sabato 14 marzo 2009

“Woody Allen e New York” di Ursula Boschi



“Woody Allen e New York” di Ursula Boschi edito da Maremmi Firenze Libri è uno dei pochi lavori in circolazione sul geniale regista americano davvero degno di nota. L’autrice nel presente saggio non si occupa solamente delle opere cinematografiche di Allen ma analizza attraverso accurate riflessioni il legame del regista con la città di New York; per far ciò si serve della storia di questa straordinaria metropoli. Personalmente ho vissuto per un certo periodo a New York e devo dire che mi sono riconosciuto nell’analisi sociologica realizzata dalla Boschi. Caratteristica importante del testo e della filmografia alleniana è il legame che il regista ha con “la grande mela”. New York e l’isola di Manhattan diventano non solo degli scenari naturali in cui far muovere i personaggi principali delle storie raccontate da Allen; ma protagonisti assoluti della visione introspettiva che ha reso unici i suoi film. Assistere alla visione di un film di Woody Allen può assumere diversi significati; ad esempio capire la lunga storia d’amore che lo lega a New York, se pur con le sue mille sfaccettature. Allen inserisce spessissimo nei suoi racconti alcune tipiche nevrosi dei suoi abitanti. Lo stesso personaggio che di solito lui interpreta è quasi sempre un intellettuale di fama, ma complessato, nevrotico, ipocondriaco. Questo grande amore per New York, nasce e si sviluppa durante l’infanzia del regista che ha abitato e vissuto a Brooklyn per gran parte della sua adolescenza, sognando e guardando Manhattan come l’apice di perfezione assoluta. Allan Stewart Königsberg, vero nome di Woody Allen, avvertiva di vivere in un ambito socio familiare non all’altezza, forse delle proprie aspettative. La Boschi riesce a cogliere delle sfumature che soltanto chi ha vissuto a New York può intendere fino in fondo. Allen newyorkese doc, non cerca di trasportare sulla pellicola la città così come è nella sua concretezza; ma bensì come la vede lui stesso. La New York dei suoi primi film non è di certo una città reale ma come scrive la stessa Boschi: “l’intento di Woody Allen nel mostrare una città finta, non era quello di documentare una situazione privilegiata rispetto ad altri luoghi, ma era il frutto di una visione fanciullesca e utopica di un ideale di città”. Col tempo Woody Allen, iniziò a descrivere New York in maniera leggermente diversa. In “Harry a Pezzi” ciò si avverte maggiormente, così come in “Celebrity” o in “Criminali da strapazzo”. Fortunatamente il genio di Woody Allen è riuscito con gli anni a ricostruire sullo schermo una sorta di cronistoria della metropoli americana. I suoi film ricordano per certi aspetti il lavoro intrapreso dal pittore impressionista Claude Monet, che volle dipingere la facciata della cattedrale di Rouen in anni e momenti diversi per sottolineare che benché il soggetto ritratto sia sempre lo stesso, ciò che gli ruota intorno subisce delle modifiche inimmaginabili; celebre la frase scritta dall’artista: “Tutto cambia, persino le pietre”. Nel caso di Woody Allen non abbiamo la cattedrale di Rouen ma New York, da lui dipinta in moltissimi capolavori cinematografici. Si può dedurre quanto detto dall’incipit del film “Manhattan”: “…Adorava New York, anche se per lui era una metafora della decadenza della cultura contemporanea……New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata”. Effettivamente buona parte dei suoi film sono stati ambientati lì , anche se durante il secondo mandato dell’era Bush, sia per motivi politici, sia perché le location newyorkesi costavano molto, Allen ha girato i suoi ultimi film in Europa più precisamente a Londra (“Match Point”, “Scoop” e “Cassandra's Dream”) e l’ultimo “Vicky, Cristina, Barcellona” in Spagna. Dopo l’elezione presidenziale di Barack Obama Woody Allen si è deciso a tornare a girare nella sua amata città feticcio, e proprio quest’anno uscirà nelle sale cinematografiche il film “Whatever Works”. In definitiva il libro di Ursula Boschi merita di essere acquistato e letto perché è un lavoro ben scritto e soprattutto ben documentato. Il libro è consigliato non solo agli ammiratori di Woody Allen ma a chi vuol saperne di più sulla storia di New York City.

Cristian Porcino