lunedì 23 luglio 2012

“Io chi?” intervista a Cristian Porcino

(Articolo di: Matteo Dentici). “Io chi?” (Lulu.com, € 10,00) è il nuovo libro di Cristian Porcino, scrittore siciliano che in passato si è cimentato nell’analisi dei testi dei cantautori italiani per compararli alla filosofia, e diverse quanto felici incursioni nel mondo della pop music internazionale. Da qualche anno ha intrapreso un percorso che lo ha condotto dal mondo della saggistica alla narrativa. A tal proposito citiamo la raccolta di racconti “La Solitudine non va mai in vacanza” o il romanzo “Un’altra vita”. A marzo Porcino ha dedicato a Lucio Dalla un libro dal titolo “Domenico Sputo” ripercorrendo con originalità la carriera artistica del compianto musicista italiano. In occasione dell’uscita del suo ultimo lavoro, ho incontrato il nostro autore. 1) Partiamo con una domanda sul mondo editoriale odierno. Cosa ne pensa? «Se posso le rispondo con un’altra domanda: “Quanti autori indipendenti lei vede sponsorizzati in tv o nei giornali?” glielo dico subito, “Zero”. Quanto crede che possa interessarmi apprendere dell’uscita del nuovo libro di Pinco Pallino che sappiamo esser stato scritto da altri e poi firmato dal signor volto noto della tv? Non ho mai seguito il branco e certamente non inizierò a farlo adesso. Preferisco autopubblicarmi la mia opera se in giro non esistono più editori disposti a fare il loro lavoro senza chiedermi un esborso economico. Non mi piego a questa nuova religione della merce. E poi perché quando grandi star della musica si sganciano dalle major discografiche per mettersi in proprio sono applauditi e definiti coraggiosi, mentre quando lo fa uno scrittore ciò diventa sinonimo di poca professionalità? Non si possono usare due pesi e due misure». 2) Il titolo del suo nuovo libro “Io chi?” a cosa si riferisce? « Il titolo è connotato da una sottile ironia. Ostentiamo con troppa sicurezza il pronome “io”. Dire “io” non vuol dire nulla di specifico e non ci rappresenta per niente. Nessuno si conosce così a fondo, eppure diciamo senza tante remore “Io sono”, “Io faccio”, “Io qui”, “Io là” , o frasi del tipo “Lei non sa chi sono Io” ecc., il che mi fa sorgere la domanda: “Ma io chi?”». 3) Il racconto su Maerobius è davvero surreale come alcuni film di Fellini o quelli di Terry Gilliam, ma non per questo meno attuale. Com’è nata l’idea di questo personaggio? Si è ispirato a qualcuno in particolare? «La storia di Maerobius è una metafora della società umana. Maerobius potrebbe benissimo vivere in qualsiasi epoca, ma non cambierebbe di una virgola la sua parabola esistenziale. Per questa storia non mi sono ispirato a nessun soggetto politico in particolare o forse a tutti quelli già esistiti o esistenti. La vicenda di Maerobius, pur nella sua situazione irreale, non significa che non potrebbe accadere. Chi lo sa che non sia già successa in varie parti del mondo. A volte la realtà supera notevolmente la fantasia». 4) Ho trovato delizioso il racconto “I marchesi di Culignàc” quanto commoventi “Il professore” e “La scelta”, quest’ultimo dedicato alla drammatica fine di un giovane ragazzo. Qual è il suo rapporto con la tecnologia e i social network? «La ringrazio. Anch’io sono legato a questi racconti che ha citato. Per quanto riguarda la sua domanda ho un profilo facebook che seguo a tempo perso. Se vuole sapere se sono uno dei tanti malati da social network, la risposta è no! Posso stare mesi senza entrarci e non sento alcuna mancanza. Non capisco coloro i quali postano ogni giorno i fatti privati della loro vita; ma non ci tengono alla loro riservatezza? Non li capisco. Il racconto “La scelta” nasce per evidenziare quanta falsità si annida dietro questi nuovi mezzi di comunicazione. I più giovani si illudono che avere mille conoscenze virtuali significa conoscere realmente mille amici. Purtroppo non è così e questo li rende inevitabilmente più fragili e soli”. © Riproduzione riservata