lunedì 23 novembre 2009

“Un inverno italiano” di Andrea Camilleri e Saverio Lodato


L’inverno scorso è stato caratterizzato da notizie che hanno raggelato il sangue degli italiani. Un inverno che considerati i sexy scandali di questa estate, sembra non essere mai trascorso; mi riferisco ai casi delle escort a palazzo Grazioli, e alla testimonianza di Patrizia D’Addario e molto altro ancora. Saverio Lodato e Andrea Camilleri analizzano i fatti più assurdi che hanno disgustato gli italiani dal novembre 2008 al maggio 2009 e racchiusi nel libro “Un inverno italiano” (Chiarelettere Edizioni). In una postazione d’eccezione, un ristorante virtuale nonché particolare, il papà di Montalbano cerca di “servire sul piatto” pietanze che a causa della loro natura indigesta non riescono proprio ad essere trangugiate. Grazie agli ingredienti meticolosi scelti da Camilleri e Lodato certe anacronistiche vicende saranno cucinate appuntino e annaffiate da un vino raziocinante che sembra ormai essersi dileguato in questa Italia di inizio millennio. Dal caso Englaro all’omofobia vaticana, dalla crisi finanziaria all’elezione di Obama, dal terremoto dell’Abruzzo all’indignazione di Veronica Lario per il caso “papi”. In questo libro si ripercorre la storia di un paese ormai in via di disfacimento. La rabbia e lo sdegno dei due autori trova ragion d’essere se si analizzano i fatti di cronaca e di politica che questo paese sembra ormai aver assorbito in maniera passiva. Grazie all’ironia sottile di Camilleri e alla vena, giustamente, polemica di Lodato questo libro rende giustizia al torpore morale che affligge da anni il popolo italiano. Come scrive Andrea Camilleri: “Gli americani hanno avuto molto coraggio a eleggere Obama e il loro coraggio comincia a essere ampiamente ripagato. Noi invece abbiamo supinamente rieletto Berlusconi e stiamo ricevendo, per ciò, quello che merita la nostra ignavia”. Il menù servito dai nostri gastronomi intellettuali si potrebbe concludere con la nuova canzone del maestro Franco Battiato “Inneres Auge” pubblicata proprio in questi giorni.
In definitiva “Un inverno italiano” è un libro da leggere assolutamente.


Cristian Porcino

lunedì 16 novembre 2009

“Il caso Imprimatur” di Simone Berni


Premetto che non ho mai avuto il piacere di leggere “Imprimatur” scritto da Rita Monaldi e Francesco Sorti pubblicato nel 2002 dalla Mondadori. Quello che so di questa misteriosa scomparsa dal mercato editoriale italiano lo devo all’opera di Simone Berni “Il caso Imprimatur” edito da Biblohaus. Grazie proprio a quest’ultimo e al suo saggio scorrevole veniamo a conoscenza di una curiosa anomalia che vede l’ascesa del duo Monaldi & Sorti in tutta Europa, mentre in Italia vengono praticamente ignorati e boicottati. Da alcuni stralci riportati da Berni si evince lo spessore culturale del romanzo storico e si intuisce che i contenuti trattati possono aver dato fastidio a qualcuno. Eppure a Dan Brown nessuno ha mai bloccato la messa in stampa dei suoi “Angeli e Demoni” e “Il Codice da Vinci”. Non mi pare che dalle descrizioni e allusioni browniane la chiesa Cattolica ne uscisse benissimo; eppure qualcosa di forte come la messa in discussione di papa Innocenzo XI, divenuto santo soltanto nel 1956 ha forse scatenato un effetto domino che ha imposto all’opera di Monaldi & Sorti l’oblio in patria. Il saggio in questione diventa anch’esso un libro inchiesta avvincente e non privo di colpi di scena. In effetti Simone Berni è un esperto di libri censurati o avulsi dalla realtà. Ciò che veramente dispiace dopo la lettura di questo saggio è che “Imprimatur” continui ad avere un successo internazionale come bestseller, mentre in Italia è impossibile trovarne una copia persino nei mercatini delle pulci. In attesa di poter un giorno leggere questo romanzo “luciferino” mi sento di esprimere piena solidarietà ai due autori della titanica impresa. Infine consiglio la lettura di “Il caso Imprimatur” perché vi introdurrà all’interno di una realtà che non ha nulla da invidiare alla fiction dei romanzi.


Cristian Porcino

mercoledì 11 novembre 2009

“Imagine this. Io e mio fratello John Lennon” di Julia Baird


È difficile scrivere la biografia di un mito soprattutto quando questo è ormai entrato di diritto nella storia della musica; ma se a farlo è la sorella allora la cosa diventa ben più importante. “Imagine This. Io e mio fratello John Lennon” di Julia Baird per Giulio Perrone Editore descrive nei minimi particolari la vita di un uomo comune come Lennon destinato a cambiare le sorti della musica mondiale. Il libro della Baird è davvero affascinante perché è scritto con una semplicità d’animo che stupisce il lettore. Nonostante le vicende narrate, la Baird avrebbe avuto forse vari motivi per essere arrabbiata con il destino che da sin da piccola le aveva strappato gli affetti più cari. Invece l’autrice guarda agli eventi trascorsi con lucida razionalità anche se i sentimenti verso la madre riaffiorano spesso nel testo. Una esperienza dolorosa che colpì anche John Lennon così come scrive l’autrice: “Non l’ho mai visto come un’icona mondiale. Per me John era semplicemente mio fratello e faceva parte del nostro mondo, mio e di Jackie, un mondo intriso di una profonda nostalgia per nostra madre. Era un genio traumatizzato. Traumatizzato esattamente per la stessa ragione per cui lo eravamo noi, le sue sorelle: la perdita di nostra madre”. La loro madre aveva incoraggiato John a suonare diversi strumenti, indirizzandolo a coltivare il dono della musica. Lennon dovette subire spesso la sindrome dell’abbandono sia a cinque anni quando fu strappato dalle cure amorevoli della madre, e la seconda volta a diciassette anni quando lei morì a causa di un incidente. Attraverso le pagine di questo libro Julia Baird ripercorre gli anni in cui Lennon fonda a Penny Lane il suo primo gruppo musicale nel 1956 i Quarry Men. Di lì a poco John conoscerà Paul Mccartney, George Harrison e Ringo Starr e i Beatles domineranno le scene discografiche mondiali, diventando il gruppo storico più famoso, ancora oggi, nel mondo. Dal testo si evince quello che da tempo si era ipotizzato ovvero che Yoko Ono cambiò radicalmente John allontanandolo non soltanto dai Beatles ma dai propri affetti familiari. Vi sono raccontati alcuni soprusi che la Ono riservò alle sorelle di John dopo la sua morte che francamente lasceranno il lettore letteralmente di stucco. Dopo l’assassinio di Lennon avvenuto l’8 dicembre del 1980 a New York, il mondo lo ha consacrato nell’olimpo della cultura. Egli è diventato una delle icone del novecento. Attraverso le sue canzoni milioni di giovani hanno lottato in nome di un ideale che troviamo racchiuso nel testo di una sua splendida canzone come “Imagine”. Ogni qual volta mi reco a New York passo sempre dal Central Park dove a Strawberry fields gli è stato dedicato un monumento commemorativo; e dove centinaia di fan si riuniscono per cantare le sue canzoni. In definitiva coloro i quali hanno amato la musica dei Beatles e di Lennon non potranno lasciarsi scappare il libro di Julia Baird perché sarebbe un vero e proprio sacrilegio. Da leggere assolutamente.


Cristian Porcino

domenica 8 novembre 2009

Incontro con Andrea Balestri, il Pinocchio di Comencini


Andrea Balestri è stato il protagonista della celebre fiction Rai “Pinocchio” di Luigi Comencini. Da allora sono trascorsi molti anni vissuti pienamente fra gli alti e i bassi di una esistenza che di favoloso ha avuto ben poco. Nel 2008 si decide a scrivere un libro dal titolo “Io, il Pinocchio di Comencini” edito da Sassoscritto dove racconta alcuni retroscena del film omonimo. Il caso vuole che la Rai abbia prodotto e mandato in onda proprio una nuova versione di Pinocchio con attori italiani e inglesi che ha riscosso un grandissimo successo. Ad esempio nei panni del burattino di legno troviamo l’inglese Robbie Kay, Alessandro Gassman nel ruolo di Carlo Collodi, in quelli del gatto e della volpe Toni Bertorelli e Francesco Pannofino, etc. Dopotutto è lo stesso regista Alberto Sironi (Il commissario Montalbano) ad ammettere che questa miniserie non è paragonabile al lavoro del 1972. A questo punto è doveroso chiedere ad Andrea le sue impressioni su un personaggio che continua ad accompagnarlo nella sua vita:


1) Andrea quale ricordo ti è rimasto più vivo della tua esperienza trascorsa sul set del “Pinocchio” di Comencini?

«Essendo all’epoca io un bambino mi ricordo che mi divertivo moltissimo a giocare tra una ripresa e l’altra sul set, inoltre il ricordo più bello che ho è sicuramente aver conosciuto Luigi Comencini, per me è stato come un secondo padre: con la sua dolcezza è riuscito a farmi superare dei momenti sul set difficili da affrontare per un bambino di 7 anni e mezzo.»


2) Come è nata l’idea di scrivere un libro per ripercorrere gli anni da burattino?

«L’idea del libro è nata quasi per caso.
insieme a Stefano Garavelli, webmaster di
www.leavventuredipinocchio.com ho notato che attraverso il sito mi scrivevano molti appassionati del film e molti di loro mi facevano le stesse domande. Inizialmente abbiamo pensato di creare una sezione del sito contenente le risposte alle domande più frequenti, poi poiché le domande aumentavano e i ricordi in me riaffioravano a poco a poco è nata dapprima l’idea di creare un fascicolo di 10 pagine e successivamente è diventato il libro che ho pubblicato. »

3) Il ruolo di Pinocchio, da te interpretato, ti ha portato più gioie o dolori?

«Mi ha lasciato dei bellissimi ricordi che hanno segnato la mia vita sicuramente in positivo: aver lavorato con dei grandi del cinema e persone straordinarie come Nino Manfredi, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia e aver conosciuto Luigi Comencini. »


4) Cosa ne pensi della fiction rai dedicata alla creatura collodiana e andata in onda proprio in questi giorni?

«L’ho guardata e, pur essendo molto diversa dalla versione di Comencini mi son piaciute alcune soluzioni che hanno reso moderna questa favola eterna, come ad esempio la presenza di Collodi che quasi si mescola con la favola. »


5) Nel protagonista, il piccolo attore Robbie Kay, rivedi un po’ di te bambino?

«Sicuramente aver rivisto un altro nei panni di Pinocchio vestiti da me nel 1972 mi ha fatto rivivere i ricordi e l’emozione che quella esperienza mi ha lasciato. Devo dire che lui è più “attore” di me, sicuramente avrà fatto prima di Pinocchio già altre esperienze sul set, io invece ero stato scelto per il mio carattere spontaneo e naturale e non avevo avuto alcuna esperienza, proprio quello che cercava Comencini per il “suo” Pinocchio.»


6) Cosa ne pensi di una fatina che non è poi tanta turchina interpretata da Violante Placido o Luciana Littizzetto nei panni del grillo parlante e Bob Hoskins in quelli di Geppetto?

«Non chiedermi di fare troppi confronti, è naturale che io sia ovviamente affezionato al film che ho interpretato da protagonista: posso dire che sono bravissimi attori e che forse ho trovato La Littizzetto la più adatta per il ruolo che le hanno affidato, senza nulla togliere agli altri. »


7) Quali sorprese ci riservi per il tuo futuro?

«Nelle prossime settimane uscirà un podcast scaricabile gratuitamente su ITunes, e sul mio sito ufficiale
www.andreabalestri.it,
Inoltre sto ultimando un documentario/tributo al film del 1972 dove ripercorro tutte le location del film rimaste magicamente intatte con testimonianze di quanti hanno lavorato dietro le quinte dello sceneggiato, un doveroso omaggio a Comencini: dopo 40 anni sento di doverglielo.
Per il prossimo anno invece ho in mente uno spettacolo teatrale di cui saprete presto sul mio sito ufficiale. »



Cristian Porcino

domenica 1 novembre 2009

“C’era una volta un bambino” di Rossella Martina


“C’era una volta un bambino” di Rossella Martina per Mauro Pagliai Editore raccoglie i ricordi d' infanzia di personaggi famosi come: Luciano Pavarotti, Giulio Andreotti, Pupi Avati, Pippo Baudo, Margherita Hack, Paolo Bonolis, Dacia Maraini, Giuliano Bugialli, Manlio Cancogni, Marcello Lippi, Iginio Straffi, Esilio Tonini e Sergio Zavoli. Le interviste qui presenti apparvero per la prima volta sulle pagine del Quotidiano Nazionale. Attraverso alcuni frammenti di una infanzia trascorsa riusciamo a comprendere meglio la vita di persone famose che hanno segnato la storia della cultura e dello spettacolo italiano. Da Pippo Baudo che rievoca gli anni di studio a Catania per diventare avvocato alla solitudine e alla balbuzia di Paolo Bonolis. Oppure pensiamo ad una irrequieta Margherita Hack che rappresentava il terrore degli asili per via del suo innato anticonformismo; fino a giungere ai teneri ricordi del cardinale Tonini. Insomma un libro che con semplicità fa riflettere il lettore sul valore e sul senso della nostra vita. I ricordi sono spesso bistrattati perché ci riportano in una dimensione in cui eravamo altro da ciò che siamo oggi. Dacia Maraini richiama alla memoria gli anni in cui fu rinchiusa in un campo di concentramento in Giappone con la sua famiglia, costretta a cibarsi di cose impensabili come i serpenti. Ciò però non le ha impedito di diventare una donna pienamente realizzata ed una scrittrice di fama internazionale. Diceva Cesare Pavese: “Non è bello esser bambini: è bello da anziani pensare a quando eravamo bambini” riferendosi forse, all’inconsapevolezza che si ha quando si è più piccoli. In fondo recuperare la memoria dovrebbe interessare tutti, poiché aver vissuto significa poter trasmettere ai nostri figli e ai nostri nipoti alcuni particolari che potranno un giorno essergli di aiuto. In definitiva consiglio vivamente il saggio di Rossella Martina perché riesce a far viaggiare il lettore lungo gli anni della propria infanzia e adolescenza.
Dopotutto: “ L’infanzia guarda davanti a sé, la vecchia indietro” (Michel de Montaigne)


Cristian Porcino