domenica 20 gennaio 2013

Sognare come atto puro di libertà. Recensione al romanzo “Incubi e Deliri a Lavatown” di Cristian Porcino

Il nuovo romanzo di Cristian Porcino è strutturato su ventotto capitoli, un Io narrante onnipresente e più di cinquanta personaggi che si snodano lungo la storia. “Incubi e Deliri a Lavatown” è un romanzo affollato d’immagini potenti, e situazioni raccapriccianti raccontate e mediate dalla spumeggiante e ineguagliabile verve linguistica della voce narrante. Desta particolare attenzione la descrizione degli abitanti di Lavatown, i quali riescono così come nella vita reale, a delinquere e a farla sempre franca. Nel racconto di Porcino alcuni paradossi rinviano sicuramente il lettore ad una riflessione ad ampio spettro sulle devianze della quotidianità a cui si assiste ormai con tacito e rassegnato silenzio. In questo secondo romanzo l’autore non risparmia critiche e riflessioni sullo stato sociale, politico e religioso dell’uomo contemporaneo. Troviamo, infatti, un giudizio feroce sulla giustizia ordinaria e le sentenze emesse dai suoi “arbitri” con poca cura. A Lavatown le prove lampanti a carico dei colpevoli spariscono come per magia o corruzione, e la parte offesa diventa, con un meccanismo rocambolesco, il tafano che punge la cavalla di memoria socratica e quindi l’insetto da eliminare. L’anomalia, nel regno creato dall’autore, diviene regola a tutti gli effetti. In un lungo susseguirsi di sogni, incubi e deliri l’autore trasforma la visionarietà di volti e aneddoti da lui descritti in materia viva e pulsante. Come ha dichiarato Porcino: “Ho voluto mantenere nel romanzo la ritmica contenuta nei sogni dove passato, presente e futuro appaiono indistinti. Certe facce appartengono a zone non rarefatte del pensiero e toccano un luogo sacro inconscio e quindi non profanabile”. I rappresentanti religiosi e altre figure professionali come i giornalisti, gli avvocati ecc, anche nel regno dei sogni diventano maschere e i ruoli prevalgono sulle persone che li ricoprono. Sognare, secondo l’autore, è l’unico momento in cui l’essere umano si riappropria dello spazio autonomo della propria coscienza. A questo punto c’è da chiedersi se forse nessuno sia mai stato libero di pensare e di vivere se non attraverso i propri sogni e deliri! (articolo di: Eli. Ber.). © Riproduzione riservata