giovedì 26 maggio 2011

Michael Jackson raccontato con raffinata sensibilità nel nuovo saggio-romanzo di Cristian Porcino



(Viviana Cosentino)

Mi ritrovo ancora una volta a leggere piacevolmente un lavoro dell’amico Cristian Porcino e questa volta recensisco una di quelle opere a me molto vicine. Ho scoperto un Cristian Porcino più maturo nel suo modo di scrivere, autore capace di affrontare e trattare svariati argomenti con “un piglio appassionato e con gran rispetto”. “Michael Jackson un uomo oltre lo specchio” come già detto dall’autore stesso e, nella prefazione, dal reverendo Dawson Talbot conosciuto a New York nel 2010, è un saggio – romanzo che non si occupa della vita dell’artista, già letta e riletta nelle innumerevoli biografie (anche non autorizzate) uscite soprattutto dopo la sua morte, ma l’intento dell’autore è quello di analizzare il pensiero, i testi musicali di questo genio, invitando il lettore a non rimanere fermo alla prima forma; quindi, esorta a non “osservare meramente”, ma ad andare oltre quell’apparenza fittizia che spesso i mass media e i malpensanti ci propinano. Michael cantava “… inizierò con l’uomo nello specchio, gli ho chiesto di cambiare la sua strada e nessun messaggio può essere più chiaro, se vuoi rendere il mondo un posto migliore, guarda te stesso e fai un cambiamento” (Man in the mirror, Bad 1987). Ecco come nelle sue canzoni Michael lancia dei forti segnali: cambiamo l’immagine riflessa, l’immagine che gli altri hanno di noi, non restiamo intrappolati dentro allo specchio, ma entriamoci dentro, perché è vero che noi siamo ciò che appariamo agli altri, ma nessuno può sapere come siamo in realtà. L’autore chiede, dunque, una grande apertura mentale per riuscire a penetrare l’immagine e osservare Michael “oltre lo specchio” e scoprire ciò che di più profondo lo caratterizza. Michael Jackcson è il re incontrastato del pop, rock e soul, ha dominato la scena per più di trent’anni abituando lo spettatore a vedere la musica oltre che ad ascoltarla, vendendo oltre 750 milioni di dischi in tutto il mondo. Ma questo già si sa, infatti, quello che ha desiderato Cristian Porcino, è proprio superare questo stereotipo di una vita fatta di lustrini, soldi, accuse di pedofilia e manie, per riuscire a soffermarci e comprendere quello che principalmente era, è e sarà Michael Jackson: bambino prodigio e uomo fragile e sensibile, non era solo un animale da palcoscenico, ma era soprattutto un uomo dotato di gran cultura e sensibilità, uomo carismatico in grado di affascinare i suoi interlocutori con pensieri immensi. In questo lavoro interessante Porcino descrive con estrema delicatezza Michael Jackson come artista, persona, parla delle sue amicizie, delle sue passioni, e si rivolge a un pubblico che già conosce e apprezza il cantante e lo ama col dovuto rispetto, ma ha anche il merito di indirizzarsi a chi vuole approfondire la conoscenza di questo mito; ripercorre, inoltre, la vita di Michael analizzando le cose che hanno caratterizzato la sua breve esistenza e influenzato il suo modo di scrivere e rapportarsi con gli altri e col mondo: dal rapporto col padre padrone alla sua infanzia difficile, dalla musica intesa come missione all’amore per il ballo e alla sua grande inventiva, il suo rapporto con la religione al suo essere eletto a mito e a volte paragonato ed elevato addirittura a un dio di cui, invece, Michael Jackson aveva un gran rispetto e non avrebbe mai osato sostituirsi a Lui; dall’amore all’amicizia e alle sue passioni… siamo dunque, condotti lungo un viaggio, quasi presi per mano, che tocca molte tappe della vita di questo grande uomo poco capito, timido e con le paure come tutti noi. Egli era consapevole del dono che Dio gli aveva elargito: ballo e musica si fondevano in lui nell’estasi della divina unione infatti, cantava “io sono la musica e la musica è in me” e ancora dichiarava di “dovere tutto il suo successo a Dio convinto che il dono ricevuto era un modo per esprimere la sua vera essenza e portare un pò di luce in un mondo buio e violento”. Questo lavoro si apre, come già detto, con la prefazione scritta dal reverendo Dawson Talbot e possiamo dire che idealmente si conclude, - nell’edizione speciale stampata in occasione della convention di Torino - con un’intervista al presidente della MJ Italian Foundation, Ada Tarchetti, la quale spiega che la missione di tale fondazione è portare avanti la musica, l’umanità di Michael Jackson attraverso azioni spettacolari e rivolte al sociale. La fondazione così tanto desiderata, voluta e diventata finalmente realtà, è nata, dunque, grazie alla caparbietà di questa donna e di chi come lei ha seguito questo artista nella sua vita affinché la sua arte non abbia mai fine. Questa fondazione è una realtà desiderata anche da chi come molti di noi hanno avuto la fortuna di essere accompagnati lungo il proprio personale cammino dalle canzoni di Michael Jackson, le quali hanno caratterizzato eventi particolari della propria vita, che ricordano un amore, un viaggio, un amicizia… leggendo le sue parole mi sono rivista nelle sue dichiarazioni, gli anni sono stati diversi, le generazioni pure, ma le sensazioni, le emozioni, il collezionare, ancora oggi, ogni articolo, video, intervista, notizia del tg che parla di lui, sono gesti che rimangono uguali, sono universali perché quest’uomo fragile e al contempo artista grandioso riesce ancora a suscitare grandi emozioni. Michael è stato un mito da vivo e da morto è diventato una leggenda; la sua morte, infatti, non ha messo fine alla sua arte, alla sua musica, alla sua umanità, al suo ricordo…
Ho estrapolato alcune parole della lettera che la grande Mina scrisse a "La Stampa" quando Michael Jackson è morto, per riassumere quello che è stata la vita di questo artista amato e infangato: “se n’è andato un bambino di cinquant’anni, che probabilmente non è mai stato veramente felice… se n’è andato un bambino e con lui il suo talento… era esattamente quello che voleva. Arrivare diritto al cuore di tutti. E il bambino che se n’è andato lì è arrivato e lì rimarrà… lasciando dietro di sé l’oro della sua arte e il disegno animato delle sue sembianze fisiche”.

(Viviana Cosentino)

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