(articolo di Viviana Cosentino)
Ripercorriamo le tappe che hanno spinto Cristian Porcino a scrivere un libro sul Re del Pop, Michael Jackson…
Il 25 Giugno 2009, ore 14.00 circa, scompare uno dei più grandi artisti dei nostri tempi e nasce un mito. I suoi 800 milioni di dischi venduti, anche se è difficile certificarne effettivamente il numero, da soli potrebbero essere sufficienti a incoronare “Jacko” come l’artista solista con il maggior successo di sempre. È stato davvero un fenomeno della musica, prima, quando a cinque anni incantava con il suo talento cantando assieme ai fratelli, i “Jackson 5”, poi quando, sotto la guida di Quincy Jones, ha inciso “Off the wall”, “Thriller”, “Bad”, i tre album che hanno segnato la storia della Pop Music degli ultimi vent’anni. Alla leggenda di Michael Jackson, Cristian Porcino dedica un libro dal titolo “Tributo a Michael Jackson”, per le Edizioni Libreria Croce, un volume che contiene, al suo interno, testimonianze di chi gli era vicino, foto inedite e racconta la gioia e il dolore, i trionfi e le lacrime che hanno contraddistinto la vita del re del Pop. Un giusto tributo al cantante, cantautore, ballerino, compositore, musicista, arrangiatore, produttore e discografico e alla sua straordinaria e drammatica storia, una vicenda umana e artistica che non ha eguali, favolosa e allo stesso tempo tormentata, insomma, un giusto tributo per omaggiare un’artista a 360 gradi che in molti abbiamo amato e che continueremo a farlo.
Bambino prodigio e adulto ossessionato dalla privacy, divo adorato in tutto il mondo ma fatto a pezzi dalla stampa… cosa l’ha spinta a scrivere proprio un libro su Michael Jackson?
«Beh, Michael Jackson non rappresenta solamente un grande artista ma una vera e propria icona del novecento e sono sicuro lo sarà per i prossimi anni. Rendere omaggio ad una delle più geniali pop star che siano mai transitate su questo pianeta era doveroso. La stampa non ha mai compreso la personalità di Michael ma ha sempre voluto raccontare la sua vita ricostruendola attraverso stupidi pettegolezzi messi in circolazione ad arte, affinché Michael risultasse ciò che invece non era affatto. Certa stampa voleva la capitolazione del re del pop. L’invidia presente nell’ambiente dello show business era palpabile. Personalmente e lo dico senza retorica non riesco ad immaginarmi un mondo musicale senza lo stile ineguagliabile di Jackson».
La sua morte inaspettata ha dimostrato che “Jacko”, indubbiamente, non è stata una persona qualunque, il suo libro spiega perché?
«Michael era un artista immenso, ma non ha mai voluto essere considerato un non umano; anche se negli Usa e più precisamente a Brooklyn vi è una cappella aperta al suo culto. Credo che Jackson con la sua arte voleva trasmettere un messaggio importante al mondo, ovvero cerca di incanalare le tue energie per costruire qualcosa che resti e unisca l’umanità piuttosto che dividerla. Nel mio libro analizzo diversi aspetti di Michael Jackson proprio incominciando dalla sua musica che era la massima espressione della sua intimità. La sua prematura scomparsa ha significato che lui era davvero il re del pop, e che il suo pubblico lo amava incondizionatamente anche quando le nubi si addensarono all’orizzonte. Inoltre nel mio testo racconto della malattia alla pelle, le false accuse, ma soprattutto della sua arte».
Sappiamo che è stato un’artista fuori dal comune, capace di cambiare il modo di concepire la musica, re incontrastato delle vendite, innovatore del modo di intendere il videoclip musicale, di introdurre nei suoi spettacoli soluzioni sceniche impensate, ma per lei chi era veramente Michael Jackson ?
«Spiegarlo così in poche parole non è possibile. Michael Jackson è stato sicuramente una star di rara sensibilità. Durante le sue esibizioni sul palco o nei video Jackson dava il meglio di sé comunicando una tale carica esplosiva di energia e di pathos che difficilmente ho mai visto in un cantante pop. Era un perfezionista, curava nei minimi particolari gli arrangiamenti delle sue canzoni nonché le coreografie, etc. Non esistono aggettivi per qualificarlo. Michael Jackson era ed è Michael Jackson. Ciò basta a spiegare la portata storica della sua produzione musicale. Senza scandalizzarsi troppo bisognerà rapportarci alla musica che verrà utilizzando una classificazione in “ dopo Jackson” e “prima di Jackson”. Non è un accostamento blasfemo ma un modo per comprendere la sua importanza nella storia della musica. Oggi si parla di una società prima dell’avvento dei Beatles e dei Rolling Stones quindi perché dovrebbe sembrar strano parlare di Michael come un importante spartiacque musicale. Non dimentichiamoci che “Thriller” è l’album più venduto della storia».
Perché ha deciso di pubblicare il Testamento, ancora oggi molto discusso? Cosa vuole che arrivi ai suoi lettori?
«Il testamento è inevitabile per cercare di capire come Michael Jackson amasse i suoi tre figli e quanto tenesse al loro futuro. Il testamento è ancora oggi oggetto di discussioni ma fa parte della cronaca della morte di Michael. In attesa che si accertino con più chiarezza gli sviluppi della sua scomparsa e del suo alquanto probabile omicidio da parte del suo medico personale Conrad Murray; lascio ai lettori la possibilità di crearsi l’idea che vogliono. Un testamento è semplicemente un documento legale che raccoglie le ultime volontà di una persona vivente che mette per iscritto ciò che dovrà accadere dopo la sua morte. In questo caso Michael Jackson aveva dei seri motivi per affidare i bambini alla nonna. Difatti nel mio libro avanzo delle ipotesi a tal riguardo».
Il libro si conclude con il racconto di una fan italiana che ha seguito “Jacko” per il mondo e l’ha personalmente incontrato, come l’ha conosciuta?
«Ho conosciuto Monia Capparelli grazie ad internet e mi sono messo subito in contatto con lei che ha diretto uno storico ed importante fan club italiano su Michael Jackson. Non la ringrazierò mai abbastanza per la sua gentilezza e disponibilità nell’accettare immediatamente di collaborare al mio libro. Il suo racconto è semplicemente fantastico perché descrive, con dovizia di particolari, le peripezie a cui si è sottoposta per vedere il “re del pop”. Questa disponibilità non è caratteristica molto frequente poiché altri fans italiani hanno declinato l’offerta viziati da stupidi pregiudizi. Credevano che avrei scritto qualcosa di negativo sul loro idolo; ma mi chiedo come potevano saperlo non conoscendo né l’autore e né il contenuto dell’opera?! Questo mi fa pensare che certi individui che si definiscono ammiratori di Jackson hanno compreso ben poco del suo messaggio di pace e fraternità. Ma per ritornare a Monia ripeto lei è stata davvero unica nell'intuire il mio messaggio e la mia intenzione di omaggiare Michael Jackson»».
Rimane un po’ l’amarezza di non averlo incontrato personalmente?
«No amarezza non direi. Nel mio libro racconto delle occasioni che mi portarono ad incontrarlo all’estero. Anche se non parlai mai con Michael Jackson ho avuto il piacere di poterlo vedere dal vivo al di fuori dei suoi concerti. Certo sarebbe stato magnifico poter scambiare qualche minuto con Michael. Ma come diceva Benedetto Croce : “la storia non si fa né con i ma né con i sé” ».
Concluderei questa nostra intervista con le parole che una grande artista del panorama musicale italiano ha dedicato a Michael Jackson, poco dopo avere appreso della morte del «Moonwalker», l’uomo che sulla luna c’è andato con la sua musica:
“Se né andato un bambino che, probabilmente non è mai stato veramente felice. Un bambino di cinquant’anni, che non trovava pace nella continua ricerca di modificarsi per unificarsi a un modello che, forse, nemmeno lui aveva ben chiaro… Se n’è andato un bambino e con lui se n’è andato il talento” (Mina)
intervista a cura di: Viviana Cosentino