sabato 1 agosto 2009

“Il mio corpo in nove parti” di Raymond Federman


Il mio corpo in nove parti” di Raymond Federman per La Lepre Edizioni è un ironico quanto suggestivo viaggio all’interno del corpo dell’autore. Federman esamina alcune parti del suo corpo come: capelli, naso, dita dei piedi, voce, lingua, pene, molare, orecchie, occhi, mani e cicatrici. Spesso dimentichiamo il rapporto confidenziale che ci lega al nostro involucro carnale. Nell’antichità il corpo umano è stato vessato e umiliato da religioni e tradizioni che lo ritenevano il sepolcro dell’anima. Diceva Sant’Agostino: “Questo corpo di morte non appartiene a me; è un carcere dove sto per un po' di tempo…Chi mi libererà da questo corpo di morte? La grazia di Dio ad opera del nostro Signore Gesù Cristo”. Eppure senza la nostra realtà materiale e oggettiva noi non potemmo spingerci nella vita di tutti i giorni. Federman dialoga con i suoi capelli così come con il suo naso perché è conscio che essi fanno parte di sé. Hanno vissuto i nostri stessi momenti e questo a testimonianza che niente del nostro corpo è inutile. L’autore incede nei ricordi che lo hanno accompagnato rivelando oltre la vena malinconica; una senilità che avanza. Questo nostro corpo che spesso è additato come causa di peccati o di misfatti è lo stesso che la religione cristiana cattolica glorifica quando innalza agli onori degli altari i propri beati e santi. L’esposizione dei corpi dei servi di Dio potrebbe forse stare a significare che anche il loro contributo corporeo è degno di nota; altrimenti perché autorizzare la vendita; o peggio ancora incoraggiare l’adorazione della effige di una persona defunta?! Carmelo Bene disse: “Il corpo implora il ritorno all’inorganico. Nel frattempo non si nega nulla. […] È tutta la vita che tolgo di scena il burattino, l’incubo d’un pezzo di legno che ci si ostina a voler farcire con carne marcia. Precipitare nell’umano - che parola schifosa - questa è la disavventura. Gli anatomisti gridano al miracolo quando parlano del corpo umano. Ma quale miracolo?! Un’accozzaglia orrenda, inutilmente complicata, piena di imperfezioni e di cose che si guastano”. Certo Federman ha una visione meno cruda del corpo umano, ma molto più romantica e appassionante. “Il mio corpo in nove parti” è un libro che restituisce dignità alla corporeità di ogni essere umano.
Da leggere.


Cristian Porcino