mercoledì 12 luglio 2017

L'elzeviro del filosofo impertinente


Il 27 giugno scorso è scomparso Paolo Limiti. I teenager non lo conoscono, non seguivano certamente i suoi programmi TV, ma scommetto che canticchiano senza saperlo una delle tante canzoni scritte da Paolo. Ovviamente mi riferisco a La voce del silenzio interpretata da recente anche da Andrea Bocelli, Laura Pausini e Francesco Renga. Come dimenticare quell'incipit formidabile che fa: "Volevo stare un po’ da solo per pensare tu lo sai, e ho sentito nel silenzio una voce dentro me e tornan vive troppe cose che credevo morte ormai ….vorrei una voce".
Ho conosciuto di persona Paolo Limiti il 29 novembre del 2003 durante lo show targato Rai Torno sabato...e tre. Ricordo la sua giovialità prima della diretta. Lo chiamavano da ogni parte e lui replicava con gentilezza a tutti. Sembrava timido e riservato ma non appena si accendevano le telecamere era in grado di entrare immediatamente in sintonia con il pubblico. Era proprio nato per fare televisione. Limiti si sedette nella fila davanti alla mia per una buona mezz'ora e poi lasciò il suo posto per andarsene via o aspettare la fine dello show altrove. Paolo si intrattenne a scherzare con noi della stampa con grande cordialità e curiosità. Ho iniziato a seguire Limiti grazie a mia madre che non si perdeva i suoi programmi televisivi in cui si ripercorreva la storia della musica e del cinema. Rimanevo affascinato da quest'uomo che conosceva ogni aneddoto e curiosità sulla lavorazione di un film o i retroscena di una canzone. Quando iniziava un racconto ti teneva inchiodato alla sedia, e il suo entusiasmo finiva per contagiare anche te. Non era pedante e ti rendeva partecipe dell'evento narrato. All'università mi chiamavano Paolo Limiti perché come lui ero appassionato di cinema e di musica. Mi piaceva documentarmi e raccontare agli amici le storie che si nascondevano dietro alcuni successi. Il vero sapere si condivide e non si rinchiude in una piccola cassaforte. In fondo questo faceva Limiti con i suoi spettacoli; condivideva con il suo pubblico ciò che lo entusiasmava di più. Certo, i colleghi universitari mi chiamavano 'Paolo Limiti' con un tono ironico. Il Paolo nazionale rappresentava per loro il passato, e di conseguenza io ero percepito come un intellettuale d'altra epoca interessato a cose un po' démodé. In altre parole mi vedevano come un marziano sbarcato sulla terra. La cosa però non mi offendeva, anzi. Molte erano le affinità che mi legavano a Limiti. Come Paolo anch'io rimasi da bambino affascinato dal cinema americano, soprattutto quello di un tempo. Con i miei coetanei non potevo certo parlare di Joan Crawford, Bette Davis, Montgomery Clift, Clark Gable e altri miti del cinema. Nei suoi programmi, invece, lui dava spazio alle star di Hollywood che avevano reso grande la settima arte. Come spiegare ai più la sensazione che si prova quando ti trovi in un teatro di Broadway, e le luci si spengono e parte la musica? Oppure con quali parole definire la gioia di ascoltare la voce straordinaria di Barbra Streisand? Paolo lo sapeva e si nutriva di queste emozioni. Quante puntate dedicate alla magia di Broadway e ai musical più longevi di tutti i tempi. Ma Paolo Limiti non era solo storia e quindi ricordi, bensì si interessava alla contemporaneità tenendo ben presente che nulla può essere compreso se non si conosce il nostro passato. Più volte è stato offeso ed etichettato come un nostalgico, uno che viveva cristallizzato nel passato ma non era affatto così. Aveva mille interessi e mille talenti. Paroliere, conduttore, inventore di format televisivi e anche animalista convinto. Paolo Limiti era un vero amico degli animali e non perdeva occasione per discuterne. Nei suoi programmi inseriva rubriche quotidiane in cui affrontare le problematiche dei maltrattamenti agli animali. Paolo si prodigava attivamente per aiutare i nostri amici a quattro zampe a trovare una nuova famiglia. Aveva classe anche quando s'indignava. Ricordo che quando si arrabbiava con i criminali che maltrattavano i cani lui diceva: "Vi auguro ogni bene"! Era chiaro che il senso della frase augurata era l'opposto, ma detta in tal modo risultava ancora più efficace. Con la morte di Paolo Limiti finisce una televisione elegante, garbata, istruttiva e genuina. Desidero, infine, ricordare una massima che Paolo ripeteva spesso nei suoi show e che ho sempre apprezzato: "Ricordati di essere gentile quando sali le scale perché prima o poi dovrai scenderle anche tu".
Un caro saluto a Paolo Limiti "Uno dei pochi che conosceva quello di cui parlava" (Gene Gnocchi).

Cristian Porcino

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