giovedì 30 dicembre 2010

“La ragazza che non voleva crescere” di Isabelle Caro


Solamente oggi si è appreso della morte di Isabelle Caro, modella e attrice francese balzata agli onori della cronaca per aver raccontato della sua malattia: l’anoressia. Per testimoniare la sua sofferenza scelse la via più brutale ossia apparire in un manifesto pubblicitario del celebre fotografo Oliviero Toscani, che l’aveva immortalata in un nudo davvero inquietante. Per capire l’origine della sua malattia che la portò a 26 anni a pesare solamente 29 chili, è utile la lettura della sua autobiografia “La ragazza che non voleva crescere” pubblicato da Cairo Editore. L’infanzia di Isabelle fu tormentata; anche a causa di una madre psicologicamente instabile ed un padre putativo assente tanto quanto quello reale. Isabelle Caro (nome d’arte), poteva ancora vivere se i genitori si fossero accorti in tempo del suo deperimento fisico, sottoponendola a valide cure mediche, arrivate troppo tardi. L’anoressia è una malattia subdola, che ancor prima di attaccare il corpo aggredisce la mente. Come scrive lei stessa nel libro: “bisogna smettere di esaltare la magrezza. Le foto sulle riviste sono ritoccate, sono tutte bugie che ficcano in testa alle donne. Non mostrano mai le conseguenze dell’anoressia”. Vuoto a cui Isabelle ha tentato di porre rimedio facendosi ritrarre nella sua magrezza spettrale. Ella era una donna intrappolata in un corpo mai svillupato. Dopo aver letto questo libro non mi sorprende sapere che la famiglia della Caro abbia tenuto nascosto al mondo la notizia della sua morte avvenuta addirittura il mese scorso. Da una "famiglia" comprensibilmente inadatta a ricoprire tale ruolo forse potevamo anche aspettarcelo. “Si, spero di guarire. Forse non del tutto, ma abbastanza da riuscire a festeggiare il mio 60° compleanno. La malattia non ha fatto che accentuare il mio amore per la vita, il desiderio di assaporarla fino in fondo…”. Così scriveva Isabelle nel 2009 sul finale del suo libro; ma una polmonite ha stroncato i suoi sogni di rinascita a soli 28 anni. Adesso occorrerà non vanificare la sua morte e adoperarsi per diffondere la sua storia; affinchè sia da esempio per coloro i quali sono sprofondati nell’abisso dell’anoressia e non riescono più a venirne fuori. In definitiva un libro da leggere assolutamente.

Cristian Porcino