mercoledì 24 febbraio 2016

Il volto scandaloso dell’ipocrisia


(“Scandalo” dal 23 al 28 febbraio 2016 in scena al Teatro Stabile “Giovanni Verga” Catania).

Arthur Schnitzler, esponente di spicco della Nervenkunst, riuscì a trasportare nelle sue opere ampi riferimenti alla psicanalisi di Sigmund Freud. Come quest’ultimo Schnitzler era ebreo e austriaco nonché attentissimo alle dinamiche psicologiche che si nascondono dietro i nostri atti quotidiani. Per intenderci il suo “Doppio sogno” ha ispirato l’opera ultima di Stanley Kubrick “Eyes Wide shut”. Anche in “Scandalo” (Das Vermächtnis) i segreti sapientemente occultati in una Vienna d'inizio Novecento sconvolgono la parvenza di felicità e serenità di una famiglia aristocratica. L’adattamento andato in scena ieri sera al Teatro Stabile di Catania è stato curato dal regista Franco Però. Hugo, figlio primogenito della famiglia Losatti, cade da cavallo e in punto di morte rivela ai suoi genitori di avere un figlio di cinque anni da una donna che ama come una moglie. Conscio del suo imminente trapasso fa giurare ai suoi genitori che avranno cura di suo figlio e della madre del piccolo. Dovranno essere, a tutti gli effetti, accolti come membri della famiglia. Nonostante gli anni trascorsi dalla stesura del libro (1898) la storia è di grande attualità. Nell’opera la ragazza da cui Hugo ha avuto un figlio è nordafricana, e la tematica del razzismo insito nella società dell’epoca come in quella odierna svolge un ruolo di rilievo. Chi proviene da una classe sociale disagiata o da diversa etnia è avvertito dal clan familiare come un cavallo di Troia da sconfiggere prima della sua effettiva manifestazione. Notevole il cast scelto per dar vita ai personaggi ideati dallo scrittore austriaco. Su tutti spiccano per bravura e carisma Franco Castellano e Stefania Rocca; il primo nei panni di Adolf Losatti, il capofamiglia, e la seconda nelle vesti di Emma Winter, vedova del fratello defunto di Betty. Due vere eccellenze della recitazione che il grande pubblico ha già avuto modo di apprezzare al cinema e nelle fiction televisive. Quando Castellano e Rocca prendono possesso della scena il volto degli spettatori si illumina. Un applauso ad Antonio Fiorentino creatore della bella scenografia e a tutti gli attori. In definitiva un dramma intenso che non si può non vedere. Una buona occasione per andare a teatro e rimanere soddisfatti e arricchiti da una fedele rappresentazione di quel volto scandaloso dell’ipocrisia umana.

Cristian Porcino


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giovedì 4 febbraio 2016

“L’altra mammella delle vacche amiche” di Aldo Busi


(“L’altra mammella delle vacche amiche” di Aldo Busi, Marsilio, pp. 467, € 18,00).

Non è una semplice riscrittura dell'opera precedente ma, per l'appunto, l'altra mammella delle vacche amiche. Un'altra fonte dove attingere la linfa vitale del romanzo contemporaneo italiano. Questi squarci di egolatria presenti nel testo non sono casuali, bensì voluti. Lo scrittore racconta il mondo attraverso di sé e per farlo, in quanto narratore onnisciente, ingloba tutto nella sua esposizione. Aldo Busi non spaccia finto altruismo per mascherare tracce della sua personalità. Non scrive mica per compiacere editori, lettori, partiti o parrocchie. Busi è come l'aglio, o piace o lo si disprezza. Questo Diabolus della letteratura italiana che con il suo stile a tratti abrasivo diventa oggetto di contestazione, in verità ha ridato prestigio alla nostra lingua. Solitamente chi lo attacca e lo considera infèsto è perché non lo capisce e non gli perdona di essere un cavallo di razza indomabile e geniale. Con il suo ardore illuminista e laico fino al midollo lo scrittore monteclarense denuncia lo scandalo che si annida dietro la religione. Oltre l’apparente rispetto di divinità innalzate al culto troviamo, invece, una negazione della sacralità dell'umano in quanto tale e non come una creatura creata da un Dio a propria immagine e somiglianza. Busi si fa paladino di un diritto alla vita e si scaglia contro i deliri funesti e insensati professati da ogni fede, e proclamati dai suoi rappresentanti terreni presenti in ogni luogo. Qui non è la trama che si fa scrittura ma la scrittura che diventa trama. “Amare per sempre attraverso la carta che scrivi o che leggi non è meno intenso e incomprensibile dell’amare attraverso il cuore del momento. Tutto, ma proprio tutto, è così reale!”. In definitiva un romanzo che riscatta la Cultura dalla mediocrità dei bestelleristi che dominano le classifiche.

Cristian Porcino


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mercoledì 3 febbraio 2016

“Ti voglio bene assai” di Luciano De Crescenzo


(“Ti voglio bene assai. Storia (e filosofia) della canzone napoletana” di Luciano De Crescenzo, Mondadori, pp. 140, € 17,00).

In questo nuovo progetto editoriale Luciano De Crescenzo omaggia la canzone napoletana suddividendo il libro in due parti. Nella prima sezione troviamo una carrellata di date e personaggi storici, mentre nella seconda alcune descrizioni delle canzoni più amate dal filosofo partenopeo. Troviamo “ ‘O sole mio”, “Era de maggio”, “Malafemmena” e tante altre. Ad ognuna di queste Luciano associa i ricordi dei suoi primi innamoramenti e le relative delusioni d’amore. Con il solito stile diretto e ironico l’autore ci fa scoprire la filosofia che si cela dietro la storia della canzone napoletana apprezzata e interpretata in tutto il mondo. “È come se le canzoni fossero dei tamburi emozionali che influenzano il battito del nostro cuore. Quando siamo felici, il battito accelera e ci regala un ritmo scanzonato, quando siamo un po' tristi, invece, il battito rallenta e prende la forma di una malinconica nenia. Ci consolano, sono una specie di medicina, un antinfiammatorio dell'anima. Persino Platone e Aristotele erano convinti che l'arte della musica potesse ristabilire l'equilibrio interiore e in alcuni casi incidere sulla morale dell'individuo”. Si nota, però, la mancanza di un capolavoro come “Napule è” di Pino Daniele.
In definitiva un testo assolutamente consigliato.

Cristian Porcino

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martedì 2 febbraio 2016

“Il nome di Dio è Misericordia” di papa Francesco e Andrea Tornielli


(“Il nome di Dio è Misericordia” di papa Francesco e Andrea Tornielli, Piemme, pp. 113, € 15,00).

Roberto Benigni durante la presentazione del volume ha detto: “Questo libro è come avere il Papa in tasca. Siete alla stazione e il treno è in ritardo? Leggetelo 10 minuti è come parlare con lui”. In effetti, la sensazione che ricava il lettore da quest’appassionante conversazione è proprio quella di trovarsi di fronte al pontefice. Fortunatamente sono lontani i tempi in cui i libri dei papi emanavano quel sentore di distacco e di rigidità. Il vaticanista Andrea Tornielli porge a Bergoglio delle domande dirette, concrete e il papa risponde con altrettanta sincerità e concretezza. È come assistere, quindi, ad un dialogo dal vivo in cui anche i lettori siedono nella stanza insieme al giornalista e al pontefice. L’argomento principale è la Misericordia e l’origine del Giubileo straordinario indetto da Francesco ma si toccano anche altre tematiche come la corruzione, l’emarginazione e la missione della Chiesa. Dice Francesco: “La Chiesa non è al mondo per condannare, ma per permettere l’incontro con quell’amore viscerale che è la misericordia di Dio. Perché ciò accada, è necessario uscire. Uscire dalle chiese e dalle parrocchie, uscire e andare a cercare le persone là dove vivono, dove soffrono, dove sperano”. In definitiva un libro da leggere assolutamente.

Cristian Porcino


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lunedì 1 febbraio 2016

“La biblioteca ritrovata” di Francesco Gnerre


(“La biblioteca ritrovata. Percorsi di lettura gay nel mondo contemporaneo” di Francesco Gnerre, Rogas Edizioni, pp. 390, € 19,50).

L’ignoranza genera mostri e semina odio. Il saggio di Francesco Gnerre sopperisce ad una grave mancanza culturale. L’autore, infatti, ricerca e assembla un’intera biblioteca rivolta non solo alle persone omosessuali ma a tutti. Questo libro scardina gli stereotipi di stampo sessuale, e al contempo consegna al lettore un’opera libera che educa e spinge a combattere le varie forme di omofobia. In compagnia di Lord Byron, Rimbaud, Kerouac, Cameron, Cunningham etc., ci s’immerge in un universo letterario, vero patrimonio dell’umanità intera.
Come si legge nella prefazione: ‛L’idea che si tratti di letteratura settoriale e marginale nasce dal pregiudizio, ancora difficile da sradicare, che rappresentare ciò che succede a un uomo e una donna appartenga alla “natura umana” e “universale”, mentre parlare di ciò che succede a due uomini o a due donne resti nel particolare e nel settoriale’. In definitiva un libro assolutamente consigliato.

Cristian Porcino


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