in profondità nei più oscuri meandri dell’ignoto. Di più non posso dirti».


Intervista a cura di: Giulia Boni


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