(“La vita e i giorni” di Enzo Bianchi, Il Mulino, pp. 138, € 13,00).
La nostra società ha rimosso dal proprio orizzonte la vecchiaia. Il termine vecchio risulta offensivo e dunque censurato dal nostro linguaggio comune. Questo giovanilismo dilagante tenta in ogni modo di livellare la nostra esistenza ai diktat dell’eterna giovinezza. Enzo Bianchi impronta una toccante riflessione sulla vecchiaia e sui sentimenti che scandiscono i giorni di una persona anziana. In effetti la vecchiaia è una terra sconosciuta o poco raccontata. Le riflessioni dell’ex priore di Bose sono illuminanti in tal senso: “La vecchiaia non è un territorio, non è una situazione, ma è un passaggio, un’evoluzione, un movimento e dunque anche un divenire”.
In definitiva un libro che tocca le corde dell’anima e ci aiuta a comprendere che la vecchiaia “ha un senso acuto della calma a della libertà, quando finalmente le passioni hanno lasciato la presa e si sono liberate non del loro padrone, ma dei loro numerosi padroni” (Platone).
Da non perdere.
Cristian Porcino
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