«Caro Sam, l’altro giorno mi hai chiesto quale foto dovevi postare su Instagram e sei rimasto sorpreso dalla mia espressione facciale alquanto dubbiosa. Tranquillo, non era rivolta a te ma alla scelta di volerle pubblicare. Quando entro nei miei profili social mi ritrovo catapultato in un multiverso di corpi in mostra. Per qualche istante mi trovo a camminare in un red light discrict di una nuova Amsterdam ad osservare una processione infinita di umani in vetrina. Tu sei un nativo digitale e dai tutto per scontato ma internet ha aperto le frontiere del disinibito e dell’immaginario più recondito. Ciascuno, infatti, quando si reca negli appositi luoghi virtuali trova ciò che più lo soddisfa e aggrada. L’umano diventa un catalogo assortito, un negozietto itinerante dove ognuno può scegliere il tipo di rappresentazione sessuale che lo eccita maggiormente. (…) Attraverso gli orifizi virtuali di una sessualità manipolata e mediata dallo schermo di uno smartphone ci addentriamo all'interno di un corpo sovraesposto. Paradossalmente siamo passati da una concezione racchiusa nell'immagine dell'uomo vitruviano di Leonardo alla costruzione di un corpo fittizio che non esiste nella quotidianità. Dall'uomo come misura di tutte le cose alla cosificazione del corpo. (…) Ti sarai già reso conto che gli utenti scaricano nel cesso i sentimenti e si nutrono solamente di un’apparizione illusoria. Un corpo fantasma dematerializzato che ha il: Terrore di essere solo prigioniero nel mondo dei viventi (Fassbinder).
[…] Forse Sam ci stiamo davvero preparando a superare l'umano! Tu sei giovane e decidi in autonomia cosa essere in questo fantasmagorico gioco al massacro, ma io quoto Willie Peyote e dico che in un mondo artefatto Fare schifo è un dovere morale! » Cristian A. Porcino Ferrara ©️